Sabato 4 Novembre 2023 al Teatro La Fenice di Arsoli, nell’ambito del progetto PERIFERIE ARTISTICHE- CENTRO DI RESIDENZA MULTIDISCIPLINARE DELLA REGIONE LAZIO sarà in scena SEMBRA AMLETO, di e con Francesco Zaccaro e la regia di Ivano Pinciallo, in Anteprima Nazionale lo scorso anno alla XII edizione del Festival INVENTARIA – La festa del teatro off
Con un testo ironico e arguto, un corpo multiforme e una giacca rossa come la follia, Francesco Zaccaro, diretto da Ivano Pinciallo, interpreta tutti i personaggi di questo opera che sembra Amleto e non lo è. Ma cosa c’è da aggiungere a un così celebre capolavoro? Un sorriso laddove non si pensava di poter ridere e una lacrima, laddove si pensava di non poter piangere.
“Sembra Amleto, ci provoca con una imperfetta ricostruzione del dramma Shakespeariano, dove il principio sta proprio nella fine, quando terminata la tragedia è solo il personaggio che muore, non l’uomo. L’Amleto di Francesco Zaccaro, negli ultimi attimi della sua vita, sceglie di gettare a terra la maschera del personaggio per farsi finalmente carne viva sul palco in cerca di espiazione”
Barbara Berardi – Dramma.it
SABATO 4 NOVEMBRE h 21.00
SEMBRA AMLETO IAC Centro Arti Integrate / MALMAND teatro
Scritto e interpretato da Francesco Zaccaro
Diretto da Ivano Picciallo
Scene di Alessandra Solimene
Luci di Joseph Geoffriau
Organizzazione Sonia Polimeno
fotografie Anita Martorana
Produzione IAC Centro Arti Integrate / MALMAND teatro
“Il filo non è ciò che si immagina. Non è l’universo della leggerezza, dello spazio, del sorriso. È un mestiere. Sobrio, rude, scoraggiante” [Philippe Petit]
Una sedia; una tomba; una montagnola di terra. Un testo dove tutto “sta scritto”: l’Amleto.
Un’imper- fetta ricostruzione del dramma Shakespeariano è necessaria perché l’attore arrivi a
concludere il gioco, “togliersi il naso rosso”, a morire. Il personaggio muore, non l’uomo, che ha ancora qualcosa da dire alla madre defunta. È a lei, sulla sua tomba, che vomiterà addosso parole segrete, logorate dal buio, insudiciate dai troppi silenzi. Confessa.
“Tutto questo «sembra», perché questo è recitabile. È la veste, o la scena, del dolore. Quello che è in me va oltre lo spettacolo” [Atto I, scena II]