Ricorre oggi il centosessantesimo anniversario della nascita a Pescara del noto Gabriele D’Annunzio. Un personaggio dotato di una molteplicità di lati espressivi: eroe, pilota, oratore, drammaturgo e poeta dalla sensibilità decadente, fece di sé stesso un’icona da imitare negli atteggiamenti e nel singolare abbigliamento.
Fu valido esponente, insieme a Giovanni Pascoli, del periodo declamato dalla storia come decadentismo Italiano, figura di grande spicco nell’Italia fra Otto e Novecento (attraversa oltre un cinquantennio di cultura italiana, influenzandola profondamente), dalla vita eccezionale e piena.
Gabriele D’Annunzio nasce a Pescara il 12 marzo 1863. Appartiene ad una famiglia borghese e agiata. Compie i suoi primi studi a Pescara e successivamente a Prato, al Collegio Cicognini, una delle più prestigiose scuole italiane del tempo. Gabriele D’Annunzio è uno studente brillante e diligente, vuole distinguersi dalla massa e per farlo ricorre ad eventi eclatanti, come quello di divulgare il falso annuncio della sua morte per attirare l’attenzione. Ancora liceale D’Annunzio pubblica la sua prima raccolta poetica, Primo vere (1879), che suscita grande interesse.
Nel 1881 – spiega atuttarte – Gabriele D’Annunzio consegue la licenza liceale classica e si trasferisce a Roma dove si iscrive alla facoltà di lettere ed inizia a collaborare con vari periodici e a frequentare gli ambienti giornalistici romani. D’Annunzio non prenderà mai la laurea distratto dalla vita mondana della capitale a cui partecipa intensamente frequentando l’alta società . L’attività di poeta e prosatore lo porta ad un immediato successo letterario ed a crearsi quel prestigio artistico grazie al quale viene ammesso nel giro esclusivo delle case aristocratiche.
Nel 1883 Gabriele D’Annunzio sposa un’aristocratica, la duchessa Maria Altemps Hardouin di Gallese, con la quale avrà tre figli.
Ha anche numerose amanti ed è oggetto di molti scandali amorosi. D’Annunzio conduce una vita molto dispendiosa e sofisticata. Il culto degli oggetti che lo spinge ad acquistare oggetti esotici e raffinati lo porta a spendere grandi somme accumulando in breve tempo molti debiti.
Collabora alla rivista Cronaca Bizantina, cronaca mondana degli eventi e delle feste dell’alta società .
Nel 1889 pubblica il suo primo romanzo, Il piacere, basato su situazioni frivole che si svolgono in ambienti mondani ed eleganti e che ruota attorno al principio della vita come opera d’arte.
Si lega sentimentalmente alla contessa Maria Gravina Anguissola Cruyllas di Ramacca, che gli dà altri due figli, tra cui Renata, la sua prediletta soprannomina “la Sirenetta”.
Consapevolmente D’Annunzio mostra l’immagine del peccaminoso, rendendosi protagonista di scandali mondani, quasi costruiti a tavolino.
Agli inizi degli anni ’90 D’Annunzio legge Nietzsche e scopre l’ideale del superuomo, capisce che per incidere sul mondo reale deve comunicare con le masse per indirizzarne gusti e scelte.
Prende parte alla vita politica come deputato dell’estrema Destra nel 1997, per passare poi nel 1900, a seguito degli eventi storici legati al Governo Pelloux, alla Sinistra.
Si avvicina al teatro: La produzione drammaturgica di Gabriele D’Annunzio segue 3 filoni:
- Le tragedie che vertono su rielaborazioni di tematiche superomistiche;
- Le tragedie basate sulla sensualità e che ricostruiscono ambienti del passato;
- Le tragedie di ambientazione abruzzese.
Nel frattempo si lega sentimentalmente alla grande attrice teatrale Eleonora Duse, principale attrice del teatro italiano del ‘900, insieme si trasferiscono a vivere in Toscana, nella villa della Capponcina, sui colli di Fiesole, dove D’Annunzio conduceva una vita da principe rinascimentale, tra oggetti d’arte, stoffe preziose, cavalli e levrieri di razza.
La relazione con Eleonora Duse corona la sua immagine di grande amante ed uomo peccaminoso.
Gabriele D’Annunzio pubblica in questo periodo alcune delle sue opere più importanti, le Laudi e il romanzo Il fuoco. La relazione con la Duse finisce in modo burrascoso così come tumultuosa era stata la loro vita in comune.
Dal punto di vista professionale Gabriele D’Annunzio inizia a collaborare con l’industria cinematografica diventando regista di film muti (scrive la sceneggiatura del primo colossal italiano, Cabiria). Collabora anche con il mondo pubblicitario creando degli slogan e dei brand (darà il nome di Rinascente al grande magazzino milanese).
Nel 1910 Gabriele D’Annunzio fugge in Francia per sfuggire ai creditori, ai debiti ed evitare di finire in carcere.
Nel 1915 torna in Italia, le denuncie a suo carico vengono ritirate perché riesce a pagare tutti i suoi debiti. D’Annunzio inizia una lunga tournée oratoria a favore dell’interventismo per l’entrata in guerra dell’Italia. Partecipa attivamente alla guerra in qualità di aviatore arruolandosi come volontario all’età di 53 anni. Crea la sigla dei reparti d’assalto italiani M.A.S. (MEMENTO AUDERE SEMPER: ricorda di osare sempre). Prende parte ad eclatanti e pericolose azioni di guerra: l’incursione aerea su Pola, il volo su Vienna, l’occupazione di Fiume. L’esito della guerra lo delude e conia il termine di vittoria mutilata, per la rinuncia alla rivendicazione di Fiume e della Dalmazia
Negli ultimi anni della sua vita D’Annunzio si ritira in una sorta di esilio dorato nella sua fastosa villa di Gardone Riviera, sul lago di Garda, che trasforma in un museo delle sue gesta e della sua attività , il Vittoriale. Qui D’Annunzio consolida il suo mito di poeta “vate”.
Nel 1924 viene insignito del titolo di Principe di Montenevoso.
Muore per emorragia cerebrale il 1° marzo 1938.
La produzione letteraria di Gabriele D’Annunzio non può essere disgiunta dalla sua vita, è molto ampia e si divide in 3 categorie:
- ESTETISMO: idea della vita come opera d’arte. La vita deve essere colta, raffinata, esclusiva e incarnare in sé l’opera d’arte. Per D’Annunzio la bellezza è al di sopra di tutto, è un valore assoluto.
- PANISMO: deriva da Pan, dio greco della natura e indica l’idea di una condizione di fusione con la natura, dove il rapporto soggetto-oggetto viene superato.
- SUPEROMISMO: deriva dal termine “superuomo”, introdotto da Nietzsche in filosofia. Il superuomo di D’Annunzio è una figura per la quale non valgono i valori della gente comune, è un personaggio legato all’idea dell’eroe tradizionale, al di sopra della morale comune e delle regole imposte dal mondo.