E’ Pasqua: chi preferisce il dolce e chi il salato.
Editoriale. Ci sono gli appassionati della tradizionale colomba pasquale, con canditi e glassa mandorlata, e chi invece associa tale Santa festività alla classica succulenta ed abbondante colazione della domenica mattina.
Sulla tradizionale ed ottima Colomba nulla quaestio, l’importante è che sia quella tradizionale, che sia di ottima qualità e che ad essa si abbini il giusto vino; sicuramente un Asti Spumante o un Moscato Fior d’Arancio dei Colli Euganei, con le loro note dolci e fruttate e con lo spiccato sentore di frutti canditi, sapranno valorizzarla a dovere. E’ vietato invece lo spumate secco, con cui taluni sprovveduti son soliti chiudere il pasto abbinandolo ad un dolce.
Sulla tavola della seconda specie di degustatori, non potranno mancare invece i tradizionali quanto storici Fiadoni, nel dialetto carseolano “Fiaùni”.
Stiamo parlando di una prelibatezza tutta abruzzese; una di quelle leccornie che le bisnonne tramandarono alle nostre nonne, le quali insegnarono alle nostre madri che poi hanno tramesso a chi, dei nostri giorni, ha avuto la fortuna di gustare tanta prelibatezza.
La loro origine sembra risalire al ‘500, ai tempi di Messisburgo, amministratore della corte degli Estensi di Ferrara e autore del volume “Banchetti, composizioni di vivande et apparecchio generale”.
La ricetta arriva poi in Abruzzo perché in essa era inizialmente previsto lo zafferano, pianta officinale già da allora affermata nell’aquilano.
Nel tempo, poi, la ricetta si è modificata adattandosi alle varie realtà locali ed ai personali gusti di ognuna di esse.
Simile al raviolo, si presenta con un involucro di pasta sottile contenente un ripieno di formaggio e/o ricottae uova. La cottura gli fa assumere un colore dorato e la farcitura, che mantiene una giusta consistenza, dona alprodotto un fragrante profumo di formaggio.
Ma veniamo al dunque, la nostra ricetta prevede:
- impasto di uova farina olio e vino bianco:
- ripieno di ricotta, parmigiano, pecorino e rigatino, uova ed un pizzico di pepe nero;
- cottura in forno.
In abbinamento a tale delizia suggeririamo un vino dalla spiccata acidità e dalle buone note fruttate. Tanto per restare in tema regionale, un Pecorino non lo vedrei affatto male.
Se poi nella colazione della mattina di Pasqua, ai Fiadoni accompagniamo qualche fetta di Salame Corallina potremmo spingerci anche su un buon Cerasuolo, anch’esso fresco e fruttato ma con quel minimo di tannino che la Corallina richiede.
Lo so… molti lettori hanno qualche pregiudizio sul Cerasuolo, ed in genere sui vini rosati, e, ad onore del vero, va ricordato che questa convinzione è frutto di una deprecabile abitudine di alcuni ristoratori e produttori del passato. Questi, senza scrupoli e senza intelligenza, erano soliti miscelare vini bianchi e vini rossi in modo da creare un terribile “mischietto” dal colore rosé.
Non è così per nessun rosato e,relativamente al nostro Cerasuolo DOC, rassicuro il Lettore sul fatto che esso è prodotto con uve Montepulciano, quindi a bacca rossa.
Durante il particolare processo di vinificazione, le bucce, la parte in cui sono presenti le sostanze che danno colore al vino, restano a contatto con il mosto solo pochissime ore: giusto il tempo di conferirgli lo splendido colore e quel pò di tannino.
Non si tratta quindi di un “vino non vino”, di “un vino a metà”, di “un vino né bianco né rosso”: parliamo di un vino con i fiocchi, un vino in grado di offrire un’invidiabile versatilità anche a tavola, una tipologia di vino che consente abbinamenti enogastronomici estremamente bilanciati e interessanti.
Bah… a questo punto non mi resta che augurare a Tutti una Buona Pasqua e… “NUNC EST BIBENDUM”
(Paolo Zazza)