Carsoli, terminati i lavori di restauro della chiesa di Santa Vittoria: presto svelata la nuova facciata
Carsoli – Sono ufficialmente chiusi i lavori per il restauro conservativo della Chiesa di Santa Vittoria, a Carsoli. Il cantiere è stato aperto lo scorso settembre e ha richiesto una cifra di circa 250 mila euro. I finanziamenti sono stati coperti per il 70% dalla Cei, il 20% dai cittadini di Carsoli e il restante 10% dalla Diocesi. Molte aziende della Piana del Cavaliere hanno collaborato con sponsor e offerte; la parrocchia ha dato il suo contributo con donazioni e iniziative come la fiera del dolce, organizzata dall’Azione cattolica di Carsoli, o la lotteria che si è conclusa il 23 dicembre. Tanta partecipazione, dunque, e tanto impegno per restituire un volto nuovo alla chiesa, che da tempo necessitava di un restyling. Tutto è pronto, dunque, per svelare la nuova facciata.
La chiesa di Santa Vittoria fu soggetta da sempre a periodici rimaneggiamenti e restauri. Fondata da Carlo II d’Angiò, re di Napoli, intorno al XIII secolo, le sue dimensioni originarie non sono quelle che conosciamo oggi: la chiesa era inizialmente di superficie molto più modesta e i suoi spazi furono ampliati successivamente. Anche la torre campanaria fu ingrandita e sopraelevata. Con il secondo conflitto mondiale, la chiesa e il campanile vennero distrutti: solo la facciata rimase intatta e il nuovo complesso fu costruito in appoggio alla cinta muraria.
Il restauro odierno ha ridato nuova linfa alla chiesa. Una parte importante dei lavori ha riguardato il tetto e soprattutto i due portali laterali, che rappresentano la parte più antica e preziosa. Provenienti dalla chiesa di Santa Maria in Cellis, erano in tutto tre: uno è rimasto nella chiesa originaria, mentre gli altri due furono portati a Santa Vittoria intorno al XVII secolo.
Infine, la statua della santa di Carsoli, posta in una nicchia alla sommità della facciata della chiesa. Una statua bellissima e preziosa, simbolo di tradizione religiosa e devozione: maestosa nella sua postura, con tunica e mantello, mentre tiene in mano la palma del martirio. Composta in terracotta, materiale che col tempo si è andato sempre più consumando e da anni è stata messa una rete intorno per preservarla dal pericolo che potesse crollare. La statua è acefala da tempo immemore, e non si ha notizia di dove sia finita la testa.
Alcuni hanno un vago ricordo che fosse stata riposta in sacrestia, ma poi tutto è rimasto avvolto nel mistero, perdendone traccia. Per questa statua, di grande importanza storica, si provvederà ad un restauro conservativo. Per il momento sarà rimossa dalla nicchia per essere conservata in un luogo più protetto: al suo posto subentrerà una nuova scultura, che verrà costruita per l’occasione.