AVEZZANO – Da Augusto Di Bastiano riceviamo ed integralmente pubblichiamo: “
“Dopo la dimissione della Presidente, Dott.ssa Morgante, nella Marsica i Sindaci sono alla ricerca di chi debba succederle. Lo si sta facendo cercando alleanze su nomi con l’unico scopo di avere un presidente di parte.
Logica antica che ha prodotto ben poco nel tempo sul come dare una vera e solida prospettiva industriale al Consorzio Acquedottistico Marsicano. I vari gruppi che si stanno movendo provino a legare al nome un programma che porti il CAM a divenire azienda produttiva nel vero senso della parola e non azienda che produce perdite ed aumenti di costi, tutti a carico degli utenti.
Gli utenti si vedranno aumentare il costo della bolletta, già oggi insostenibile, perché la legge scarica su di loro l’onere di contenere il debito.
Noi del Centro Giuridico ben conosciamo le dinamiche di gestione del CAM , gestione non propriamente funzionale alla collettività.
Sono anni che denunciamo le gravi carenze strutturali e l’assenza di una sana prospettiva industriale .
Il sistema delle società pubbliche che gestiscono i servizi a rilevanza industriale in Abruzzo, soffre di un grave problema di “nanismo” industriale.
Le società di gestione sono zavorrate al microsistema politico-clientelare locale, che fa capo ai soci, prevalentemente i Comuni, che non hanno capacità di capitalizzazione e finanziaria, adeguata a sostegno degli investimenti necessari, ma in particolare utilizzano il sistema di gestione dei servizi come collaterale alle politiche di consenso.
La riforma introdotta dal Governo regionale, Presidente il Dott. Gianni Chiodi, con l’istituzione degli Enti d’ambito regionali per la gestione del servizio idrico integrato e del ciclo integrato dei rifiuti, nell’obiettivo di integrare il sistema delle società di gestione (al tempo circa 20 per il sistema idrico e 50 per il ciclo dei rifiuti) e di sviluppare processi aggregativi e di scala industriale, oltre che capace di competere con i sistemi più evoluti nelle regioni centro-settentrionali, non ha poi avuto alcun seguito.
È proseguita invece una strategia di semplice conservazione dell’esistente.
Nel caso delle società che gestiscono il servizio idrico integrato rileva
- la loro scarsa capitalizzazione (avvenuta prevalentemente attraverso il conferimento delle reti e degli impianti, ormai in gran parte vetusti se non obsoleti)
- la forte propensione gestionale, senza alcun approccio programmato e di scala industriale
- la conseguente propensione della gestione finalizzata alla “acquisizione di consenso” e persino allo “scambio clientelare”
Né è conseguito un livello gestionale non adeguato, l’accumulo pluriennale di perdite nella gestione di bilancio, fino, nel caso migliore, all’obbligato ricorso al concordato giudiziale in continuità al quale diverse società hanno dovuto far ricorso per evitare il fallimento, al quale altre società non sono riuscite a sottrarsi.
È il caso del Consorzio Acquedottistico Marsicano, che ha in corso la procedura concordataria, pur non avendo per nulla rivisto la struttura gestionale ed industriale, con il rischio di tornare a breve in perdita gestionale strutturale.
Con la nomina del nuovo organo di gestione serve per ciò un netto cambiamento di rotta.
Il CAM ha innanzi tutto bisogno di una forte ricapitalizzazione che, insieme agli investimenti pubblici di settore, il PNRR e tutte le altre misure pubbliche di settore, consenta interventi strutturali di sistema in particolare per le reti, la qualità dell’acqua, ma soprattutto sul sistema di depurazione, che è spesso obsoleto, carente, se non del tutto inesistente.
Certamente si può presumere che i Comuni soci non hanno capacità finanziarie adeguate.
Bisognerà allora uscire dalla nostra mentalità localistica ed isolazionistica, per individuare partner industriali capaci di consentire strategie di aggregazione e sviluppo.
Naturale la preferenza per società pubbliche o a partecipazione pubblica, con esperienza vasta, diversificata, consolidata ed attestata nel segmento più avanzato dal punto di vista gestionale, ecologico e tecnologico.
Specificamente: uno degli oneri di costo che determina le forti perdite gestionali di CAM, sono i costi per l’acquisto di energia necessaria ai sollevamenti di rete.
Questa criticità impone una seria riflessione sull’incapacità che abbiamo avuto in Abruzzo di integrare, dopo le riforme del 2012-2013, i sistemi “produttivi” dei servizi pubblici nei settori del servizio idrico, del ciclo dei rifiuti, dell’energia e di avere una strategia nell’acquisizione in autonomia di energia produttiva da fonti rinnovabili.
Si tratterà dunque di recuperare questo gap storico, in quanto sorprende che nella nostra Regione e nella Marsica il servizio pubblico non abbia mai investito nella ricerca e produzione di energia da fonti rinnovabili, in particolare considerando il potenziale territoriale in termini di produzioni idroelettriche, eoliche e solari.
I partner industriali individuabili, a partire dal CAM, dovranno essere per ciò selezionati anche sulla base della loro propensione industriale nella produzione ed acquisizione di energia a costi compatibili con l’equilibrio di bilancio nella erogazione dei servizi pubblici territoriali a rilevanza sociale, con conseguente beneficio per l’accessibilità sociale ai servizi pubblici essenziali.”