Colpi e contraccolpi legali tra Regione Lazio e Cam per i comuni serviti nella zona di confine
Un contenzioso che vede dapprima protagonista il Cam che richiede proprie spettanze, poi la Regione Lazio ora tenta di aggirare il debito su questioni contrattuali
Avezzano. Manovra della Regione Lazio, morosa per milioni di euro nei confronti del Cam, per aggirare il debito. Il tentativo è quello di aggirare la controversia su una questione contrattuale. Ci ha provato nel corso dell’ultima udienza della causa che si è tenuta davanti alla Corte di Appello di Roma.
La vicenda riguarda un duplice aspetto originato negli anni 90, che si è evoluto nel tempo. Si tratta in primo luogo del pagamento dei crediti del Cam da parte della Regione Lazio. Crediti ingentissimi, che all’inizio della controversia ammontavano a circa due milioni, ma che poi nel corso della causa sono stati pagati in parte o sono in corso di pagamento. Ad oggi non sono quantificabili, ma sicuramente la cifra è importante per il bilancio del Consorzio.
La seconda questione, quella più controversa, riguarda il titolo giuridico che legittima il Cam a fornire acqua alla Regione ed il contestuale obbligo della Regione a pagare il Cam. Il problema emerso nel corso dell’udienza, infatti, deriva dal fatto che il Cam é un consorzio di comuni abruzzesi ed è chiamato a effettuare un servizio per i territori di confine tramite l’acquedotto Liri Verrecchie. Servizio complesso e costoso fuori regione.
Il debito della Regione Lazio comporta notevoli ripercussioni di tipo economico sulla società che non è più in grado di sostenere i costi della fornitura elettrica e che in passato, proprio per tale problema, ha rischiato di non riuscire a garantire neppure il servizio ai propri utenti della Regione Abruzzo. Non a caso, più volte in passato, il Cam aveva minacciato di interrompere il servizio che prevede l’erogazione dell’acqua a Borgorose, Collalto Sabino, Collegiove, Fiamignano, Marcetelli, Nespolo, Pescorocchiano, Petrella Salto e Camerata Nuova.
Durante lo svolgimento della causa, la Regione ha riconosciuto i propri obblighi, ma la controversia è arrivata in appello poiché la sentenza di primo grado non ha individuato quale fosse il titolo giuridico o contratto che legittimasse tale attività. Un particolare contrattuale a cui si sta appigliando la Regione. Si tratta infatti di rapporti ereditati dal Cam dalla gestione dell’allora Cassa del Mezzogiorno, negli anni 90. A oggi, quindi, la causa civile davanti alla Corte di Appello di Roma è volta a fare chiarezza su quale patto contrattuale o normativa il Cam è obbligato a effettuare il servizio e la Regione Lazio a pagare i corrispettivi milionari. Il Cam è difeso dall’avvocato Aldo Lucarelli, la Regione dalla propria avvocatura.