VELETRI – Non ricorrono ragioni per l’astensione richiesta dalla giudice Eleonora Panzironi, presentata il 2 ottobre, in merito alla decisione sulla messa alla prova della maestra imputata. È stato letto oggi in udienza al Tribunale di Velletri il provvedimento presidenziale in merito al caso della piccola Lavinia Montebove, investita nel parcheggio dell’asilo a 16 mesi il 7 agosto 2018 e da allora in stato vegetativo. L’istituto, che estinguerebbe il reato, era stato chiesto dalla difesa della maestra imputata in merito al capo di imputazione di lesioni gravissime nei riguardi della piccola.
L’avvocata delle imputate (maestra e investitrice) Anna Scifoni ha chiesto però, al termine della lettura, la ricusazione della giudice. Sembrano dunque non finire mai i colpi di scena in questa storia.
L’avvocata dei genitori della piccola Lavinia, Cristina Spagnolo, ai giornalisti ha detto: “Siamo soddisfatti perché ritenevamo che non ci fossero motivi per cui il giudice si dovesse astenere. Il processo prosegue unitariamente- ha sottolineato- perché la decisione sullo stralcio ci sarebbe stata all’esito del provvedimento qualora il presidente avesse accolto l’astensione“.
La richiesta di ricusazione, ma anche di stralcio del procedimento (che è ora unitario per le due imputate) è stata avanzata dalla difesa, ha rilevato l’avvocata Spagnolo, “sulle stesse identiche ragioni che avevano mosso il giudice a chiedere l’astensione. Quindi riteniamo che sia un’irrituale impugnazione non consentita dal codice di rito“. L’auspicio è che “la Corte d’appello- chiamata a decidere- si muoverà sulla scorta della decisione del presidente del Tribunale”, ha affermato.
La difesa delle imputate, l’avvocata Anna Scifoni, ha proposto la ricusazione della giudice per le ragioni già avanzate dalla stessa, ovvero quella di essersi espressa sul risarcimento ma, ha spiegato ai giornalisti, anche la separazione dei procedimenti “ex articolo 18 e ho sollevato- ha aggiunto- anche una questione di legittimità costituzionale per il fatto che non si può accedere alla messa alla prova in forma separata, nell’ambito della stesso procedimento. Su questo, sulla ricusazione, ci dovrà essere una pronuncia della Corte d’Appello”, ha ricordato.
La prossima udienza è fissata per lunedì 23 ottobre. Il papà di Lavinia, Massimo Montebove, ha intanto espresso soddisfazione per quanto deciso dal presidente e per il procedimento che resta unico. Resta però, non lo nasconde, la stanchezza di una litania di udienze senza fine: “Siamo stanchi, si rinvia costantemente”. Al fondo resta “una mancanza di assunzione di responsabilità e umanità”, ha detto. Quell’umanità che nella scorsa udienza era arrivata dal caloroso sit in spontaneo dei cittadini che avevano indossato t-shirt bianche e un cuore rosso per Lavinia. Come oggi gli striscioni sul mezzo di lavoro di amici parcheggiato nel piazzale del Tribunale. E così il papa’ di Lavinia, rispetto alla presenza in aula di persone vicine alla maestra imputata, l’evento inatteso di oggi, ha detto: “Noi non abbiamo chiamato nessuno, e’ stato un sit-in spontaneo che ci ha reso felici. Qui c’erano amici degli amici, una specie di contro coro”, ha concluso.