Carsoli – Una vicenda che va avanti da diversi anni e che è caratterizzata da una serie di vicissitudini burocratico-giudiziarie riguardanti l’attività ricettiva “C’era una volta”, situata nella centralissima piazza della Libertà in adiacenza al Municipio.
Dinieghi, ordinanze, ricorsi, sentenze ed una serie abnorme di contatti epistolari che hanno visto protagonisti i giovani titolari dell’attività. Questa mattina, sempre per motivi legati alle autorizzazioni degli spazi pubblici, il giovane Carlo Penna in seguito ad una ordinanza di sgombero dei tavoli esterni, intimata dall’ufficio urbanistico del Comune di Carsoli, ha reso noto, mediante un video sui social, di aver rimosso tutto e di essersi rivolto alla Prefettura, alla Regione Abruzzo, alla Corte dei Conti, e a tutte le autorità superiori per chiarire gli aspetti incomprensibili che vedono protagonista questa attività commerciale. Carlo Penna nella pagina di “C’era una volta” su Facebook dichiara di rifiutarsi di impugnare l’ennesimo provvedimento e invita il Sindaco Velia Nazzarro ad un confronto pubblico aperto a tutti, per far luce su una vicenda a tinte fosche.
“Prima del coronavirus – affermano Carlo Penna e Sara Tatananni, gestori del bar – avevamo già subito di tutto e smantellato ripetutamente su ordine del Comune. Avevamo chiesto spiegazioni e, a ridosso del lockdown, il tecnico ci aveva assicurato che, una volta tolto tutto sarebbe decaduto l’abuso, avremmo potuto ripresentare domanda e ripristinare il dehors in breve tempo. Ma non è andata così”.
“Poi c’è stato il coronavirus – proseguono i proprietari di “C’era una volta” – e tutto è slittato a maggio, quando il governo ha emanato il Dpcm che consente a tutte le attività di ristorazione di usufruire di spazi all’aperto. Abbiamo comunicato al Comune, come da decreto governativo, che avremmo occupato lo spazio antistante la nostra attività, fra l’altro piccolissima, ma ci è stata nuovamente negata la possibilità. Il giorno successivo il Comune ha pubblicato il provvedimento comunale con cui regolamentava l’utilizzo degli spazi che, nel frattempo, tutti i commercianti avevano già occupato. Per tutti arrivava l’ok (non richiesto, peraltro, dalla normativa), per noi invece una conferma di abuso che ci impediva in sostanza di lavorare”.
“Abbiamo provveduto a smantellare – continuano Carlo e Sara – e a fare una nuova richiesta al Comune che, secondo il regolamento per il Covid 19, è tenuto a rilasciare l’autorizzazione entro 3 giorni. Poiché crediamo che il Comune non possa agire in palese contraddizione con le leggi dello Stato, abbiamo reso noto il tutto alle autorità superiori, allertato il Prefetto, la Regione Abruzzo, la Corte dei conti, La procura della Repubblica, l’Ispettorato per la funzione pubblica, I Consiglieri Comunali di minoranza e maggioranza, Il Segretario Comunale…”
“È già intervenuta la Regione Abruzzo con “un’attività di controllo” presso il Comune di Carsoli. Qualunque possa essere un’eventuale risposta da parte dello stesso, chiediamo fin d’ora spiegazioni al Sindaco e ai tecnici in un confronto pubblico al quale vogliamo invitare tutti i cittadini che potranno fare domande e ricevere risposte per far luce una volta per tutte sulla nostra vicenda”.
“Ci teniamo a ringraziare – sottolineano Carlo e Sara – la nostra numerosissima famiglia, i nostri amici, i dipendenti ed i clienti più cari che ci hanno sempre sostenuto in questi tre anni difficili e continuano a farlo ogni giorno, con la loro solidarietà, la loro amicizia e il loro affetto sempre grandi. Ci dispiace non poter offrire per il momento il nostro servizio, proprio quest’anno che abbiamo ricevuto la targa delle eccellenze italiane. Speriamo di poter tornare presto alla normalità”.