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Chiesa di San Vincenzo a Carsoli, il tempio più antico d’Abruzzo

Carsoli – “Il giorno 10 agosto corrente anno ore 17,00, ho tenuto una conferenza con visita guidata alla  chiesa in titolazione, a dodici anni d’uscita del libro,di cui sono autore.La giornata si è svolta con visita guidata esterna ed interna,descrivendo il restauro terminato nel 2012 oltre alle considerazioni dell’antico sito abitativo ivi gravitante dal nome “Villa S.Vincenzo”.

La chiesa che rimonta all’XI֯ secolo in prima citazione(1062)ma di vetusta’ maggiore,fù edificata probabilmente tra il 1049 e 1056,durante la nascente scismatica diocesi in Carseolo con a capo il vescovo Attone della famiglia dei conti de marsi;avente sede in S. Maria de Carseolo nell’attuale Civita di Oricola,e non in S.Maria de Celle come da erronee interpretazioni.

La chiesa in esame risulta ad oggi il tempio più antico in Abruzzo e tra i più nel centro Italia,vocato al culto di questo martire  spagnolo S.Vincenzo martire di Saragozza. Il tempio nasce su fondazioni preesistenti di un antico sito romano di cui sono stati rinvenuti reperti fittili in situ e zone circostanti.La II titolazione alla Madonna delle rose è del XVI֯ secolo. Tra le tante curiosità ho citato un importante manufatto,ben custodito,la campana datata intorno al 1350 che è circoscritta da una stringa di lettere in gotico minuscolo senza un esplicito  senso compiuto,anche avvalendomi  del celebre paleografo Carlo Tedeschi della Ca Foscari di Venezia, oltre all’enigmatica scritta il manufatto è accreditato tra le più antiche campane presenti in Italia.

Le curiosità emerse dal lungo studio della pieve si espletano nel particolare portale e negli affreschi.Gli affreschi oggi ammalorati,necessitano di restauro conservativo dopo il recupero del dottor Luigi Franchi nel 2012.Tra gli affreschi ho informato gli astanti sulle effigi raffigurate che si innestano con la storia secolare del territorio,la unicità per esempio dell’immagine di S.Elena accreditata tra le più vetuste della regione.Tra gli argomenti affrontati il culto della vite legata alla fidelis del santo ed al paesello perito di fuoco secondo  alcuni storici del passato, che ebbe una continuità abitativa dal gentilesimo romano alla II֯ metà del 1400,in base ai reperti ritrovati,che i presenti hanno incuriositi potuto  analizzare.Tra le informazioni riferite, il legame tra gli antichi abitanti del paesello fuggiti aall’incendio e il piccolo borgo frazione di Carsoli dal nome Motesabinese. Come detto gli affreschi,di autore ignoto,necessitano di restauro,e vanno salvaguardati  perché oltre al valore storico sono un vessillo solido nelle radici delle nostre comunità . Ringrazio quanti hanno partecipato con l’intento,se richiestami, di ripetere quella giornata unica,con il favore di un clima più moderato.

Luciano Del Giudice