Roma – Massimo, in servizio il primo febbraio sulla linea 713, arriva alle 8.01 in fermata, apre la porta anteriore del bus e si trova davanti Ibrahim (nome di fantasia), in lacrime. Ha appena 9 anni e un italiano incerto.
Ripete, tra un singhiozzo e l’altro, solamente la parola ‘mamma’.
Massimo lo esorta a salire a bordo del mezzo che è vuoto e lo fa sedere sul sedile posto dietro la cabina di guida, dove può controllarlo a vista dal retrovisore.
Arrivato alla fermata successiva il nostro autista interrompe la corsa per contattare le forze dell’ordine e la centrale operativa. Si avvicina al piccolo con un foglio e una penna. Vuole capire come si chiama per facilitare il suo ritrovamento. Il ragazzino scrive nome e cognome.
In pochi minuti la pattuglia è sul posto. Ancora qualche minuto passato a consolare il bimbo e da un altro bus Atac che arriva in direzione opposta, scende la sua famiglia. Sono la mamma e i due fratelli più grandi che corrono verso il piccolo e, piangendo, lo abbracciano.
Ibrahim si era attardato ad allacciarsi una scarpa ed era rimasto in fermata, dove Massimo lo ha trovato e messo in salvo.
Roma è una grande metropoli in cui può capitare di perdersi, ma ha anche un cuore grande che ti fa ritrovare. Cuore grande come quello di Massimo, conducente di bus Atac, che conserva ancora il foglio sul quale ‘Ibrahim’ ha scritto il suo nome.” Lo ha reso noto Atac Roma.