Colleferro – “Mai come in questa campagna elettorale l’ospedale L.P. Delfino di Colleferro resta al centro della disputa politica tra maggioranza ed opposizione, che annunciano risultati straordinari o esiti nefasti, pur di raccogliere consensi popolari.
Le informazioni diffuse dalla stampa, da parte di improbabili e improvvisati sostenitori della sanità pubblica, sull’ospedale della nostra città e più in generale sulla Asl Rm5 sono connotate da intenti elettorali.
Come altrimenti interpretare chi solo “oggi” si accorge che all’ospedale di Colleferro mancano 15 dirigenti medici, 8 infermieri, 6 radiologi, 2 biologi, 4 tecnici di laboratorio e 1 operatore sociosanitario nei reparti di Medicina d’urgenza e Pronto soccorso, Nefrologia e Dialisi, Chirurgia generale e d’urgenza, Urologia, Radiologia e Laboratorio analisi?
Per la prima volta questa disastrosa carenza di organico e strumentazione è accompagnata con dovizia di dati numerici e attribuzione di reparto, forse con l’intento di far risalire il problema all’ultimo anno e mezzo o al sopralluogo che il Presidente della Regione ha effettuato il 9 ottobre scorso presso l’ospedale di Colleferro.
I disagi di quest’ultimo non possono essere considerati singolarmente, ma devono essere valutati in un’ottica di integrazione funzionale con Palestrina, altrimenti il Polo unico ospedaliero perde ogni ragione d’essere.
Come si può “dimenticare” di segnalare le criticità del Coniugi Bernardini, dove di recente una donna ha partorito frettolosamente la sua bambina, come accaduto anche al L.P.Delfino, mentre i reparti materno-infantili restano ancora chiusi, quelli di Colleferro sono stati soppressi e quelli di Tivoli sospesi.
Durante la reggenza della Regione da parte di Zingaretti le proteste delle forze politiche a destra e a sinistra del Consiglio regionale erano prossime allo zero e se oggi ci concediamo questa critica maliziosa è solo come nota di colore per sottolineare la poca credibilità di rivendicazioni occasionali, ma non tardive.
La cosa più importante infatti è la risposta che il Presidente Rocca deve al nostro territorio, completamente abbandonato dal punto di vista dei servizi sanitari dalla precedente Giunta regionale, ma non sotto il profilo della tassazione.
I cittadini ed i comitati sono sempre pronti a raccogliere ogni sincero grido di dolore che si levi in difesa della sanità pubblica e si traduca in atti concreti.
Di contro la politica vorrebbe confinare l’attivismo civico in un ambito ristretto, temendone l’impegno che sfugge al suo controllo.
Il sistema politico, sempre più autoreferenziale, riconosce la legittimità ad agire per la cosa pubblica solo di chi esercita funzioni elettive ed ostacola i comitati, cercando di marginalizzarne l’attività.
Il nostro fecondo ruolo di cittadini attivi si esprime nella libertà di critica, svincolata dalla ricerca del consenso, a differenza di chi rappresenta il territorio a livello politico-istituzionale, che fonda la sua legittimazione sul consenso elettorale e sulla visibilità.
Ma agire nella libertà, in pubblico, dove si è visti e uditi, fa scattare, soprattutto a livello locale, la competizione con il potere politico, che teme l’invasione di un campo che considera proprio.
I comitati contribuiscono a fare comunità e ad intercettare i bisogni di chi soffre ed è malato, ma è nel passaggio successivo, in cui la politica deve fare la sua parte, che il meccanismo si blocca e i risultati non arrivano.
Se, come stiamo assistendo ultimamente, le informazioni si rendono sempre più inaccessibili con vari stratagemmi o vengono manipolate, la partecipazione dei comitati civici ai processi decisionali viene preclusa, il confronto pubblico viene negato ed il controllo sul potere amministrativo viene scoraggiato, il margine di intervento dei comitati è azzerato.
La fiducia verso la politica locale e le istituzioni rappresentative è un tema di grande attualità ed è importante che i decisori politici riconoscano la crisi di rappresentanza che porta all’astensionismo e dimostrino responsabilmente di volerla superare, iniziando a confrontarsi con i territori, su cui ricadranno le loro scelte, e riconsiderino il loro mandato in termini di partecipazione con tutti i soggetti attivi interessati. Senza contare che l’elettore spesso vota una proposta politica semplicemente per evitarne un’altra anche se non si sente pienamente rappresentato dai politici su tutti i temi che, invece, presi singolarmente rendono più rappresentativi i comitati.”
Lo rendono noto: Gabriella Collacchi, Portavoce e Ina Camilli, Coordinatore del Comitato libero “A difesa dell’ospedale di Colleferro”
Dott. Stefano Fabroni, Presidente Coordinatore del Comitato Salute ed Ambiente Asl Rm5