Redazione – Continuano le scosse in una sequenza che è iniziata 4 giorni fa con epicentro a Vicovaro. Ieri alle ore 18:21 a 9 Km di profondità si è toccata finora la magnitudo più alta 2.4 della scala Richter sempre con epicentro Vicovaro. Poi con il trascorrer delle ore altre scosse sempre in Valle Aniene con epicentro Vicovaro ma anche Sambuci e Mandela. L’ultima questa mattina con epicentro Castel Madama di mg 1.6 alle ore 8:34 ad una profondità di 9 km.
Per ora si tratta di una sequenza sismica che risulta essere però continuativa e che riguarda specificamente questa zona della Valle dell’Aniene. Altre scosse, sempre di minore intensità si sono registrate infatti nei giorni scorsi anche a Ciciliano e Saracinesco.
Finora la situazione è sotto controllo, il sindaco Fiorenzo De Simone è i contatto con la sala operativa dell’Ingv per monitorare la situazione. Ci si trova di fronte probabilmente ad una serie di scosse in sequenza, il timore però è che con il passare delle ore e dei giorni questo fenomeno si caratterizzi come uno sciame sismico. Le scosse, anche se fortunatamente lievi, sono peraltro sempre avvertite dalla popolazione residente e dimorante nelle zone epicentrali interessate.
Torna quindi alla memoria il periodo sismico che ha interessato la zona medio alta della Valle Aniene che ebbe ad originarsi nel 2000 suscitando un certo interesse per gli studi di settore, principalmente perché la sismicità di questa zona è ancora poco conosciuta e studiata ed anche perché l’area colpita è nelle vicinanze della capitale romana.
La Valle dell’Aniene si trova impostata su una serie di lineamenti tettonici parte dei quali presentano una direzione appenninica NW-SE e parte con direzione antiappennica NE-SW. Le formazioni geologiche affioranti nei Monti Ruffi (il settore maggiormente interessato dalla sequenza sismica) si sono deposte originariamente in un’area di transizione tra il margine della piattaforma carbonatica “laziale-abruzzese” e la facies umbro-marchigiano-sabina. Tali successioni sedimentarie – si legge in uno studio dell’INGV – sono caratterizzate prevalentemente da terreni cenozoici calcari e calcarimarnosi. La sequenza sismica dell’epoca ha mostrato che tale settore occidentale dell’Appennino centrale manifesta una certa instabilità di carattere tettonico. L’area dei Monti Ruffi è classificata, nella normativa riguardante la classificazione sismica del territorio nazionale, come area a rischio sismico di seconda categoria (S=9). Dalla bibliografia risulta che il patrimonio edilizio dei centri storici dell’area in esame è relativamente antico (prima del 1919), quindi anche una modesta sismicità può influire sulla vulnerabilità e quindi sull’entità del rischio sismico. L’analisi della sismicità della zona ha preso in considerazione circa 150 eventi occorsi dal 1997 ad oggi. In questo lavoro, sono state prese in considerazione le localizzazioni tridimensionali degli eventi (il numero maggiore dei quali fa parte proprio della sequenza sismica del 2000), il rilascio dell’energia sismica nel tempo e le valutazioni statistiche legate alla relazione di Gutenberg Richter. Tale analisi mostra essere un primo e importante passo nella caratterizzazione della sismicità dell’area.
La medio-alta Valle dell’Aniene risulta dunque essere collocata in prossimità d’importanti aree sismogenetiche quali il Fucino, l’Aquilano e il Frusinate. Dall’analisi del Catalogo parametrico dei terremoti italiani si nota, che al suo interno non vi ricadono eventi sismici di magnitudo maggiore di 6. Studi recenti riguardanti la distribuzione delle massime intensità macrosismiche osservate nei comuni italiani indicano, per la zona in oggetto, dei valori intorno all’ottavo grado della scala macrosismica MCS.
I terreni che costituiscono i Monti Ruffi sono di natura sedimentaria e si sono depositati in una ‘fascia di transizione’ che era collocata tra la piattaforma carbonatica, che ha permesso la realizzazione della serie ‘laziale-abruzzese’, e gli ambienti pelagici di mare aperto che hanno consentito la creazione della serie geologica umbro marchigiano Sabino. Ritroviamo pertanto in questa successione terreni cenozoici calcarei e calcarei marnosi.
L’unica zona che esula da tale situazione è la collina su cui si trova il centro storico di Marano Equo. Questo è costituito da materiali calcarei d’età cretacica e può essere considerato come un blocco residuo del margine della piattaforma carbonatica poc’ anzi accennato. I terreni cenozoici più antichi, sono rappresentati dalla ‘formazione di Guadagnolo’ del Miocene inferiore, questi sono costituiti da
marne e calcareniti organogene. Tale formazione si ritrova abbastanza estesa nel settore settentrionale dei Ruffi e nella zona a nord ovest di Saracinesco, mentre nella parte centrale essa è osservabile nelle incisioni vallive dei corsi d’acqua che confluiscono nel torrente Fiumicino. Troviamo poi al di sopra della formazione di Guadagnolo la successione dei Calcari a Briozoi e Litotamni che è costituita da calcareniti bioclastiche intercalate a sottili livelli terrigeni provenienti dalla zona di piattaforma. Tale formazione affiora nella parte centrale e meridionale dei Monti Ruffi (Monte Fossicchi, Costa Sole,
Monte Cerasolo) sulla quale sono stati edificati e sviluppati i principali centri storici dell’area tra cui: Sarcinesco, Cerreto Laziale, e Anticoli Corrado.
La catena montuosa dei Ruffi presenta in generale due zone a diverso comportamento tettonico che possono essere individuate tracciando una linea che parte poco a nord di Sambuci fino a Marano Equo. La prima zona, a settentrione del lineamento citato, ove affiorano materiali sedimentari relativamente duttili che fannoparte della formazione di Guadagnolo e sono caratterizzati da blande anticlinali che
presentano una vergenza verso est nord est, in particolare esse sono osservabili nelle strutture di Monte Macchia e Monte Rotondo. Sempre nel settore settentrionale dei Ruffi sono state descritte da alcuni autori una serie di faglie a direzione est-ovest.”