SUBIACO – La Camera del Lavoro CGIL Rieti Roma Eva, il Sindacato dei Pensionati della CGIL Rieti Roma Eva e la funzione pubblica cgil Rieti Roma Eva denunciano l’aggravamento della situazione della sanità nell’ambito del Distretto sanitario di Subiaco, che, va ricordato, rientra nelle aree interne della Regione, è in via di spopolamento, con criticità forti dovute alla composizione montana del territorio, costituito da 21 comuni in gran parte sotto i mille abitanti e con un terzo della popolazione con più di 65 anni.
La situazione, in particolare sulle liste d’attesa per le visite specialistica, si è ulteriormente aggravata a seguito della chiusura dell’Ospedale di Tivoli.
I pazienti non vedono accolte le richieste nei tempi indicati dai loro medici di base e va detto che non esistono nel territorio di prossimità altre strutture pubbliche e/o private convenzionate e per questo alla fine rinunciano alle cure.
Per non parlare della medicina d’urgenza.
L’Ospedale di Subiaco non ha avuto quel potenziamento di risorse umane e di strutture rese ancor più necessarie dall’incendio di Tivoli.
Basti pensare che ad oggi in servizio per le emergenze vi è un solo medico per turno.
I posti letto per acuti sono stati leggermente incrementati ma in modo assolutamente inadeguato, passando da 30 a 40, di cui 10 in lungo degenza.
Ci domandiamo dove siano gli impegni presi dal Presidente della Regione Lazio che nel 27 aprile del 2023, nella sua visita all’Ospedale Angelucci di Subiaco ha annunciato un piano di rilancio per la sanità del territorio, nuove risorse per l’apertura di una nuova sala di chirurgia, il potenziamento dell’Ortopedia, posti letto di terapia intensiva post operatoria e la convenzione con la Chirurgia del Policlinico di Tor Vergata.
Quello che possiamo affermare con certezza è il ritardo della Regione, anche nei progetti e nell’utilizzo dei fondi del PNRR, che sono una grande opportunità per il rilancio della medicina di prossimità e del territorio, ma di questi fondi sono stati messi in cantiere solo una minima parte, circa il 7 per cento.
La cgil confederale e le categorie di funzione pubblica e dei pensionati chiedono alle istituzioni e in particolare alla regione di intervenire per evitare che la situazione diventi insostenibile.