Centocelle si mobilita per Erminia, 72enne sola a rischio sfratto
L'anziana senza famiglia vive da 60 anni nel quartiere romano. La sua unica entrata è l'assegno sociale e rischia di perdere la casa perché il proprietario le ha chiesto un canone di affitto raddoppiato
ROMA – La signora Erminia è una storica abitante del quartiere di Centocelle a Roma. Ha 72 anni, vive di solo assegno sociale e rischia di perdere la propria casa per una finita locazione nel 2014. Questa mattina si dovrebbe attuare lo sfratto esecutivo e per questo “tutta la rete antisfratto cittadina, la rete solidale, è accorsa a Centocelle per dare supporto e solidarietà a Erminia”, spiega Fabio Catalano di Asia-Usb.
Sono una cinquantina, infatti, le persone radunate davanti al portone di via Filippo Parlatore dalle 8 di stamani per tentare di impedire l’attuazione dello sfratto. Quella di Erminia, anziana senza famiglia che vive da 60 anni a Centocelle, è una lunga storia di emarginazione sociale. “Dopo decenni in cui Erminia pagava un affitto calmierato, ha subito l’abrogazione dell’equo canone – racconta Catalano di Asia-Usb – visto il processo di riqualificazione che sta attraversando il quartiere, i proprietari ci vogliono speculare. All’ultimo rinnovo, nel 2013, le è stato proposto quasi il doppio di quanto pagava prima“, ed è iniziato il calvario. Si è rivolta ad un avvocato e ha richiesto il differimento dello sfratto, che le ha permesso di continuare ad avere un tetto fino ad oggi.
“In questa città gli sfratti sono una mannaia che si sta abbattendo su 4.500 nuclei – denuncia Catalano – le soluzioni messe in campo dal Comune sono insufficienti, tanto che Erminia ha fatto la domanda di assegnazione della casa popolare da otto anni e non ha ancora ricevuto il punteggio; ha richiesto i contributi per la morosità incolpevole e non glieli hanno riconosciuti; ha richiesto la sistemazione in un centro di accoglienza alloggiativa temporanea e non le è stata riconosciuta”.
Quello che si aspettano le reti solidali della città, adesso, è un cambio di passo: “O la politica si attrezza per far fronte alla nuova ondata di sfratti che si sta abbattendo sulla città nel dopo lockdown, oppure c’è il rischio che in questa città si venga a creare una macelleria sociale – conclude il sindacalista – Siamo in attesa di vedere che soluzioni propone la nuova giunta e che risorse mette in campo la Regione per affrontare l’emergenza abitativa di questa città. A Roma il patrimonio pubblico è insufficiente e ci sono, si stima, fra le 150mila e 250mila case vuote, non si sa se in mano a piccoli o grandi proprietari. In ogni caso è una città che non può permettersi un così vasto patrimonio immobiliare inutilizzato”. (www.dire.it)