Arsoli – Dopo essere stati coperti per più di un secolo da strati di pittura, quattro pregevoli affreschi del ‘500 sono stati restituiti alla vista nella chiesa di San Lorenzo in tutta la loro bellezza.Il rinvenimento è avvenuto dopo aver notato che alcune scalfitture sulle pareti della Chiesa lasciavano intravedere la possibile presenza di opere sottostanti. Approfittando di alcuni interventi di restauro in corso sulle otto colonne dell’antica chiesa, Piera Ferrazzi a capo di una equipe di restauratori, ha eseguito anche alcuni saggi sulle pareti scoprendo man mano, sotto diversi strati di pittura, la presenza di alcuni affreschi. Un paziente e lungo intervento di ripulitura, monitorato dalla Soprintendenza per i Beni Storico Artistici e ed Etnoantropologici del Lazio, ha riportato alla fine alla vista gli affreschi, due figure sulle pareti laterali dell’arcone e due all’interno dell’abside, sulla sinistra e sulla destra della figura centrale di S. Lorenzo martire, sull’altare principale.
Gli affreschi raffigurano quattro santi: i primi due ai lati dell’arcone, Sant’Antonio e Sant’Ambrogio, sono facilmente riconoscibili anche per via delle iscrizioni sottostanti, i due sulla parete di fondo, parzialmente visibili, potrebbero essere identificati con S. Lorenzo e S. Roberto, ai quali risulta intitolata la Chiesa in una fase successiva (forse già dopo la morte di S. Filippo Neri, avvenuta nel 1595). In seguito all’intitolazione della Cappella Palatina in Palazzo Massimo a S. Filippo Neri, infatti, fu trasferito il titolo di S. Roberto nella chiesa rurale di S. Lorenzo.
Questi ultimi sono stati restituiti solo parzialmente alla vista attraverso i tasselli di pulitura realizzati, in seguito ad una scelta conservativa fatta di concerto con la Dott.ssa Dora Catalano, responsabile della tutela per la Soprintendenza competente. Il loro descialbo integrale avrebbe infatti comportato la rimozione della versione decorativa ottocentesca creando degli squilibri nella lettura dell’assetto decorativo generale, ormai storicizzato.Il problema del recupero artistico integrale di questi affreschi non è stato di semplice soluzione in quanto per la chiesa di S. Lorenzo non esiste un unico assetto di riferimento. Infatti la stessa struttura dell’immobile è stata oggetto di vari ampliamenti ed interventi artistici che si sono succeduti, sovrapponendosi, in diversi periodi storici, tra il sedicesimo e il diciannovesimo secolo, in cui la chiesa ha visto gli interventi di maggior rilievo.
Grazie al prezioso supporto della restauratrice Piera Ferrazzi possiamo anche ricostruire le fasi e gli interventi che hanno interessato la chiesa. Una prima fase, quella degli affreschi riportati alla luce, possiamo collocarla presumibilmente, in base ad un esame stilistico, tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento. Una data certa, riportata nell’epigrafe in facciata, è il 1580, anno in cui la chiesa è stata oggetto di un primo importante intervento di ristrutturazione ad opera di Fabrizio Massimo, con il quale viene realizzata anche la facciata. L’edificio era quindi già esistente e decorato con i dipinti di prima fase.Il disegno di questa viene attribuito a Giacomo Della Porta in quanto ritroviamo caratteristiche architettoniche simili alla facciata della chiesa più importante di Arsoli, quella del SS. Salvatore dove i materiali usati, in particolare i mattoncini, sono pressoché identici (Matteo Murgano e Walter Pulcini in “Giacomo della Porta e la Chiesa di San Lorenzo in Arsoli, Aequa n. 155).
Poi abbiamo una seconda ed importante fase che è databile tra il 1783 e il 1785, periodo in cui la chiesa è oggetto di un rilevante ed esteso intervento da parte dei Massimo. I lavori, oltre ad una ristrutturazione complessiva dell’edificio, riguardarono anche l’arricchimento delle decorazioni interne all’abside e della volta sull’abside. Questa fase viene ricordata, sulle epigrafi poste sulle pareti destra e sinistra, all’entrata, come un periodo di intenso lavoro voluto da Massimiliano Massimo per sopperire allo stato di abbandono precedente, pertanto si può immaginare che vi furono in questo periodo anche importanti modifiche dal punto di vista architettonico. Le epigrafi attestano inoltre che in quel periodo la chiesa era già dedicata ai Santi Roberto e Lorenzo. Con certezza possiamo affermare che viene realizzata in questo periodo la decorazione con effetto tromp-l’oeil del semicatino absidale, a finti cassettoni con motivi floreali al centro, ad opera di Giuseppe Poggi, all’imposta del quale è stata ritrovata la data di esecuzione (1783 o 1785).
Un ultimo intervento di grosse dimensioni viene realizzato intorno al 1878. Sono trascorsi trecento anni dall’insediamento della famiglia Massimo in Arsoli e si vuole festeggiare l’avvenimento lasciando un forte segno visibile nella Chiesa e nel paese. Viene realizzato l’Asilo S. Filippo Neri, a ridosso e comunicante con la chiesa di S. Lorenzo, e viene totalmente modificato l’assetto decorativo interno alla chiesa. Tito Troja da Ponza, oggi Arcinazzo Romano, viene incaricato di realizzare la decorazione sopra l’arcone con lo stemma dei Massimo e, probabilmente, anche la versione più recente di “S. Lorenzo martire” all’interno dell’abside. A testimoniare l’importanza di questo intervento, lo stemma centrale della famiglia Massimo, sostenuto dalle Fame, è corredato da un nastro con l’iscrizione “cunctando restituit”, espressione utilizzata anche nell’epigrafe a sinistra dell’entrata.
Fu forse questa fase, di intenso lavoro, che vide l’inserimento delle colonne lignee appartenenti all’arco trionfale costruito per Pio VI nel 1789, nella chiesa.
L’iscrizione sulla capriata antistante l’arcone reca la data 1878, anno in cui fu ultimato ad opera di Camillo Massimo il conferimento del nuovo assetto: la decorazione a tempera delle capriate e dell’orditura del tetto, comprese le pianelle in cotto, oltre che la decorazione dell’arcata trionfale e delle superfici murali sull’intera navata.
Insomma la chiesa di S. Lorenzo, un tempo considerata rurale in quanto esterna al paese, oggi è divenuta un piccolo scrigno di tesori artistici e racconta una storia ricca di accadimenti e testimonianze. Non solo, essa riveste anche un valore sociale per la comunità arsolana in quanto ospitò l’assemblea che designò il rappresentante della comunità presso il giureconsulto Luca Peto che avrebbe redatto lo statuto pubblicato nel 1584.
(Paolo Morani)