Subiaco – Si sono svolte in tutta Italia celebrazioni per la ricorrenza del 25 Aprile. Riportiamo integralmente il testo del discorso di commemorazione del Sindaco di Subiaco Francesco Pelliccia:
“Un saluto ed un ringraziamento a tutte le autorità presenti per aver voluto ricordare con la propria presenza i caduti per la libertà e a democrazia.La nostra presenza oggi in piazza Lustrissimi vuole commemorare il 25 aprile, un momento fondamentale dal quale si sono poste le basi per un’Italia, libera, democratica e Repubblicana.E’ fondamentale, soprattutto in questi tempi, in cui una generale difficoltà economica che alimenta populismi e individualismi imperanti, sta mettendo in discussione la tenuta delle istituzioni democratiche, – riaffermare, in questi giorni solenni, in ogni comune della Repubblica, i valori fondamentali che hanno ispirato i nostri padri costituzionali ed hanno permesso la nascita della Costituzione Italiana, mirabile riferimento per ogni cittadino e cittadina, rappresentante delle istituzioni, locale regionale o nazionale che abbia a cuore l’Italia libera e democratica.
Quest’anno ricorrono 72 anni da quel 25 aprile 1945, ritenuto giorno simbolo della liberazione dal nazi fascismo. Il 25 aprile venne scelto come giorno della Liberazione d’Italia ufficialmente nel 1949, fu il giorno della liberazione da parte dei partigiani delle città di Milano e Torino. Il 25 aprile 1945 fu infatti il giorno in cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia il cui comando aveva sede a Milano ed era presieduto da Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani proclamò l’insurrezione in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane facenti parte del Corpo della Libertà di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa, giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate. In quel giorno il CLNAI emanò in prima persona dei decreti legislativi, assumendo il potere «in nome del popolo italiano e quale delegato del Governo Italiano».
«Arrendersi o perire!» fu la parola d’ordine intimata dai partigiani quel giorno e in quelli immediatamente successivi.
La resistenza interessò ogni angolo d’Italia e mise in evidenza l’orgoglio di un popolo, quello italiano, che seppur piegato da decenni di dittatura che ne avevano limitato la liberà, inibito la libera iniziativa, represso ogni forma di progresso culturale nel nome di un’unica presunta assoluta verità, attraverso la violenza, la suggestione di massa, l’intorpidimento morale, seppe reagire e riprendere autonomamente in mano il proprio destino, ricongiungendosi d’incanto a quei moti e sentimenti che avevano reso possibile il Risorgimento e l’autodeterminazione.
In quel momento di fermento straordinario e tragico, in cui l’anelito di libertà e il coraggio di pochi scrissero la storia, anche Subiaco fece la sua parte. Civili, come Giulio Valente, furono uccisi dalle barbarie nazi-fasciste. Altri, come Ulderico Pelliccia, trovarono la morte nei terribili fatti delle fosse Ardeatine. Sublacensi, ancora tra i 15 martiri di Cicchetti, fucilati per rappresaglia, vittimi della follia della guerra e della vendetta inumana, dell’uomo contro l’uomo.
Ma oggi è anche la giornata per ricordare tutti quei cittadini sublacensi che sebbene non direttamente impegnati nella Resistenza, perirono durante la seconda guerra mondiale, falcidiati dal folle bombardamento alleato che distrusse circa il 70% del Centro abitato. Frutto di quel fatto orribile che è la guerra, generata da strategie di geopolitiche non finalizzate alla pace e al bene comune ma alla supremazia nei confronti dell’altro.
Per questo oggi ci ritroviamo in questo luogo simbolo della nostra comunità, il Monumento ai caduti, dove sono ricordati tutti coloro che hanno dato un contributo concreto alla Costruzione di un ‘Italia libera, Repubblicana e democratica.
Non c’è altro modo, per non rendere vano i sacrifici di tanti nostri concittadini e connazionali, di farci ancora oggi attivi portatori di quei valori che si cristallizzarono nella Costituzione della Repubblica, ancora oggi potente riferimento identitario e d’ispirazione per tutti noi.
Ricordare soltanto non serve.
Serve rendere vivi nuovamente quelle tensioni morali.
Resistere oggi vuol dire non cedere al confronto basato sull’odio o sulla contrapposizione pregiudiziale con gli altri. Essere Resistenza vuol dire farci portatori di Pace, nelle piccole e nelle grandi Relazioni. Resistere vuol dire non cedere a facili populismi e disfattismi, ma rendersi cittadini attivi e collaborativi nella comunità in cui si vive. Resistere è non inseguire il fascino degli individualismi, delle verità superficiali e della politica degli slogan ma credere invece che solo con il NOI si genera nuova speranza nelle comunità. Resistere vuol dire credere ancora nel nostro Paese e nella nostra comunità, rispettare quelle istituzioni democratiche, oggi continuamente bistrattate, per le quali, per il solo miraggio di poterle avere, ieri uomini e donne hanno dato la propria vita.Essere Resistenza vuol dire oggi tendere la mano alle fasce fragili delle nostre comunità, ma anche tendere la mano, con convinzione, ai popoli che vivono immani tragedie ed aver il coraggio di scomodarsi la nostra tranquilla quotidianità per accogliere, per includere, per ridare dignità a vite calpestate. Resistere dalla logica dell’utile e del compromesso per scegliere nelle piccole e nelle grandi scelte il merito. Resistere, perseguendo la legalità e il fare per costruire e non per annientare l’altro e perseverare anche quando questo sforzo non solo non ti viene riconosciuto, ma ti vengono addirittura addebitate condotte contrarie. Questi d’altronde sono i valori della Costituzione, i fondamenti della nostra Repubblica nella quale dobbiamo tornare a credere. Non pensiamo che i tempi della democrazia in pericolo sono definitivamente superati. Venti di populismo e rigurgiti nazionalisti e fascisti stanno riprendendo vigore in Europa e nel mondo. Nulla di buono c’è dietro a tutto ciò, nulla che ci consenta di avere la certezza che questi 70 anni di pace possano ancora continuare. Per fare in modo che ciò accada dobbiamo insieme, cittadini ed istituzioni, continuare a tessere la tela della democrazia, aggregando, non dividendo, gettando ponti, non costruendo muri, ridando vigore al sogno europeo, che era già nella testa dei nostri padri costituenti come obiettivo necessario per continuare a progredire.Oggi, 25 aprile 2017. Da Subiaco rilanciamo la necessità di un impegno civile teso alla Pace, alla fratellanza, alla solidarietà, all’inclusione, alla speranza, al bene collettivo, al progetto dell’Europa Unita. Questo oggi significa fare Resistenza! Questo deve essere l’impegno quotidiano di ciascuno di noi se vogliamo continuare ad essere Liberi! Viva l’Italia libera, democratica, Repubblicana.”