“Per un anno Colleferro è stata di volta in volta città dello spazio, città della cultura, città di fondazione e nel 2023 sarà la città dei giovani. Questi sono alcuni dei tratti con cui l’Amministrazione comunale ha comunicato la nuova immagine di Colleferro, che purtroppo non corrisponde alla deludente realtà. Di fatto queste sono prove a carico di una narrazione lontana dalla realtà e dalle promesse elettorali degli ultimi anni.
Gli slogan ambientali, le altisonanti intitolazioni e gli elogi ad alcune aziende del territorio sono messaggi contradditori anche rispetto alla originaria “vocazione” industriale (la più grossa “balla” che continuano a far circolare ed alimentare), che è stata abbandonata in favore di una specie di soluzione a breve termine, costruita senza una trasformazione della struttura economica ed una vera identità culturale.
Per vedere quanto sia cambiata la condizione ambientale di Colleferro negli ultimi anni basta guardare a quanto sia migliorata la vivibilità e l’attrattività della città, la qualità dell’aria, la quantità degli spazi verdi, lo stile di vita, la mobilità cittadina e la pratica dei processi partecipativi. Quanto la città sia avanti nella transizione ecologica e negli obiettivi di sostenibilità lo possiamo constatare tutti i giorni con i nostri occhi guardando anche alle mancate bonifiche, tanto attese dalla comunità della valle del Sacco.
Sono stati anni disordinati, di lucchetti, di espansione urbanistica, di abbandono delle aree industriali dismesse, di posti di lavoro precari, di nuova edificazione, di uso irresponsabile del suolo, di devastazione della biodiversità, di occupazione non di qualità, incuranti dei rischi per la collettività ed i singoli. Ancora non c’è traccia di una volontà politica di costruire una economia circolare e una cultura dello “scarto”, di cui parla Papa Francesco nella enciclica Laudato sì.
L’antico gioiello di famiglia
Sappiamo poco o nulla delle richieste del Comune di Colleferro di assegnazione di risorse finanziarie per gli interventi di economia circolare previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), ma c’è un po’ più di trasparenza nel sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, che ha pubblicato la graduatoria delle proposte ammesse al finanziamento.
Preso atto che la posizione in graduatoria non consente di ottenere i fondi, i cittadini dovrebbero sapere per quale tipo di impianto tecnologico l’Amministrazione colleferrina ha richiesto il finanziamento.
L’economia dei rifiuti non si ferma per questo. A Colleferro chiudono gli inceneritori, ma molto probabilmente si investirà in un compound industriale, che consentirà sempre agli stessi soggetti di mantenere saldamente in mano il business della monnezza.
Veniamo alla discarica di colle Fagiolara, l’antico gioiello di famiglia.
La sua “messa fuori servizio” avrebbe richiesto per legge l’immediata esecuzione del piano di chiusura (se ci fosse), ben organizzato sia temporalmente che tecnicamente. Non sarebbe infatti possibile “chiudere” una discarica con un approccio di “emergenza”, come invece è accaduto a Colleferro.
L’attuale morfologia di colle Fagiolara presenta un innaturale avvallamento, caratterizzato da dislivelli di oltre 20 metri, incompatibili con profili di sicurezza, e una condizione di instabilità generale, che avrebbe richiesto con urgenza interventi per ripristinare condizioni di solidità, secondo le indicazioni della relazione del dott. Raffaele Rizzo.
Invece sono trascorsi due anni e solo a giungo 2022 il Consorzio Minerva (tramite il suo socio di maggioranza relativa, il Comune di Colleferro), divenuto il nuovo gestore della discarica ha richiesto, tramite il procedimento autorizzatorio regionale (PAUR), di eseguire la riconfigurazione morfologica di colle Fagiolara per la sua messa in sicurezza.
In questi due anni si sono verificate infiltrazione all’interno della discarica, con un’alta produzione di percolato, che risulta affiorante. A fine aprile-giugno 2022, in morbida stagionale, il livello medio del percolato misurato nei 10 piezometri risulta più alto di 1.55 m.
Anche il rilascio dei gas prodotti nella discarica non sono stati raccolti e utilizzati: solo il 40,47% delle superfici è “coperta” dal sistema di captazione, mentre il rimanente 59,53% ne è privo. Il sistema ha rilevato la presenza di un flusso esalativo di biogas verso l’atmosfera e infatti la puzza di biogas è facilmente avvertibile. Il gruppo elettrogeno ha smesso di funzionare nel 2018 e si ipotizza che il sistema di captazione verrà in parte ripristinato nel 2025.
La Colleferro immobiliare
L’ampliamento del Polo logistico, l’attività estrattiva della cava, l’intenso traffico ferroviario e veicolare sulle principali strade e autostrada, la turbogas ed il cementificio hanno peggiorato la qualità dell’aria, che è un grave problema sanitario oltre che ambientale.
Dopo il devastante passato industriale, Colleferro è approdato ad una precaria nuova struttura economica fatta di cemento, asfalto e consumo di suolo, dagli effetti immodificabili per l’ecosistema, una volta prodotti.
All’insaputa della cittadinanza e senza alcuna garanzia rappresentata dalla valutazione regionale di impatto ambientale è stato ampliato a ritmo crescente il Polo logistico con il centro di distribuzione di Amazon, giusto perché l’Amministrazione ambientalista era contraria alle varianti urbanistiche e al precariato dequalificato. Questo l’orizzonte futuro che è stato immaginato per i nostri giovani.”
Ina Camilli
Rappresentante Comitato residenti Colleferro
Colleferro, 16.1.2023