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Consacrato il nuovo Vescovo della Marsica Giovanni Massaro

Avezzano. “So che la Marsica è una terra abitata da un popolo che vuole bene al suo vescovo. Alla mia mamma dico di stare tranquilla perchè io vado in buone mani”. Con queste parole il neo vescovo Giovanni Massaro ha salutato i tanti marsicani, con a capo il vescovo emerito, monsignor Pietro Santoro, che oggi hanno preso parte alla sua ordinazione vescovile.

Piazza Vittorio Emanuele II (piazza Catuma) è stata interamente chiusa al traffico e ha ospitato l’altare e i fedeli arrivati da tutto il territorio per assistere all’ordinazione. Tanti i flash, gli applausi e la commozione dei familiari e di quanti conoscono da sempre il vescovo Massaro, don Gianni come tutti lo chiamano.

A celebrare la funzione monsignor Luigi Mansi, vescovo di Andria, con i consacranti monsignor Pietro Santoro, vescovo emerito dei Marsi, e monsignor Luigi Renna, vescovo di Cerignola Ascoli Satriano, e poi tanti vescovi arrivati da tutto il territorio. Nella grande piazza i sacerdoti di Andria e quelli di Avezzano, i rappresentanti istituzionali, i familiari e i tanti fedeli.

“La pagina evangelica che abbiamo ascoltato ci ha raccontato in poche battute la chiamata di Matteo”, ha precisato monsignor Mansi durante l’omelia, “è lui stesso che scrive, attingendo certamente a suoi ricordi. Il racconto non si dilunga nel descrivere particolari di contorno, ci dice l’essenziale quasi con parole misurate. E suggerisce a noi tante riflessioni che ben si collegano alla circostanza che ci vede qui riuniti in preghiera stasera”.

“Provo ad immaginare, caro don Gianni, quante domande hanno attraversato e attraversano il tuo cuore in questi giorni”, ha continuato il vescovo di Andria, “ma la parola risolutiva è quel “lo seguì” che definisce la risposta di Matteo quel giorno e che è la tua oggi. Già glielo hai detto chissà quante volte nei tuoi dialoghi a tu per tu con Lui, fra pochi attimi glielo dirai solennemente e pubblicamente con il “sì, lo voglio”, all’inizio del rito di ordinazione.

E c’è una postilla da aggiungere, per concludere queste riflessioni, proprio a riguardo della figura di Matteo, che nella liturgia di oggi viene presentato con la duplice qualifica di “apostolo ed evangelista”. Ecco, caro don Gianni, come Matteo sei chiamato a far parte del Collegio apostolico e come Matteo sei chiamato a scrivere con la tua vita di apostolo il vangelo, sempre antico e sempre nuovo, il vangelo di salvezza e di pace che il Signore desidera far giungere a tutti nelle terre ove ti ha mandato. E che sia davvero così, caro don Gianni, tutti te lo auguriamo davvero con immenso affetto, accompagnandoti con la nostra affettuosa preghiera!”.

Dopo l’imposizione delle mani e l’unzione del capo sono stati consegnati al neo vescovo i simboli del suo nuovo cammino di fede. Lui, emozionato, ha ringraziato e abbracciato tutti a partire dal vescovo Santoro. Poi al termine della celebrazione eucaristica ha benedetto i presenti attraversando la piazza in lungo e in largo.  Il neo vescovo ha salutato uno a uno i presenti, ha ricordato i compagni di studio, i vescovi e i sacerdoti che gli sono stati vicino in questi anni, i fedeli, la famiglia e il papà che non c’è più

“Vorrei abbracciare ognuno di voi uno per uno di questa Chiesa diocesana”, ha ricordato, “l’immagine di questa piazza traboccante di gioia, tanti volti amici, insieme a tanti altri che sono rimasti a casa, me la porterò per sempre nel mio cuore. E nel mio cuore dal 23 luglio scorso sono entrati i presbiteri, i religiosi, le religiose e i diacono e i fedeli della diocesi di Avezzano. Sono contento che il Signore mi abbia chiamato a servire questa terra d’Abruzzo e ho il vivo desiderio di incrociare presto i vostri volti.  Impareremo a conoscerci e a condividere i doni del Signore.

Prendendo in prestito le parole di don Primo Mazzolari vi dico “che non ho nè oro nè argento da distribuirvi, altri vi insegneranno a farvi ricchi e a crescere nell’intelligenza. io vengo da voi per divenire buono insieme a voi. Essere buoni è tutto, amare è tutto, è l’unica vera felicità. Chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo la troverà. Solo una vita donata è una vita trovata, degna cioè di essere vissuta. La ricchezza passa, la giovinezza pure, la bellezza appassisce. Solo l’amore rimane nella vita e nella morte. Io vi chiedo il favore di accogliermi in semplicità, così come sono, con fede e con il cuore. So bene che la Marsica è una terra abitata da un popolo buono, accogliente che vuole bene al proprio vescovo. Alla mia mamma dico pertanto di stare tranquilla perchè io vado in buone mani”.

L’ultimo ringraziamento è stato per il comitato organizzatore della celebrazione, ai tecnici, ai volontari, alle forze dell’Ordine e alle autorità. Poi l’affidamento del suo ministero alla Vergine Maria che ha avuto “un ruolo importante” nella sua storia vocazionale. “Sono nato in pericolo di vita e mio padre si recò al santuario della Madonna dei Miracoli”, ha aggiunto, “chiedendogli la grazia di mantenermi in vita e promettendogli che avrebbe accettato con docilità qualsiasi vocazione da parte di Dio su di me. La Madonna ha preso sul serio quella promessa. E se sono presbitero e da questa sera anche vescovo la Vergine Maria ha messo del suo. Non è di certo casuale che sia stato convocato a Roma per ricevere la nomina da papa Francesco il 16 luglio scorso giorno in cui celebriamo la festa della Madonna del Carmine tanto cara a tutti noi sacerdoti. Sono segni semplici che mi dicono che la Madonna mi accompagnerà e chiedo anche a voi di accompagnarmi con la vostra preghiera e il vostro affetto affinchè sia un vescovo buono, umile e gioioso”.