La Banda musicale della Polizia di Stato da oltre 80 anni è un importante veicolo di divulgazione della musica in Italia e all’estero.
Composta da 105 esecutori guidati da un vice maestro e da un maestro direttore, tutti provenienti dai più famosi conservatori, partecipa con stile e bravura alle celebrazioni pubbliche più importanti, rappresentando degnamente la Polizia di Stato.
Le sue esibizioni, sia nei più celebri teatri che nelle piazze italiane e del mondo, sono particolarmente apprezzate. Con un vasto repertorio che comprende, oltre alle tradizionali marce militari, anche brani originali e trascrizioni di musica classica e contemporanea, la Banda contribuisce ad avvicinare i cittadini, attraverso la musica, al concetto di “polizia di prossimità”.
L’alto profilo artistico delle sue interpretazioni e la qualità dei programmi proposti qualificano la Banda musicale della Polizia di Stato tra le migliori orchestre di fiati a livello internazionale.
La storia della Banda musicale
La Banda musicale della Polizia di Stato è stata fondata a Roma nel 1928, con elementi provenienti dal Corpo delle guardie di pubblica sicurezza, in un periodo storico dominato da un profondo desiderio di rinnovamento e di ricerca nell’ambito degli strumenti a fiato.
Primo direttore fu Giulio Andrea Marchesini. Musicista di grande sensibilità, particolarmente attento ai problemi tecnico-strumentali, fu autore di numerose trascrizioni e composizioni per banda di pregevole livello, tra cui Giocondità che, dal 1928, continua ad essere la marcia d’ordinanza del Corpo. Fu Marchesini a promuovere l’ampliamento del complesso musicale, che sotto la sua direzione prevedeva 70 esecutori, e a introdurre, tra l’altro, gli strumenti a corda (contrabbassi), oggi non più impiegati.
Se Marchesini, durante la sua trentennale gestione, riuscì a dare alla Banda un’impronta innegabilmente forte e duratura nel tempo, il suo successore, Antonio Fuselli, che assunse l’incarico nel 1957, portò il complesso bandistico a un livello artistico d’eccezione.
Figura storica di grande rilievo nella cultura bandistica italiana, Antonio Fuselli è stato autore di numerose composizioni e trascrizioni che dimostrano il livello e il grado di affinamento raggiunti in quel periodo nel campo della strumentazione per banda, consentendo al complesso musicale di raggiungere elevate qualità timbriche ed interpretative.
Sotto la direzione di Fuselli, nel 1965, l’organico della banda venne ampliato a 102 strumentisti, un vicedirettore ed un direttore con la qualifica di “ufficiale”.
Anche se nel complesso diretto da Marchesini erano presenti tutti gli strumenti indispensabili per una banda musicale, compresi strumenti tenuti fino ad allora in poco conto come l’oboe, il clarinetto basso e l’intera famiglia dei flicorni, nel nuovo organico la ripartizione interna delle varie classi strumentali è stata fissata con criteri ancora più precisi e razionali, valorizzando alcuni strumenti preziosi a discapito di altri (il contrabbasso ad ancia), che vennero gradualmente sostituiti da strumenti più perfezionati.
Dopo la morte di Fuselli, avvenuta nel 1969, l’allora vicedirettore Pellegrino Bossone, vincendo il concorso nel 1973, fu nominato direttore della Banda musicale. Con lui la banda effettuò la prima incisione discografica nel 1977.
La svolta decisiva sul piano giuridico-ordinamentale avvenne, però, dopo la riforma della Polizia di Stato (1981), con il decreto del 30 aprile 1987 che regola tuttora l’ordinamento della Banda.
Tale riforma, portando la smilitarizzazione del Corpo e l’introduzione di figure femminili al suo interno, ha influito non poco sul rinnovamento stesso della formazione musicale.
La riorganizzazione prevedeva la soppressione di alcuni strumenti come la terza tromba in fa, un flicorno contralto e due flicorni bassi/gravi in mi bemolle che vennero sostituiti da un basso/grave in fa e da un contrabbasso in si bemolle, strumenti sicuramente più affidabili e dotati di maggiore versatilità, anche sotto l’aspetto tecnico. La cornetta, strumento lungamente impiegato nelle bande europee, venne definitivamente soppiantata dalla tromba.
Mentre alcuni strumenti furono eliminati nella nuova formazione, altri fecero la loro prima comparsa in un organico che si apprestava ad essere tra i più completi e rappresentativi. Vennero introdotti in questo periodo, infatti, il pianoforte e la chitarra, portando così a 105 il numero complessivo degli strumentisti, tutti selezionati attraverso rigorosi concorsi nazionali.
E’ questo l’attuale organico che il maestro Maurizio Billi, dopo l’incarico di Antonio Imparato (1983/1990) e di Marco Tamanini (1990/1992), dirige dal 1992.