Subiaco – “La legge regionale di abolizione del 2017 prevede espressamente la trasformazione di questi Enti in Unioni dei Comuni Montani. La domanda è: è utile stabilire dall’alto questo cambiamento che, nella peggiore delle ipotesi, costituirebbe semplicemente una variazione di nominativo dello stesso organismo?
Si badi bene, non sono contrario al fatto che Comuni contermini si associno per raggiungere obiettivi di efficienza. Anzi sono di principio favorevole. Ma questo lo si dovrebbe fare attraverso un processo dal basso, che comprenda le Amministrazioni locali e le comunità, senza disegni imposti da qualcun altro. D’altro canto questo è anche lo spirito rinvenibile nel TUEL.
Il secondo punto riguarda le competenze. Oggi cosa fanno prevalentemente le unioni dei Comuni: 1. gestiscono funzioni e servizi affinché si possano razionalizzare i costi. Giusto. 2. colgono opportunità derivanti da finanziamenti pubblici, in molti casi dedicati alle forme istituzionali aggregate. Giusto.
Ma è sufficiente tutto questo quando in ballo, soprattutto in territori depressi come la Valle dell’Aniene, c’è l’esigenza non più rimandabile di attuazione di valide strategie di sviluppo in tutti settori? La storia ci dice di no.
Le Amministrazioni locali, per essere davvero messe in condizione di cambiare le sorti del territorio, devono poter godere di più ampi spazi di manovra. Molte volte i contributi stanziati dallo Stato e dagli altri Enti sovralocali non sono rispondenti sia per quantità che per le finalità alle reali esigenze della popolazione e del territorio a cui sono destinati. Questo è il problema da risolvere.
Quando si parla di decentramento dei poteri si dovrebbe pensare a questi casi specifici. Poiché con una maggiore autonomia finanziaria e di competenze per gli Enti locali, su materie ben individuate, si otterrebbero diversi benefici: 1) maggiore responsabilizzazione degli amministratori 2) maggiore coinvolgimento e facilità di giudizio delle comunità 3) una maggiore capacità di pianificazione a lungo termine 4) un miglior impiego delle risorse.
Dentro questo quadro le unioni dei comuni, soprattutto quelle di natura montana, create dall’unità di intenti di amministratori che condividono strategie ed obiettivi e conoscono benissimo le criticità del proprio territorio, avrebbero un significato sicuramente maggiore di quello che possono assumere oggi perché, oltre a razionalizzare i costi dell’apparato organizzativo, avrebbero la possibilità di lavorare in sinergia sul campo di una visione del futuro mirata alla crescita”.
(Matteo Berteletti)