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Caso Covid a Carsoli, Camerlengo (Croce Rossa): “allarmismo infondato”

Lettera aperta del Presidente Cri di Carsoli che pone l'attenzione sul rispetto delle regole

Carsoli – In seguito alla notizia appresa quest’oggi di una persona risultata positiva al Covid-19 dopo un primo tampone effettuato di rientro dall’estero, il presidente della CRI di Carsoli, dott. Luciano Camerlengo ha sentito il dovere di intervenire a tal riguardo con una lettera che pone l’attenzione sul rispetto delle regole, e che pubblichiamo integralmente:

“Buon Pomeriggio.

Ho sempre pensato che il ruolo dell’informazione sia sempre fondamentale per le Comunità di un territorio e questo ruolo è ancora più importante quando si vivono situazioni emergenziali che toccano da vicino le persone coinvolgendole direttamente o indirettamente nell’emergenza.

Per questo motivo ritengo che un’informazione in emergenza deve essere esaustiva e contenere tutti gli elementi che consentano a chiunque legga di avere un’idea completa del problema.

Oggi la diffusione della notizia di una persona positiva al COVID 19 ha ingenerato situazioni di apprensione ma ancora di più commenti e divulgazioni che spesso rasentano l’assurdo se non il comico.

Certo oggi l’utilizzo dei social consente a chiunque di dire, commentare, giudicare ed altro senza la necessità di metterci la faccia e quindi una notizia che trova una sua logica gestionale diventa fondamento di un allarmismo infondato.

Una persona positiva al COVID 19 deve essere aiutata non giudicata a prescindere ma cosa più importante dovremmo conoscere come funziona il sistema una volta venuti a conoscenza della positività.

La prima fase riguarda la segnalazione al SIESP (Servizio di Igiene epidemiologia e Sanità Pubblica) competente per territorio e da qui che viene affrontato il problema con una specificità medica e procedure ad oggi collaudate.

Se ci soffermiamo a riflettere un attimo e soprattutto se in questi mesi abbiamo seguito cosa veniva e viene raccomandato per evitare la diffusione del virus non avremmo situazioni di panico ma bensì la conoscenza di cosa doveva e deve essere fatto.

Cosa si doveva e si deve continuare a fare?

Utilizzo della mascherina, non come accessorio di moda del momento, ma a salvaguardia della propria ed altrui salute, igienizzarsi le mani, igienizzare le superfici a contatto, sanificazione dei locali, regole non nuove ed alcune già esistenti prima del COVID.

Se abbiamo rispettato le regole non dobbiamo aver paura di aver contratto il COVID 19. “Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie definisce contatto stretto:

  • una persona che vive nella stessa casa di un caso di COVID-19;
  • una persona che ha avuto un contatto fisico diretto con un caso di COVID-19 (per esempio la stretta di mano);
  • una persona che ha avuto un contatto diretto non protetto con le secrezioni di un caso di COVID-19 (ad esempio toccare a mani nude fazzoletti di carta usati);
  • una persona che ha avuto un contatto diretto (faccia a faccia) con un caso di COVID-19, a distanza minore di 2 metri e di durata maggiore a 15 minuti;
  • una persona che si è trovata in un ambiente chiuso (ad esempio aula, sala riunioni, sala d’attesa dell’ospedale) con un caso di COVID-19 per almeno 15 minuti, a distanza minore di 2 metri;

Questo è il contatto stretto non averla vista a distanza anche nello stesso locale. Quindi la preoccupazione legittima è rivolta ai familiari.

Per i locali attenersi alle linee guida per il COVID 19 sempre, non una tantum, quindi non fare entrare persone senza mascherina, igienizzare le mani, sanificare le attrezzature e le superfici a contatto, sanificare il locale a fine serata.

Se pensate che questa persona abbia frequentato il vostro locale e avete sanificato a fine serata non avete problemi se proprio volete essere pignoli effettuate una sanificazione straordinaria.

Credo che la cosa più sensata da fare sia quella di far lavorare il SIESP con tranquillità per quanto a loro compete senza creare una caccia alle streghe che non porta a nulla se non a denigrare la persona e a lederne i diritti.

Capisco la paura e l’apprensione ma non lasciamoci trasportare dall’emotività perché non è proprio il caso.

Auguriamo alla persona coinvolta una pronta guarigione”.

Il Presidente

Croce Rossa Italiana Comitato Di Carsoli

Dott. Luciano Camerlengo