Roma – Esasperazione per le chiusure ma non solo, anche il mancato rinnovo delle concessioni dell’amministrazione capitolina ha di fatto costretto gli ambulanti a scendere in strada. E cosicchè è in corso nei pressi dell’Uscita Appia una protesta massiva e con adesione oltre ogni aspettativa a livello numerico. E anche chi è rimasto bloccato nel traffico, alcune auto sono ferme da oltre un’ora, solidarizzano con gli ambulanti.
La ripercussione del blocco sta interessando tutto il quadrante di riferimento con code chilometriche in formazione. Gli ambulanti romani, protestano dunque perchè inascoltati, e perchè non ce la fanno piu’ a tirare avanti con le perduranti chiusure che vanno avanti ormai da un anno.
La categoria, in assenza di manifestazioni ed eventi, è stata particolarmente colpita, solo che gli stessi lamentano una scarsa se non una totale disattenzione dei media, e del governo in generale.
Ecco alcune interviste raccolte sul posto:
“Facile a dì che tutti dentro, quelli che pijano trentamila euri ar mese – commenta un ambulante indignato in vernacolo romanesco – ce fanno la morale a noi perchè volemo solo lavorà. Nun je la fanno a curà le persone e allora ce mettono ai domiciliari, ma noi se nun morimo de covid morimo de fame, e che annamo a magnà a casa loro? E no perchè loro stanno all’attici se fanno venì er catering a domicilio e se metteno a magnà tanti quanti je ne pare tanto chi li controlla? E poi chi sta pieno non crede a chi sta vòto”.
“Anche se siamo in coda – commenta un agente immobiliare – e mi sta saltando un appuntamento, ritengo sia giusto pazientare, stare fermi e solidarizzare con loro”.
“Siamo piu’ che in ginocchio, e non si capisce che non si può andare avanti così – afferma un altro ambulante – ma oltre alle regole che tutti vogliamo rispettare, ci devono far vivere e lavorare, non ci possono reprimere la vita perchè così è una condanna a morte, e poi devono smetterla con quelle facce funebri a farci vedere ogni sera i falo’ dei morti incendiati in India, basta con questo terrore per reprimere il popolo, e se non la smettono, sarà il popolo ad insorgere e questo per la nostra categoria è solo l’inizio”.