ROMA – ‘Si tratta di una iniziativa messa in piedi da tutta la comunità ucraina, non solo da me. Siamo tre comunità di Roma e abbiamo fatto appello per raccogliere aiuti, soprattutto per gli sfollati che a causa della guerra hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni’. Nonostante lo stato d’animo, nonostante la fatica, non si sottrae alle telecamere e ai microfoni il rettore della chiesa di Santa Sofia a Roma in via di Boccea 478, parrocchia di riferimento dei cittadini ucraini della capitale, Santa Sofia, padre Marco Semehen, che alla Dire parla dell’iniziativa che lo vede in prima fila nella raccolta di beni di prima necessità da inviare ai suoi connazionali in Ucraina.
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Serve tutto per i civili ucraini, finiti sotto le bombe della Russia. Dalla pasta ai fiammiferi, dall’olio di oliva e di girasole in lattina al latte in polvere per i bambini, dal riso al caffè, dal the alla Nutella, fino alle barrette, al tonno in scatola, ai legumi e al cibo in scatola.
Senza dimenticare i farmaci anche aperti o in scadenza. Scorrendo la lista si leggono aspirina, tachipirina, ibuprofene, fermenti lattici, bende, bende elastiche, siringhe e cerotti. E poi garze, disinfettanti, disinfettanti per l’acqua, pannolini, assorbenti, teli antigelo, insulina, metformina e vitamine.
‘Come avete visto dalla tv- aggiunge padre Semehen- ci sono molti bombardamenti a Kiev e nel resto dell’Ucraina. Oggi il mio appello è per chiedere soprattutto medicine, garze, bende, le cose di prima necessità per curare i numerosi feriti. Abbiamo ricevuto, e riceviamo ogni giorno, tante richieste dagli ospedali, sia dal centro del paese che dalle parti occidentali. Stiamo raccogliendo anche cibo in scatola, oltre a sacchi e medicine’.
‘La raccolta- prosegue il rettore della chiesa di Santa Sofia- durerà fino a quando ci sarà necessità. Alcuni dicono che tutto questo finirà a breve, purtroppo non è affatto vero. Ecco perché la nostra raccolta durerà tutti i giorni. Siamo aperti dalle 9 del mattino alle 7 di sera, ma anche al di fuori di questi orari si può chiamare perché ci sono sempre volontari per raccogliere tutto quello che i cittadini ci vorranno donare’.
Una richiesta urgente e disperata quella partita dalla parrocchia di Santa Sofia, nel cuore di via Boccea. Una richiesta alla quale i romani hanno aderito immediatamente. Si commuove padre Semehen: ‘Siamo molto meravigliati, siamo molto grati- dice con le lacrime agli occhi- è una cosa per noi davvero inaspettata, mi fa piangere. Grazie di tutto. Dai cittadini romani abbiamo ricevuto una solidarietà di altissimo livello, una risposta molto forte. Dalle persone comuni alle parrocchie, dalle comunità alle associazioni, dalle fabbriche alle banche fino agli avvocati. Tutte personalità differenti della città eterna ci hanno aiutato. Così come hanno fatto anche il vicario di Roma, la chiesa cattolica e la Caritas, tutti ci stanno sostenendo. In questa situazione di necessità non ci sentiamo abbandonati’.
‘Gli aiuti partono da oggi– aggiunge- questa mattina abbiamo caricato un pullman con indumenti caldi e coperte e un altro mezzo è pronto per partire alla stazione Ostiense. Un altro partirà il prima possibile carico di medicinali per gli ospedali che si trovano nelle città ucraine colpite direttamente dalla guerra. Stiamo inoltre organizzando il viaggio di tir e camion che viaggeranno in direzione del confine tra Ucraina e Polonia, dove c’è un corridoio umanitario, e altri mezzi sono in partenza per altre città, tra cui Ivano-Frankivs’k, dove sono presenti centri di distribuzione della Caritas delle diverse realtà ucraine. Poi, se sarà possibile, si cercherà di avvicinare gli aiuti ai territori del conflitto’.
Numerosi i volontari che raccolgono scatole e scatoloni di varia grandezza, che ammassano pacchi di pasta e riso, che dividono le medicine dagli alimenti. È un lunedì diverso, sul piazzale della grande chiesa bianca di Santa Sofia si incontrano genitori con figli, donne e uomini, ragazze e ragazzi di tutte le età. Tutti uniti dal desiderio di essere al fianco del popolo ucraino.
