Arsoli – Nell’ultimo sabato del carnevale, sabato 1° marzo ore 21, il Teatro La Fenice di Arsoli si congiunge idealmente a Venezia ospitando una delle opere più interessanti del repertorio di Carlo Goldoni nell’ambito della stagione nata dalla collaborazione tra il Comune di Arsoli e Settimo Cielo.
Amori non corrisposti, intrighi e sotterfugi sono gli ingredienti della commedia Un curioso accidente prodotta da NoveTeatro firmata da una delle attrici più celebrate e premiate del nostro teatro: Elena Bucci, qui regista con la collaborazione artistica di Domenico Ammendola.
Capolavoro indiscusso, Un curioso accidente ci trasporta in Olanda, dove Monsieur Filiberto, ricco mercante, ospita presso casa sua Monsieur de la Cotterie, un giovane militare francese ferito in guerra. Il giovane si innamora della figlia del mercante, Giannina, che ricambia il suo amore. La ragazza non vuole che il padre scopra la loro relazione, per paura di un suo diniego, così escogiterà un modo per imbrogliare Filiberto in un “curioso accidente” che le permetterà di sposare il suo innamorato.
Lo spettacolo nasce da un percorso formativo e produttivo diretto dalla regista Elena Bucci, una delle voci più interessanti e riconosciute del panorama teatrale contemporaneo, e da Domenico Ammendola di NoveTeatro.
«Per me attraversare questo testo di Goldoni con artisti e collaboratori capaci, sinceri e generosi, significa riflettere su cosa significhi prendersi cura di un patrimonio di cultura e bellezza lasciatoci in eredità dalla storia e assumersi la responsabilità della potenza rivoluzionaria delle arti nel presente e nel futuro» racconta Elena Bucci.
Da anni NoveTeatro porta avanti un intenso lavoro sui grandi classici del teatro: lo spettacolo è un’occasione unica per gli attori e per il pubblico di immergersi nella commedia classica attraverso una prospettiva innovativa e originale.
«Che cosa ha da dirci oggi, qui, Carlo Goldoni? Moltissimo. Come tutti coloro che chiamiamo ‘classici’, ha creato un’opera che resiste al tempo, rinnovandosi ad ogni lettura, ad ogni generazione. Ci parla di illusioni ed emozioni di tutti. Ci fa riflettere su quanto manipolazione, verità e bugia si intreccino negli affetti e nelle relazioni. Ci fa ridere e sorridere delle debolezze e dei difetti nostri e altrui. Ce ne innamora. Non è forse questa una bella capacità dell’arte e di tutto quello che chiamiamo amore? Certo oggi ci potrebbe sembrare del tutto superata la situazione nella quale un padre si occupa del matrimonio della figlia, ci potrebbero risultare anacronistiche alcune questioni intorno alla morale e al costume, ci potrebbero sembrare risolte alcune domande sul comportamento decoroso o meno degli innamorati e ormai emancipati i servi, con tutte le loro trepidanti domande sul futuro, dal destino dei padroni. Ma ne siamo proprio sicuri? Se scrutiamo nel profondo del nostro cuore, se rivolgiamo lo sguardo a ieri, se ricordiamo i nostri sospiri e stupori di adolescenti, le nostre preoccupazioni di genitori o educatori, le nostre paure da adulti, non ritroviamo le stesse emozioni? Se allarghiamo lo sguardo ad altre culture, lontane e ormai vicinissime, non ritroviamo quello che eravamo, quello che potremmo essere domani, aspetti che ci inteneriscono e che ci spaventano? Goldoni, con la sua capacità di osservare e riportare il vero attraverso lo specchio iridescente dell’arte, ci parla come se fosse qui, miracolo del teatro» continua Elena Bucci.
