COLLEFERRO – I Carabinieri della Compagnia di Colleferro hanno applicato la cosiddetta norma “Willy”, denominata così in ricordo di Willy Monteiro Duarte, ucciso proprio nella cittadina di Colleferro il settembre scorso, nei confronti di un 30enne del luogo già conosciuto alle forze dell’ordine per reati contro la persona.
Il provvedimento è scaturito dall’intervento effettuato dai Carabinieri della Stazione di Colleferro nel mese di dicembre quando, alle ore 19.40, hanno controllato un bar del centro cittadino con musica accesa e con avventori che stavano ancora consumando bevande alcoliche.
Nel corso della verifica, il 30enne, in evidente stato di alterazione psicofisica dovuta all’assunzione di alcool, alla richiesta di fornire le proprie generalità si è scagliato contro i Carabinieri della Stazione di Colleferro procurandogli lievi lesioni. Immobilizzato e tradotto in caserma è stato tratto in arresto per resistenza a pubblico ufficiale.
Innanzi all’Autorità giudiziaria, l’arresto è stato convalidato e il 29enne è ricorso al patteggiamento con una pena sospesa di sei mesi.
In seguito ai fatti il locale fu chiuso dai Carabinieri per cinque giorni.
Ora per il 30enne è scattato il Daspo urbano e non potrà, per due anni, accedere ai locali pubblici del centro cittadino colleferino.
Il “Daspo urbano” è una delle misure previste dal decreto sicurezza approvato dal governo Gentiloni il 10 febbraio 2017 e convertito in legge il successivo 18 aprile 2017.
Il decreto era chiamato dai giornalisti “Decreto Minniti”, in quanto il principale fautore del provvedimento era proprio l’allora ministro degli interni, Marco Minniti.
Il termine “Daspo urbano” è il modo con cui la stampa e i politici chiamarono questa misura per affinità con il Daspo, cioè il “Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive”, introdotto in Italia con la legge 401 del 1989 per combattere la violenza negli stadi vietando l’ingresso a persone già responsabili di disordini e aggressioni.
Se il Daspo originale, cioè quello sportivo, impedisce a persone pericolose di accedere agli stadi, il “Daspo urbano” serve a tenerle lontane da determinati luoghi di una città.
Con il “Daspo urbano”, spetta al sindaco, in collaborazione con il prefetto, stabilire se una persona debba essere allontanata da una certa area del territorio del comune.
Oltre all’allontanamento, la legge prevede anche una multa.
Il Daspo urbano era stato pensato soprattutto per combattere lo spaccio all’aperto e i parcheggiatori abusivi.
Tuttavia, applicazioni del Daspo urbano sono previste anche nei diversi altri casi in cui una persona risulti pericolosa: il diritto cita espressamente l’ubriachezza violenta (articolo 688 del codice penale), gli “atti contrari alla pubblica decenza” (articolo 726 del codice penale) e il commercio abusivo.
Per quanto riguarda le aree da cui la persona colpita da Daspo urbano deve allontanarsi, la legge fra riferimento anche ad alcuni luoghi precisi: “stazioni ferroviarie, aeroportuali, marittime e di trasporto pubblico locale, urbano ed extraurbano” e “scuole, plessi scolastici e siti universitari, musei, aree e parchi archeologici, complessi monumentali o altri istituti e luoghi della cultura o comunque interessati da consistenti flussi turistici”.
La legge, quando parla di Daspo urbano, può dar adito a varie interpretazioni, in quanto l’allontanamento riguarda “chiunque ponga in essere condotte che impediscono l’accessibilità e la fruizione delle predette infrastrutture, in violazione dei divieti di stazionamento o di occupazione di spazi ivi previsti”.
Secondo la legge Minniti, la sanzione amministrativa pecuniaria va da 100 a 300 euro.