Tra loro Gaia che spiega: ‘Le mie origini sono bielorusse, sentivo di dover venire qui. È sempre un piacere poter aiutare persone che hanno bisogno e in questa situazione non potevo fare altro che portare un piccolo contributo a chi sta soffrendo’. Insieme a lei Maria, che afferma di aver portato ‘medicinali e generi di prima necessità, dal cibo in scatola fino ai pannolini e agli assorbenti, perché non dobbiamo dimenticare i bambini e le donne, che in queste raccolte fondi sono forse sempre un po’ dimenticate’. Margherita tiene invece a sottolineare che ‘hanno partecipato anche le nostri madri. Oggi siamo venute in tre ma dietro di noi c’è una squadra di amici. Se tutto questo dovesse continuare, torneremo sicuramente’.
Il signor Alessandro ha un furgoncino che pubblicizza alimenti per cani e all’interno del luogo di raccolta c’è anche un cartello scritto a penna che riporta la dicitura ‘cibo per animali’. Oggi, però, ha portato cibo per la popolazione. ‘Sono qui per dare un contributo, anche se piccolo, alla cittadinanza ucra ina-spiega- ai cittadini che stanno subendo un torto inaudito. Ho portato cibo e medicine: pasta, olio, tonno, aspirina, tachipirina e siringhe, un po’ di quello che c’era nella lista’.
E poi ci sono Alessandro ed Emanuele dell’associazione ‘Green atlas’. ‘Oggi siamo qui- raccontano orgogliosi- per aiutare nella raccolta di medicine, di beni alimentari e di prima necessità e per poi inviarli alla popolazione ucraina, ma stiamo cercando di capire come andare lì direttamente anche noi il prima possibile. Al momento stiamo portando alla popolazione cibo, coperte, cibo per bambini, tutte cose che possano servire all’occorrenza e all’urgenza a quanti stanno vivendo con razioni limitate‘.
Non solo semplici cittadini o volontari. Sul piazzale della parrocchia compare anche un mezzo della Croce Rossa Italiana. ‘Siamo qui oggi- informa Luca, del Comitato locale municipi 13 e 14 di Roma- perché anche a noi, come ai cittadini della capitale, la basilica ha chiesto aiuto e siamo venuti a portare il nostro stoccaggio di generi per l’igiene personale, compresi gel e mascherine, tutto quello che può essere d’aiuto alla popolazione. Materiale che sarà poi portato al confine, dove la Federazione internazionale di Croce Rossa distribuirà in territorio ucraino’.
Da semplici cittadini a volontari della chiesa fino alle suore. Tra loro suor Nicolaya, che insegna catechismo ai bambini della chiesa ucraina di Santa Sofia. ‘E’ difficile spiegare ai più piccoli cosa succede veramente– afferma la religiosa- perché loro chiedono molte cose, si domandano quali siano le loro colpe, cosa abbiano fatto ai russi, perché questi li vogliano uccidere e non vogliono che esista l’Ucraina, il loro paese. Io devo cercare un equilibrio, devo cercare di parlare della situazione in un modo più accessibile ai bambini, spiegando loro che non tutti i russi sono uguali ma, allo stesso tempo, che la guerra c’è, che davvero in Ucraina muoiono persone, che noi dobbiamo pregare, dobbiamo sostenere le nostre famiglie che sono lì e che dobbiamo pregare per la conversione della Russia. Lo spiego in questo modo’.
‘Da ieri- aggiunge poi suor Nicolaya- abbiamo ricevuto molta solidarietà da parte delle persone che portano tante cose per aiutare il nostro popolo in Ucraina. Vedo che continuano a portare tante cose, ieri abbiamo lavorato tutto il giorno, anche oggi è così. Vedo che gli italiani sono molto vicini al nostro popolo ucraino e capiscono in modo giusto la situazione che il mio paese sta vivendo in questo momento. Tutti ora dicono le cose vere, e cioè che c’è una guerra, che non è un conflitto tra di noi, che non è un conflitto solo politico ma che c’è una guerra reale’.
‘Parlo con tante persone- aggiunge- che oltre a portare un aiuto economico pregano per noi. Questa chiesa è diventata un simbolo di sostegno, di umanità e della presenza di Dio accanto a noi. Sentiamo molto che le persone pregano, lo sentono anche i nostri militari, che dicono di sentire la mano di Dio che li protegge. Per questo chiediamo che tutto il mondo preghi per noi’.
Mentre raccolgono, separano e catalogano incessantemente i cibi e le medicine ricevute in dono dai romani, i volontari della chiesa ucraina di Santa Sofia quasi sembrano dimenticarsi del momento terribile che stanno vivendo. Si scambiano timidi sorrisi e per pochi attimi dimenticano le storture e gli orrori della guerra. (www.dire.it)