Cultura: La Chiesa di San Martino di Tours in Villaromana di Carsoli
Editoriale a cura di Luciano Del Giudice
Villa Romana è una frazione del comune di Carsoli(AQ) al limite del paese, un segnalato sentiero montano conduce alla chiesa S. Martino di Tours Nella ricorrenza del santo 11 novembre è tradizione ascendere al tempio sino a 1043 s.l. m con percorsi ben tracciati dal C. A. I di Carsoli(AQ). La più’accredidata fonte agiografica su S. Martino è dello storico Sulpicio Severo (*360†420 d.c) . Sulpicio informa che Martino nato il 316 d. c in Ungheria è inizialmente un soldato romano pagano, il quale donò metà della sua clamide (mantello romano) ad un povero rivelatosi poi in sogno come Gesù Cristo. Il giovane Martino convertitosi al cristianesimo ne vestì gli abiti clericali in seguito venne eletto vescovo di Tours in Francia dove morì l’otto novembre le esequie ebbero luogo il giorno undici. La chiesa lo commemora come patriarca dell’ascetismo anacoretico e primo fondatore del cenobismo europeo, lo stesso S. Benedetto da Norcia gli dedicò la chiesa a Montecassino. Il patriarca è protettore degli armenti dei viandanti e invocato contro gli esorcismi. La fonte più vetusta sulla chiesa-eremo presso Villa Romana è del 1114 d.c. .La menzione è del chronichon sublacense con conferma di alcuni beni al monastero benedettino di Subiaco(RM) dal vescovo di Tivoli(RM):”In Carsoli ,ecclesiam Sancti Pietri in Camerata ,Sancti Martinii de Celle..”, Celle era l’antico nome di Carsoli con giurisdizione anche nel territorio di Villa. Errata è la citazione di alcuni storici riguardo una donazione del 1085 al monastero di Farfa da parte di un nobile sabino dall’ipocoristico nome Cencio, Il Carsule menzionato è una località tra il monte Tancia e S. Giovanni in zona areatina.
Nelle decime vaticane del XIV secolo è in dicitura come S. Martino de Giffa. Nel liberdecimarum del 1324paga 2 tarini d’argento alla diocesi dei marsi ed è amministrata da un rettore . Sul finire del XV secolo è oggetto di un ciclo d’affreschi del pittore Desiderio da Subiaco. Desiderio mediocre pittore già attivo a Trevi nel 1486 e collaboratore del più noto Maestro di Farfa è presente anche nel vicino monastero di S. Maria dei bisognosi. Le visite pastorali del ‘600 riportano la presenza di anacoreti dediti alla vita contemplativa. Presso il luogo sacro è presente un’antico pozzo restaurato come la chiesa ad opera della sovrintendenza aquilana negli inizi del XXI secolo, direttore ai lavori l’architetto Aldo Cianfarani.
L’esterno del monumento si presenta come rielaborazione del tardo ‘500, nel quale si evincono le modifiche strutturali operate nei secoli.Il portale e la finestra sono riquadrati da stipiti non attinenti la vetustà della composizione. Ad est un romitorio usato a mò di rifugio è sempre aperto all’interno sulla parete ovest si delinea una porta tamponata che immetteva alla chiesa.La struttura è acroce latina, nella zona di aggancio del braccio ovest laterale è visibile la continuità di un’arco di scarico direzionato dall’interno. Sulla contigua parete si nota un secondo adito ad uso delle donne, oggi tamponato.L’abside rivolto a nord mostra nelle pareti attigue un’evidente cuci-scuci riconducibile a passati crolli, le due finestre a feritoia sembrano originali. Su una struttura a torre integrata alla chiesa insiste una posticcia composizione utilizzata come campanile. La tessitura del paramento si mostra con filari regolari a sud –ovest meno nel lato nord. Il braccio centrale è ben riallacciato ma difficile intuirne la temporaneità dopo il restauro. Nella parete esterna del romitorio a est sono ravvisabili i contorni di indefinibili archi tamponati .
L’interno ad una sola navata ha due altari, Il principale ascrivibile al XVIII secolo è al titolare del tempio con statua posta in una nicchia ,il secondo a destra di non chiara intitolazione forse S. Paolo per un’effige posta sull’altare che risulta posticcio nell’intera composizione. Di fianco al presbiterio una porta annette un piccolo vano con volta a botte, la stanza a ovest ha una parete ogivale con dianzi un’ara sacra in pietra a nord l’unica finestra-feritoia , si ravvisa nella struttura la probabile primigenia chiesa-romitorio del XII secolo. La parete est unica affrescata mostra una scalfitura nel dipinto con data 1520 elemento aggiunto alla cronologia dell’eseguito. La prima raffigurazione ha la Vergine al centro con ai lati S. Martino e S.Sebastiano. La Vergine è ammantatad’azzurro nella sua regalità di piena di grazia ,S. Martino benedicente al lato e S. Sebastiano ritratto nella sua iconografia ma con bordone da viaggio che lo assimila a S. Rocco di rappresentazione più tarda per inizi ‘500 e che quindi ne consolida l’attribuzione figurata sul finire del XV secolo. Il secondo affresco riquadrato da cornice dipinta rappresenta la Madonna coronata con bambino tra angeli adoranti,in basso la firma dell’autore Desiderio da Subiaco.
Nell’opera traspaiono influenze umbre e riferimenti al severo Antoniazzo Romano. La capriata in legno mantiene pianelle incotto indecorate con impostato al centro un’antica invenzione benedettina lo smorzatore antineve, che evita lo spanciamento del tetto per eccessivo carico della neve. Il pozzo all’esterno mostra un’ ordito con similitudini a quello del braccio centrale della chiesa.L’eremo è integrato otticamente con altri della valle ;S. Giovanni in Fistola presso Collalto 1021 m),il diruto monastero di S. Fabrizio(1048m) presso Rocca di Botte, il diruto S.Erasmo(980 m) presso Oricola, un sentiero è poi direzionato presso S. Maria dei bisognosi. La visione dalla chiesa si espande sull’intera vallata compenetrando il pellegrino di una gran pace,suscettibile da secoli in questi eremi d’altura tra cielo e terra.
Luciano Del Giudice