Roma – La campagna del 1870 suggellò il Risorgimento italiano offrendo Roma come capitale d’Italia. Lo stato Pontificio era all’epoca dotato di un piccolo contingente militare, ma il vero protettore era l’imperatore dei francesi Napoleone III.
Infatti nel 1864 il governo italiano, aveva stipulato una convenzione con la Francia, la convenzione di settembre, con cui impegnava a rispettare il potere temporale del papa, rinunciando a Roma capitale del Regno. Ciò che diede impulso all’azione italiana nell’estate del 1870 fu la situazione internazionale e gli attriti tra Francia e Prussia.
A fine luglio furono mobilitate alcune brigate italiane al confine con il Lazio: a nord la Reggio (porte di Siena) e la Sicilia (zona umbra);a sud nel napoletano la Savona.
Successivamente fu valutato lo schieramento di un Corpo d’Armata tra Orvieto e Rieti. Il 17 agosto il corpo era schierato. Al corpo venne dato il nome di Corpo d’esercito di osservazione nell’Italia centrale affidato al comando del Luogotenente Generale Raffaele Cadorna.
Le unità di manovra del Corpo erano costituite dalla 11ª Divisione al comando del Luogotenente Generale Enrico Cosenz e la 12ª al comando del Maggiore Generale Mazé de la Roche, la 13ª comandata da Ferrero.
Quando giunsero le notizie della sconfitta francese a Sedan per mano prussiana e la proclamazione della repubblica a Parigi, il governo italiano ritenne decaduto vincolo della convenzione di settembre, annunciando così alle diplomazie europee la volontà di agire su Roma. Prima di passare all’azione militare, il Re inviò per il tramite del conte Ponza di San Martino una lettera al Papa al fine di non opporsi all’ingresso delle truppe italiane nel territorio pontificio.
Il legato italiano fu ricevuto dal Pontefice il 10 settembre, ottenendo risposta negativa alla richiesta di Vittorio Emanuele II. Vennero così aumentate le forze in campo con ulteriori due divisioni da unire al corpo già in posizione, l’ordine di marciare su Roma fu dato dal Re l’undici settembre. Da quel momento iniziarono le attività preliminari di ricognizione e avvicinamento al territorio pontificio, la sera 19 arrivò l’ordine da Firenze di entrare a Roma.
Le forze che difendevano Roma erano meno di 16000 uomini comandati dal generale Kanzler. L’ordine di operazione di Cadorna prevedeva l’attacco principale contro le porte Porta Pia e Salaria da parte della 11ª e 12ª divisione appoggiate dal fuoco d’artiglieria.
La mattina del 20 settembre a partire dalle 4 del mattino vi furono degli attacchi dimostrativi nei pressi di Porta S. Giovanni e Porta Latina. Intanto una colonna si avvicinava a porta Salaria, ma trovatala coperta dal fuoco, si diresse verso porta S. Sebastiano che fu prontamente battuta a partire dalle 6 senza grossi risultati.
Nel pomeriggio del 19 il Generale Ferrero aveva fatto piazzare una delle sue brigate sulla Prenestina, mentre l’altra era dislocata nei pressi di S. Lorenzo per battere, il mattino seguente, la difesa della ferrovia.
La seconda divisione supportava la manovra posizionandosi nei pressi della porta di S. Pancrazio che fu battuta dall’artiglieria. Intanto le truppe dello sforzo principale si preparavano ad entrare attraverso una breccia che sarebbe stata aperta dall’artiglieria nel tratto intermedio della porta. Dopo iniziali scaramucce a colpi di fucileria, venne aperta una breccia nei pressi di Porta Pia.
Le batterie della 12ª divisione furono portate nei pressi di villa Torlonia per battere meglio il varco appena aperto e spianare la strada alle fanterie; le batterie dell’ 11ª divisione si disposero a Villa Borghese per battere il Pincio.
Intanto le colonne di fanteria si preparavano ad entrare attraverso la breccia, alle 9 venne dato l’ordine di attaccare.
Sbloccando la villa Patrizi il 39° fanteria si gettava verso Porta Pia; protetto dal fuoco del 35° bersaglieri, in breve esso superò le difese.
Contro la breccia si mossero la colonna di destra della 12ª divisione (12° bersaglieri e 2° battaglione del 41°fanteria) e la colonna di sinistra dell’11ª divisione (34° bersaglieri e parte del 19° fanteria), la breccia fu presto superata.
La difesa pontificia si arrese. Caddero 4 Ufficiali, tra cui il Magg. Pagliari dei bersaglieri (primo caduto) e 45 truppa; feriti: 9 ufficiali e 134 uomini di truppa. I pontifici ebbero: 20 caduti (tra cui 1 Ufficiale) e 49 feriti.