Cultura a Carsoli, al via il restauro del murales sulla “metamorfosi” di Escher
L'opera pittorica venne realizzata 22 anni fà ed è ora in fase di restauro
Carsoli – Venne realizzata ventidue anni fà la Metamorfosi di Escher nell’area della centralissima via Circonvallazione Turano e via Roma. Una area che venne adibita a parcheggio, e sulla quale il muro in cemento ebbe ad ospitare una opera realizzata dall’artista Carla Iacuitti. La passione per l’arte che venne messa a disposizione gratuitamente per la comunità. L’amministrazione comunale dal canto suo ha fornito i materiali per la ristrutturazione del murales stesso.
A distanza di tanto tempo, la metamorfosi, ha subito ovviamente un deterioramento e la stessa artista ha richiesto, ottenendo l’autorizzazione dell’ente comune di Carsoli, di poter procedere ai lavori di restauro che sono già iniziati. A breve dunque potremo apprezzare di nuovo questo murales culturale che rappresenta per l’appunto una delle più lunghe xilografie a colori mai realizzate; essa a livello cartaceo è infatti costituita da un unico foglio,largo poco meno di venti centimetri, che si estende per quasi quattro metri.
Nell’estremo sinistro dell’opera è visibile la parola metamorphose, che si incrocia con la sua ripetizione all’altezza delle “o”; inoltre, tale termine si ripresenta all’estremo opposto, dopo il passaggio per una miriade di forme che,senza soluzioni di continuità, trapassano dalla rappresentazione di una lucertola a quella del favo di un alveare. Da tale alveare, fuoriescono delle api nere che, intersecandosi con dei pesci bianchi, si trasformano per contrasto in colombi neri; in modo quasi impercettibile, inoltre, le pinne laterali dei pesci assumono le sembianze di colombi rosse, mentre gli stessi pesci si trasformano in pappagalli. La presenza dei tre volatili e la loro compenetrazione danno vita a cubi prospettici dalle facce nere e rosse che andranno a costituite le facciate di edifici abbarbicati su un litorale scosceso ( tale paese è in realtà Atrani,situato nella penisola sorrentina e visitato dall’artista durante i suoi viaggi in Italia).
Infine vi è una sorta di ponte sul mare che collega la terraferma con una torre d’avvistamento( utilizzata in passato per l’avvistamento dei Saraceni), trasforma il pelago in una scacchiera verde e bianca (in cui i vari pezzi sono disposti a scacco matto al re nero); ritorna quindi il motivo del quadrato che ci riporta al punto di inizio con l’incrocio delle scritte metamorphose.
In tale opera non vi è quindi confine tra il mondo animato e quello delle cose,fra oggetti ed animali; inoltre, l’impressione generale che ne risulta è quella di una trasposizione da una forma all’altra disordinata ed inquietate ma continua e capace di affascinare l’osservatore.