TIVOLI – Il 26 maggio 1944, nel pieno della seconda guerra mondiale, Tivoli fu gravemente colpita dai
bombardamenti aerei che causarono 464 morti tra i civili, sopresi dalle bombe nelle loro attività
quotidiane. Oggi, settantotto anni dopo, l’amministrazione comunale ricorda i cittadini morti sotto i
colpi di quei raid. In mattinata, il Sindaco di Tivoli Giuseppe Proietti si è recato in località Colli di
Santo Stefano, proprio dove avvenne la strage dell’Aretta, che vide la fucilazione, nel giugno del
1944, di alcuni giovani tiburtini come rappresaglia per la morte di un soldato tedesco. Da qui,
questa mattina, è partito il Cammino della Liberazione della valle dell’Aniene, promosso da
Simone Di Nillo, Valentina Flammia, Angelo Mariotti e Pino Salinetti. Durante il cammino, che si
svolgerà fino al 29 maggio, verranno ripercorsi i luoghi delle stragi nazifasciste del maggio-giugno
1944, come la strage di Vicovaro, quella di Colle Siccu a Castel Madama, quella di Canterano fino
ad arrivare a Subiaco.
Alle 10, a piazza Garibaldi, il sindaco, insieme alle autorità e alla tromba solista dell’Accademia
Ergo Cantemus, ha reso omaggio ai caduti civili di fronte al monumento intitolato alle vittime
tiburtine, dove è stato deposto un cuscino di fiori e osservato un minuto di silenzio accompagnato
dal suono della tromba. Il corteo si è poi spostato al cimitero monumentale cittadino. Davanti al
monumento, alla piccola cappella cimiteriale e ai luoghi in cui vennero sepolti i caduti, sono state
deposte le corone di fiori in memoria delle vittime. Don Bruno Leone ha rivolto un pensiero ai
caduti, alle loro vite interrotte tanti anni fa, e ha lanciato un messaggio di pace e di speranza, quanto
mai necessario al giorno d’oggi.
«Abbiamo reso omaggio ai caduti davanti al monumento posto a piazza Garibaldi, in quello che fu
l’epicentro del bombardamento – ha affermato il primo cittadino -. Oggi piazza Garibaldi è una parte
della città viva: scorre il traffico, suonano i clacson, passeggiano le persone, come se nulla fosse
accaduto 78 anni fa. Ricordare quello che successe quella mattina è importante. Leggiamo qui, su
questa lapide, il nome e cognome di un bambino di anni 13, un bambino che nulla aveva a che fare
con la guerra. Il suo ricordo, il ricordo di tutte le vittime, deve spingerci a fare il possibile affinché
simili tragedie non si ripetano più».