COLLEFERRO – Da Ina Camilli, referente comitato residenti Colleferro riceviamo e pubblichiamo: “In discarica e nell’area circostante si stanno eseguendo imponenti lavori di sbancamento, con quale autorizzazione non possiamo saperlo dal Sindaco Sanna o dall’Assessore Calamita, perché non ci rispondono e non risponderebbero. Per sapere qualcosa dobbiamo chiedere un incontro alla Regione.
Cosa sappiamo di certo? Dagli atti pubblicati sul sito della Regione risulta che Lazio Ambiente spa ha richiesto nuove autorizzazioni per realizzare il “Progetto di riconfigurazione morfologica della discarica, capping finale e miglioramento impiantistico”.
Il 19.5.2022 gli Uffici hanno attivato il procedimento autorizzatorio unico regionale (PAUR) con la valutazione di impatto ambientale (VIA) e la richiesta di autorizzazione integrata ambientale (AIA).
Stimiamo un periodo di attività di almeno 2 anni prima che avvenga la chiusura, ma avverrà?
Costo finale delle operazioni € 17’173’769.33. Il procedimento non è ancora concluso, ma ci sono operazioni in corso.
Il “progetto di riordino” e rimodellamento nasconde, di fatto, la ripresa dei conferimenti (con nuovi codici 190501 e 190503), riconducibili alla frazione organica stabilizzata (FOS), meglio descritta come compost fuori specifica, non essendo materiale stabilizzato, proveniente dal pessimo trattamento dei TMB dei rifiuti urbani non differenziati (noti con il CER 200301).
Oltre alla ‘riapertura’ della discarica (che la Regione non ha infatti chiuso) con altre decine di migliaia di FOS sta emergendo forte la preoccupazione che si debbano anche utilizzare centinaia di migliaia di metri cubi di terreno provenienti da aree attigue alla discarica, di cui vorremmo avere la certezza che siano smaltiti nel rispetto delle norme vigenti e conseguentemente dell’ambiente.
Il conferimento della FOS è stato più volte tassativamente escluso in Consiglio comunale dall’Assessore Calamita che, a questo punto, va sconfessato sia per le dichiarazioni di “chiusura” di colle Fagiolara, sia per la riconfigurazione con terreno.
Non si comprende il motivo per il quale il Comune di Colleferro non abbia dato parere contrario in sede di VIA, come ha fatto il Comitato residenti Colleferro, l’unico che ha presentato osservazioni contrarie; probabilmente per il fatto che dovrà contribuire direttamente alla ‘riapertura’ della discarica, in barba di chi parla di “chiusura”.
La tanto decantata “chiusura”, come abbiamo più volte detto, non è mai avvenuta e la gestione post-chiusura per 30 anni ancora deve iniziare, a maggior ragione adesso che si vuole ‘riaprire’ la discarica e mettere in funzione un impianto per la miscelazione all’interno del suo perimetro.
Per non parlare degli impianti tecnologici a servizio della discarica (biogas e percolato) che risultano insufficienti in tutta la parte valliva non portata a riempimento. I rifiuti sono saturi di percolato per infiltrazione di acque di pioggia e per la mancata gestione di grandi quantità di tale liquido.
La maggior parte della superfice è priva di captazione per le disfunzioni del sistema di estrazione del biogas e l’impianto di valorizzazione energetica non è operativo dal 2018. Dove è andato e va a finire tutto questo gas?
Anche volendo dare una lettura la più estensiva possibile degli atti e della situazione molti punti restano da chiarire. Vediamo quali.
La Determinazione regionale, successiva all’apertura del PAUR, impegna a favore di Lazio Ambiente spa € 234.350,50 per “attività di gestione del post mortem” (26.7.2022, n. G09892).
Questa frase non va sottovalutata per 2 motivi: 1. La gestione post-mortem inizia dopo la chiusura della discarica e non prima. Cosa viene finanziato quindi? 2. Noi cittadini abbiamo già pagato con la tariffa di smaltimento il post-mortem (che i Comuni pagavano alla società regionale per conferire i rifiuti) e per tale attività Lazio Ambiente spa, che gestiva la discarica, ha già incassato milioni di euro.
La tariffa di conferimento in discarica comprende, per legge, oltre ad una tassa da destinare alla Provincia tramite la Regione per utilizzi ambientali, anche i costi di gestione, gli utili e alcune decine di euro per ogni tonnellata sversata da accantonare per l’utilizzo volto a garantire la gestione post-mortem. A fronte di alcuni milioni di tonnellate di rifiuti conferiti in poco meno di 30 anni, calcolando che per ogni tonnellata in entrata i Comuni pagavano circa 20-30 euro per la gestione post-mortem, ci chiediamo dove sono finiti tutti i soldi incassati?
Perché la Regione stanzia così tante risorse pubbliche e paga due volte la stessa operazione? I soldi che abbiamo pagato per anni che fine hanno fatto? Perché il Comune di Colleferro non si rivolge alla Corte dei conti per fare chiarezza ed anzi si sostituisce, tramite Minerva srl, alla gestione restando in silenzio, come se fosse tutto a posto?
Prossimamente approfondiremo il discorso sulle terre che saranno utilizzate nella ‘riapertura’ della discarica, poiché siamo in attesa che la Regione, Lazio Ambiente spa, Arpa Lazio e il Comune ci forniscano la documentazione richiesta.
Vorremmo escludere l’esistenza di situazioni molto gravi che, ove si evidenziassero, provvederemo a denunciare penalmente e amministrativamente, rivolgendoci anche, se necessario, alla Corte dei conti.
Vogliamo essere invece ottimisti verso le tacite associazioni territoriali che non potranno non affiancarci in questa battaglia, sicuri che non siano state zittite dai mille intrecci della politica, su cui vi terremo informati. Noi ribadiamo la nostra volontà di tutelare il territorio e i soldi pubblici.
Ina Camilli
Rappresentante Comitato residenti Colleferro