Carsoli – Ieri sera si è svolta una riunione in videoconferenza con il Presidente della Giunta regionale Marco Marsilio, l’Assessore alla Sanità Nicoletta Verì, i presidenti di Provincia, i Sindaci delle Città capoluogo, i Sindaci di tutti i comuni della Regione sui territori dei quali insistono dei Nosocomi e Presidi Ospedalieri, per trattare temi riguardanti le problematiche sanitarie che l’Abruzzo sta vivendo in occasione di questa seconda fase autunnale dei contagi dovuti alla pandemia da covid-19. La notizia è stata data dal Sindaco di Tagliacozzo che ha effettuato un giro di contatti con sindaci della marsica occidentale e della valle Roveto per fare il quadro della situazione.
Hanno risposto all’invito i sindaci di Oricola (0 positivi), Rocca di Botte (0 positivi), Pereto (1 positivo), Carsoli (17 positivi e con oggi lunedì 26 ottobre scuole chiuse), Cappadocia (0 positivi), Castellafiume (1 positivo), Capistrello (21 positivi), Civitella Roveto (15 positivi), Balsorano (5 positivi), Civita d’Antino (2 positivi), Morino (4 positivi), San Vincenzo V.R. (3 positivi), Scurcola (12 positivi), Magliano dei Marsi (4 positivi) e Massa d’albe (3 positivi).
In questa sede il sindaco Giovagnorio ha puntato il dito sulla difficoltà di comunicazione tra la Asl e le istituzioni.
“Questa incomunicabilità – ha spiegato Giovagnorio – genera una serie di fattori negativi che ricadono sul territorio a discapito della salute dei cittadini, poiché noi sindaci, nella nostra responsabilità di garanti della salute pubblica, abbiamo degli adempimenti da compiere e delle procedure da attivare allorché riceviamo notizia che una persona risiedente sul nostro territorio comunale è risultata positiva all’esame del tampone.
Ho reiterato la richiesta affinché il Direttore del dipartimento dei sistemi informatici inserisse le nostre email istituzionali in un programma che garantisse l’informazione automatica ed immediata dei positivi ai comuni di residenza, senza magari tenere impegnato ulteriore personale sanitario in questa mansione.
Alla grave deficienza di comunicazioni si aggiungono le segnalazioni per i ritardi nelle procedure di inserimento nella piattaforma per l’accesso all’esame del tampone, nella chiamata, nel processare gli stessi tamponi e soprattutto nel dare le risposte dell’esito di questo esame.
Altro grave disagio che scaturisce da questa situazione è I’obbligo della quarantena che devono subire gli interessati e i loro contatti diretti: i cittadini a volte parlano – e forse a ragione – di un vero e proprio “sequestro di persona” che dura giorni e giorni senza possibilità di avere contatti o che qualcuno risponda al telefono.
Tutto ciò rientra purtroppo nell’osservazione, innegabile, che la Asl abbia totalmente mancato l’obiettivo di farsi trovare preparata a fronteggiare l’ampiamente previsto ritorno dei contagi in questa stagione autunnale.
È innegabile che sussista nella Marsica, un generale stato di disorganizzazione a livello sanitario che sta palesando gravissime conseguenze e fatti di malasanità per i quali siamo stati alla ribalta delle cronache nazionali: primi tra tutti le due morti a distanza di meno di 24 ore l’una dall’altra, verificatesi davanti all’ingresso dell’ospedale di Avezzano, senza operare i ricoveri all’interno della struttura.
Innumerevoli sono d’altronde le sollecitazioni che noi sindaci stiamo ricevendo dai cittadini affetti da altre patologie – specialmente oncologiche – diverse quindi dal Covid, per le quali i pazienti sono spesso abbandonati a loro stessi.
Oltre ad un’implementazione del sistema di Prevenzione medica, sia per i tamponi che per l’assistenza di chi è in quarantena vigilata nella propria abitazione, si avverte l’esigenza di organizzare una task-force medica che si rechi nei comuni più lontani e più piccoli a fare i tamponi alle persone anziane o impossibilitate a recarsi con mezzi propri nel drive-in di Avezzano.
Circa il Pronto soccorso di Avezzano, dopo la drammatica relazione del sindaco Gianni Di Pangrazio e della neo nominata Assessore alla sanità ed Emergenza Covid Maria Teresa Colizza, si sottolinea che la struttura, pur essendo stata riorganizzata recentemente, è assolutamente incapace di contenere, non un afflusso eccezionale di utenti, ma addirittura la normalità degli accessi.
Qualcuno ha osservato che il personale impiegato nei Punti di primo intervento di Pescina e Tagliacozzo, potrebbe essere destinato ad implementare quello del Pronto soccorso di Avezzano. Nulla di più sbagliato in quanto ad Avezzano comunque mancherebbero gli spazi necessari ad operare gli interventi. Sappiamo che attualmente i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari si muovono in sole tre stanze; figuriamoci se ulteriore personale fosse convogliato nella struttura centrale di Avezzano.
I P.p.i. di Tagliacozzo e Pescina dovrebbero fungere quindi da strutture di sgravio all’oppresso Pronto soccorso di Avezzano. Con adeguato personale e adeguate strumentazioni i codici di minor gravità potrebbero essere affrontati in queste strutture di supporto.
A Tagliacozzo il “telecomandato” per gli esami radiologici è rotto da mesi e solo nello scorso mese di settembre è stato possibile acquistarne uno nuovo che al momento è in fase di installazione, ma che non sarà utilizzabile prima del 20 novembre prossimo.
Bisognerebbe inoltre sgravare i medici del Pronto soccorso di Avezzano delle lungaggini burocratiche e amministrative cui sono costretti loro malgrado, prolungando oltremodo gli interventi sui pazienti.
In vista della stagione invernale le tende allestite sono poi assolutamente inadeguate sopratutto per le nostre temperature. Sarebbe opportuna l’installazione di moduli con riscaldamento e altri servizi essenziali e gli stessi potrebbero contenere attrezzature di pronto intervento (quali ad esempio defibrillatori, respiratori ecc.).
Inoltre urge un alleggerimento dei ricoveri nell’Ospedale di Avezzano per liberare i posti letti necessari all’emergenza in atto. Si potrebbe pensare a trasferire alcuni reparti nei presidi di Tagliacozzo e Pescina che al momento hanno gli spazi vuoti, immediatamente adattabili alla funzione.
Dopo la chiusura del nostro Ospedale di comunità al terzo piano dell’Umberto I, per destinare il personale infermieristico a fronteggiare l’emergenza scaturita dal caso della rsa “Don Orione”, abbiamo saputo che anche 10 infermieri dall’Ospedale di Avezzano sono stati destinati alla struttura di L’Aquila, che affianca il Covid-Hospital del G8, denominata Delta7.
In questo frangente – conclude Giovagnorio – depauperare di personale le attuali strutture operative per potenziarne altre non sembra la soluzione più logica. La Asl avrebbe dovuto assumere in questi mesi estivi ulteriore personale medico e infermieristico per fronteggiare il ritorno dei contagi autunnale in modo adeguato.
Una particolare menzione infine riguarda i medici di base, che stanno facendo il possibile, ma che purtroppo sono totalmente abbandonati a loro stessi.”