Al Museo di Roma in Trastevere la mostra fotografica di Massimo Ragusa
In cento scatti il racconto della periferia di Roma e delle sue contraddizioni, dal 16 ottobre 2020 al 10 gennaio 2021
Roma – Al Museo di Roma in Trastevere apre oggi al pubblico la mostra ROMA di Massimo Siragusa che, attraverso circa cento fotografie a colori, racconta la periferia della Capitale e le sue molteplici contraddizioni. L’esposizione è curata da Giovanna Calvenzi e resterà aperta fino al 10 gennaio 2021.
Un viaggio nelle periferie romane che Massimo Siragusa (Catania 1958) conosce e studia da tempo, raccontate attraverso lo sguardo attento della sua macchina fotografica, quasi un documentario, con paesaggi in cui reperti del passato e dell’antico splendore di Roma coesistono con le palazzine degli anni sessanta, con le strade trasformate in parcheggi e con le sempre più diffuse costruzioni abusive.
Vincitore di quattro World Press Photo (2009 – 3° Premio Contemporary Issues – World Press Photo, 2008 – 2° Premio Arts Stories – World Press Photo, 1999 -1° Premio Arts Stories – World PressPhoto, 1997 – 2° Premio Daily Life – World Press Photo) Massimo Siragusa ha scelto come soggetto per la sua mostra una Roma meno riconoscibile e, come lui stesso spiega, una Roma nascosta ed estranea ai flussi turistici. Un’area abitata e vissuta da oltre la metà dei cittadini romani.
Una città caotica con i suoi cancelli, ringhiere, muri, alberi, reperti archeologici, auto, che si sovrappongono e si confondono in un caos visivo straordinario e unico. È la periferia. Anzi, le periferie. Diverse tra loro ma accomunate tutte dalla stessa anarchia visiva e architettonica.
Nel suo lavoro, che si è snodato per oltre due anni lungo il perimetro della città, l’artista ha cercato relazioni, passaggi, dialoghi, quasi a volere tentare di mettere in ordine il caos della realtà.
La mostra è una selezione dei lavori raccolti nel volume “Roma” edito da Postcart edizioni che uscirà nel mese di ottobre 2020 e che contiene una sceneggiatura inedita di Ugo Gregoretti, testi di Marco Maria Sambo, Giovanna Calvenzi e un racconto di Tommaso Giagni.
Giovanna Calvenzi, curatrice della mostra, sottolinea come le periferie raccontate dall’artista non abbiano bisogno di nomi, ma si inseguano tra loro, diverse e uguali. Le periferie di Massimo Siragusa sono il limite, i margini di una metropoli che può espandersi o implodere, che soprattutto nei decenni a ridosso del dopoguerra è andata incontro a un’espansione incontrollata, incurante del rispetto delle cromie storiche o degli spazi altrui. Roma si riconosce ogni tanto dalle emergenze di statue o capitelli, “segnali” che ci ricordano che non potremmo essere altrove. L’atmosfera, la luce, ma soprattutto l’anarchia che accomuna – pur ignorandoli – storia, ricordi, progetti passati e futuri, ci conferma dove siamo. La Roma di Massimo Siragusa è una città dove tutto è possibile e tutto è impossibile.
BIOGRAFIA: Massimo Siragusa è nato a Catania e vive a Roma, dove insegna fotografia allo IED, Istituto Europeo di Design. Ha esposto in diversi musei e gallerie in Italia e all’estero e le sue foto sono state pubblicate sulle più autorevoli riviste internazionali. Con il suo lavoro corporate ha raccontato l’identità delle maggiori aziende italiane come: My Chef, IGP, Auditorium di Roma, Autostrada Pedemontana, ENI, A2A, Bosch, F2i, Aeroporti di Milano, Conad, Bisazza, Kartel, Unipol Banca, Telecom Italia, EF-Solare, Poste Italiane, Università Cattolica, Cantine Antinori, Aeroporto di Napoli, Ferrari. Ha vinto numerosi premi tra cui quattro World Press Photo.