Carsoli, C’era una volta replica al sindaco: «I “presupposti di legge” c’erano già. Sempre pronti per un confronto a porte aperte»
Carsoli – Da Carlo Penna, titolare del Bar “C’era una volta”, riceviamo ed integralmente pubblichiamo la replica al Sindaco di Carsoli:
«Cari concittadini, il Comune di Carsoli nella giornata di ieri ci ha notificato la possibilità di utilizzare lo spazio antistante al nostro bar-pizzeria “C’Era una Volta”.
Abbiamo il dovere di ringraziare pubblicamente la Regione Abruzzo e la Prefettura di L’Aquila, che nei giorni scorsi ci hanno ricevuto personalmente e hanno ascoltato, carte alla mano, le nostre ragioni.
Sappiamo tutti quanto sia difficile avere giustizia, ma noi ancora ci crediamo.
Questa volta, l’intervento delle istituzioni interpellate è stato determinante e tempestivo, come promesso, in linea con i provvedimenti del Governo sul Covid a sostegno delle imprese. Queste Istituzioni, a cui va il nostro encomio, hanno compreso prontamente l’inattuabilità dei provvedimenti avviati dal Comune di Carsoli nei nostri confronti. Grazie alla loro sollecitudine, riceviamo finalmente quell’autorizzazione che il Comune aveva tentato più volte di negarci, riservandoci ancora una volta un trattamento non equo. Sempre grazie alle più alte Istituzioni, l’art. 12 del regolamento comunale, sbandierato come motivazione fondamentale per poterci bloccare, e addirittura per inibire la nostra attività per un anno, sembra all’improvviso svanito nel nulla. Non abbiamo nulla da aggiungere, capirete da soli.
A questo punto, non ci resta che replicare alle affermazioni, come sempre fuorvianti, del Sindaco.
- Il Sindaco parla del rispetto dei “presupposti di legge”. Peccato che quei presupposti siano stati “prodotti” dopo la nostra richiesta, quando tutti gli altri avevano già collocato le loro attrezzature esterne. Solo a noi è stato chiesto di smontare;
- Il Sindaco parla di “vergognosa campagna diffamatoria”. Ebbene, tale vergognosa campagna diffamatoria è quotidianamente attuata dal Sindaco stesso, in ogni dove, dai social (dove si è visto mai???), alla stampa, nei confronti di due giovani imprenditori da tutti riconosciuti come persone perbene;
- Il Sindaco, avvocato, è molto confuso sul diritto. Se nel precedente articolo ci accusava di “rivendicazione della proprietà privata della piazza” –chi può credere a una simile idiozia?- ora parla di “pretesi diritti sulla piazza”. Forse, il Sindaco ha capito che c’è una bella differenza tra il diritto di proprietà e una corte comune –acclarata da una sentenza del 1994-, ma se non lo avesse capito le consigliamo un rapido ripasso;
- Il Sindaco parla di una fantomatica “strumentalizzazione politica”. Troppo facile! E’ nostra intenzione fornire strumenti di “prevenzione” a chi potrebbe trovarsi nelle nostre stesse condizioni, in qualsiasi momento, visti i metodi. Dichiariamo, invece, che è un preciso dovere per noi “strumentalizzare” questa triste storia: non vogliamo che accada a nessun altro! Abbiamo dei doveri nei confronti della nostra comunità. Se questa è la strumentalizzazione a cui il Sindaco si riferisce, certamente la useremo, con tutte le nostre forze.
Abbiamo imparato molto da questa incredibile esperienza, che ancora non è finita.
Ci ha fatto crescere e ci ha insegnato a combattere senza ripensamenti contro l’ingiustizia, perché quando si combatte contro un sistema sbagliato e ci si mette la faccia si combatte per tutti.
Non abbiamo mai usato artifici, non ne avevamo bisogno ed il Comune tutto ha fatto tranne che supportarci.
Purtroppo in questa storia la verità fa fatica ad emergere.
Saremmo lieti di esserci sbagliati e chiediamo, ancora una volta, il confronto a porte aperte per esibire tutta la documentazione possibilmente in presenza di giornali e in diretta streaming.
Non abbiamo alcun timore che si sappia la verità. Noi.
A voi lasciamo una domanda a cui non troviamo risposta: perché tutto questo?»