Roma – Il fenomeno del bullismo è uno dei problemi più preoccupanti nelle scuole per gli alunni, in particolare modo a partire dai 10 anni, tra le principali ragioni, perché passa inosservato. Da alcuni decenni, il fenomeno del Cyberbullismo (bullismo in rete commesso per mezzo di social e chat) è motivo di preoccupazione per le famiglie , molte scuole già prevedono informazione e interventi, promosse dal Ministero dell’Istruzione e del Merito e dal Ministero della Salute, è pertanto necessario puntare sulla prevenzione. Il bullismo avviene in tutti i contesti e in tutti i Paesi, e si manifesta in modo diverso a seconda delle caratteristiche delle vittime e degli aggressori e del contesto socioculturale, senza per questo diminuire la sua pericolosità per i preadolescenti (10-12 anni) e gli adolescenti (13-16 anni).
“Un insulto una tantum non può essere considerato bullismo, ma quando si verifica ripetutamente inizia un processo che può durare a lungo, con la conseguente sofferenza psicologica della vittima. Se avviene online (Cyberbullismo) è ancora più pericoloso, poiché spesso anonimo e con un effetto di moltiplicazione dovuto al funzionamento dei social) In numerose occasioni, la vittima tace il bullismo, accettando una posizione di inferiorità rispetto all’aggressore che non ha la forza di affrontare o denunciare. Spesso, né gli insegnanti, né le famiglie sono a conoscenza della situazione, il che ne rende ancora più difficile l’individuazione. I testimoni (coetanei della vittima) sono spesso informati sui fatti, ma hanno paura di parlarne con gli adulti per paura di diventare a loro volta vittime o di essere esclusi dal loro gruppo”, spiega Adelia Lucattini, Psichiatra e Psicoanalista Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana.
Una ricerca su oltre 25.000 studenti dal 2002 al 2022 del Cyberbullying Research Center stima che il 15 % dei preadolescenti e il 27% degli adolescenti sia stato vittima di Cyberbullismo. Uno studio pubblicato su Psychological Intervetion ha rilevato le aggressioni verbali (tra il 20% e il 37% insulti, diffusione di voci ed esclusione sociale) e aggressioni fisiche, furti e danni alla proprietà (tra il 6% e il 20%). Tale studio ha accertato che l’età di 12 anni (con un intervallo tra 11 e 14) è quella con la maggiore frequenza di bullismo. Il bullismo, il cyberbullismo e la violenza in generale rivolto non solo agli alunni, ma anche a insegnanti e genitori, sono aumentati. Per quanto riguarda, la varianza della differenza tra scuole pubbliche e private, non ci sono differenze tra i due tipi di ambiente. Il bullismo si verifica in tutte le scuole, indipendentemente dalle caratteristiche socioculturali e religiose.
In Italia, i dati dell’ Osservatorio Indifesa realizzato da Terre des Hommes (2024) Il 65% dei giovani dichiara di aver subito una qualche forma di violenza, tra questi il 63% ha subito atti di bullismo e il 19% di cyberbullismo. Un numero in crescita secondo studi comparativi dal 2011 al 2022.
“Il rischio di essere vittima di bullismo è di avere problemi emotivi che possono essere individuati in modo valido e affidabile in una fascia di età particolarmente sensibile (tra gli 11 e i 13 anni). Tuttavia, poiché si manifesta durante il percorso scolastico, è necessario essere sempre attenti ai possibili cambiamenti di comportamento, abitudini e del conseguente rendimento nella vita degli alunni.
La rilevazione degli episodi di bullismo e cyberbullismo, la prevenzione e l’intervento più precoce possibili, devono essere un elemento continuo e costante in tutte le scuole, in caso da potenziare, laddove si ravvedano ulteriori necessità. Se la vittimizzazione diventa cronica, le conseguenze sui ragazzi oggetto di queste violenze sono diverse e pesanti. Le vittime possono sviluppare sintomi psicologici, ansia sociale e attacchi di panico; isolamento con autoesclusione e allontanamento dai coetanei; fobia scolastica e rifiuto della scuola con molte assenze; bassa autostima, perdita di sicurezza e fiducia negli altri. Altri effetti negativi sono difficoltà di concentrazione e basso rendimento scolastico, depressione, disturbi alimentari, autolesionismo. Inoltre, le vittime hanno problemi emotivi più severi, rispetto alle non-vittime o ai bulli. Cosa fare?” evidenzia Lucattini, “parlare con i propri figli e cercare di comprendere comportamenti insoliti, chiusura, depressione, paura, insonnia. Avvalendosi, se i disturbi sono seri e di difficile gestione, del counseling psicoanalitico familiare. Parlare con la scuola in merito a qualunque episodio di cui si venga a conoscenza in modo da rafforzare l’alleanza e la forza del rapporto genitori e insegnanti”.