EDITORIALE – Ormai la parola “crisi” è talmente ricorrente che di fatto è entrata a far parte a pieno titolo della nostra vita quotidiana. Quello che dovrebbe costituire una anomalia è ormai diventata una consuetudine. Ma non per questo dobbiamo o possiamo rassegnarci a convivere. I meccanismi della politica partitica che gradualmente ci hanno condotto in questa parentesi che sembra non potersi chiudere tanto facilmente deve spingerci ad interessarci direttamente dei problemi che ci riguardano.
Ma non ci riguarda solo cio’ che accade nel nostro condominio, nel paese, nella città e nel quartiere. Ci riguarda una decisione che prende il governo e a pioggia si riflette sulla vita di ognuno. Un aspetto su cui riflettere. Chi occupa un “posto” strategico e prende decisioni, non le prende a titolo personale ma “per conto terzi”, ossia per tutti noi, dal primo all’ultimo dei cittadini. Dal più anziano all’ultimo venuto al mondo.
La politica il cui termine deriva dal greco “polis” che significa città, sta perdendo anche la sua etimologia. Eppure è un qualcosa di imprescindibile, in quanto rappresenta l’effettiva necessità per un popolo che per vivere deve essere governato. Ma la “gente” alias “il popolo” è ciascun cittadino per i propri diritti e solidalmente per l’intero.
Abbiamo il dovere dunque di approfondire e di esercitare i nostri diritti/doveri, ponendo una forte attenzione nelle scelte e nell’unico modo che abbiamo a disposizione per farci valere e sentire; il consenso, il voto!
La politica nazionale ci sembra distaccata, lontana anche perchè alcune decisioni importanti vengono prese da ultraottuagenari, che non vivono i problemi di chi lavora, ma anche di chi produce lavoro. Poichè è nelle imprese e nell’industria che si ricrea sviluppo ed opportunità occupazionali. La crisi, sta facendo franare un sistema produttivo che è inserito in ambiti europei ed internazionali.
Quest’anno dunque le elezioni europee, che di solito il popolo vive anche con un certo distacco, hanno una importanza straordinaria e strategica. Sicuramente non ci troviamo di fronte all’Italicum o al Porcellum, ma ad un meccanismo elettorale sancito dalla Comunità Europea che si trova a rinnovare il suo parlamento, quello di Bruxelles.
Tutto cio’ ci riguarda piu’ di quanto noi possiamo immaginare, ed abbiamo il dovere di approfondire ed indirizzare il nostro diritto/dovere cercando ora piu’ che mai di individuare percorsi di politica europea con le persone giuste al posto giusto.
Un nuovo parlamento europeo avra’ anche il potere di reindirizzare e di correggere le politiche nazionali scellerate che hanno visto politici di ogni schieramento spendere i soldi dai bancomat pubblici come se fossero privati. Un sistema che ha creato un divario sociale, a danno delle grandi, piccole e medie imprese.
Dunque chi nella vita ha dato prova di aver saputo realizzare nei comparti industriali e di capire la politica economica dell’Europa può dare delle risposte dirette al sistema. Non possiamo seguire il consenso al buio…magari solo perchè un candidato è abbinato al circolo di partito.
Occorre oggi pensare a cittadini che siano “legati” da un comune denominatore, quello del riscatto e del conseguimento politico economico Europeo dove serve non solo far sentire una voce, ma soprattutto agire per la politica economica europea, che di rimando comporta degli effetti per quella nazionale.
La casta partitica non vive i problemi, anzi con la crisi il distacco è sempre piu’ evidente, i proclami, promesse e pontificali ormai non servono piu’. Abbiamo il dovere di allearci con noi stessi, e visto che in Italia regnano ottuagenarie orecchie da mercante, abbiamo il diritto/dovere di spezzare questo meccanismo. L’Europa è piu’ vicina di quanto noi possiamo pensare. (Daniele Imperiale)