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Famiglia ebraica nascosta a Carsoli, toccante racconto a Brescia di Ruth Hauben

BRESCIA – Nell’ambito di una serie di iniziative per celebrare il “Giorno della memoria” a Brescia è stata raccontata da Ruth Hauben, una storia a dir poco emozionante che lega le vicissitudini di una famiglia al tempo delle deportazioni al territorio di Carsoli. Fa accapponare la pelle questa storia, ed  è la stessa protagonista che presso l’Auditorium San Barnaba in corso Magenta a Brescia ha voluto raccontarla con grande emozione.

Il tema dell’evento è stato: “Ruth Hauben, il caso di una lunga fuga europea ed un internamento italiano all’interno della questione ebraica, incontro con una sopravvissuta”.  La protagonista del racconto, classe 1934 con estrema lucidità ha ripercorso le varie tappe della intensa storia della sua famiglia, con l’aiuto della professoressa Silvia Luscia, docente dell’Istituto Tecnico Commerciale Statale Abba Ballini di Brescia.

Ruth Hauben, ha narrato quelle epoche facendo sì che il numeroso pubblico potesse essere immerso quasi nelle scene di una pellicola cinematografica, tanto era forte il realismo intriso di emozione, determinazione, coraggio, grande coraggio e sicuramente rimpianto nostalgico per la sua famiglia.

Ruth racconta l’epoca in cui suo padre Salomon, ebbe a nascondersi a Carsoli,  dove rimase dal 1938 e fino al 1943. Per tutti erano “gli sfollati milanesi”, ma la realtà li accolse con affetto. Il ricordo di Ruth di quella Carsoli sembra in bianco e nero, e riporta alla mente proprio l’epoca della distruzione nella seconda guerra mondiale.

Questa la storia ripercorsa da Ruth:

All’ inizio degli anni 30 del secolo scorso Salomon Hauben, orologiaio, lascia la natia Jaroslaw, in Polonia, e raggiunge il fratello a Parigi. Dopo qualche tempo il fratello decide di tornare in Polonia (dove. In seguito, morirà con altri 40 componenti della famiglia durante la Shoah), mentre Salomon si trasferisce a Volklingen, cittadina tedesca della Saar.

All’incirca nello stesso periodo Fanny Grunwald lascia la famiglia nella città ungherese di Zborov, ai confini con la Slovacchia, per trasferirsi dalla sorella Hanna, che viveva con marito e figli nei pressi di Volklingen.
Salomon e Fanny si conoscono e decidono di sposarsi. Il 30 maggio 1934 nasce la loro primogenita Ruth.  In seguito al continuo peggiorare in Germania delle condizioni di vita per gli ebrei, nel 1937 Salomon decide di trasferire la famiglia a Milano, dove l’ anno successivo nasce la secondogenita Sonia.

Con le leggi razziali del 1938, la situazione degli Hauben si fa più complicata. In seguito a un controllo, Salomon (apolide e perciò privo di documenti) viene rinchiuso prima a San Vittore, e in seguito, nel settembre del 1940, internato a Ferramonti, in Calabria, dove viene raggiunto dalla famiglia nel maggio 1941.

Dopo alcuni mesi di vita relativamente serena, nell’ autunno del 1941 le autorità decidono di smobilitare il campo di Ferramonti, trasferendo gli internati in altri campi o località in Italia . Gli Hauben furono indirizzati in Abruzzo, a Carsoli, piccola cittadina in provincia dell’ Aquila, ai confini con il Lazio. Qui vissero tranquilli, considerati dalla popolazione locale come «sfollati milanesi» fino all’ 8 settembre 1943.

L’ 8 settembre, intuendo le conseguenze del cambiamento in atto, Salomon Hauben decide di lasciare Carsoli per nascondersi nelle frazioni del comune, più defilate e meno soggette a controlli. Con l’aiuto di un conoscente si nasconde prima nella frazione di Tufo, presso la sig.ra Cipriani, madre di 7 figli, in seguito nellafrazione di Villa Romana e poi nella frazione di Poggio Cinolfo, in casa di Francesco Eboli. Nella primavera del 1944 si spostano a Vivaro Romano, fino all’arrivo degli Alleati pochi mesi dopo. 

foto in evidenza: Ruth Sara Hauben con la sorella minore Sonia

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LA STORIA DI RUTH

Ruth Sara Hauben è nata a Volklinger nella Saar (Germania) da Salomon Hauben e Fanny Grunwald il 30 maggio 1934. La famiglia Hauben prende il cognome della nonna paterna, che era sposata solo religiosamente col marito e quindi i figli hanno preso il suo cognome. Con la famiglia si trasferisce a Milano nel 1937, dove già vivevano i parenti Klein e Katz. Nel 1938 nasce la sorella Sonia. L’abitazione e il negozio del padre, orefice orologiaio, sono in via Pergolesi. Nel 1940 il padre viene preso e internato a Ferramonti. Successivamente Fanny e le figlie raggiungono Salomon a Ferramonti. Durante quegli anni Ruth prende il nome di battaglia di Nuccia. Giunto il momento di scegliere la destinazione per il libero internamento, pur avendo chiesto di andare nel Nord Italia, vengono mandati a Carsoli (L’Aquila). Da qui si rifugiano a Tufo di Carsoli, poi a Poggio Cinolfo e infine a Vivaro Romano, in provincia di Roma, dove vengono liberati. A Poggio Cinolfo di Carsoli la famiglia Hauben viene nascosta per sei mesi nella vecchia casa di Francesco Eboli e sostentata dalla moglie Angelarosa, mentre la casa nuova degli Eboli – a poca distanza di lì – è requisita dal comando tedesco. Insieme agli Hauben, in quegli anni sono stati accolti a Carsoli anche l’ingegnere Scik, il professor Redler e il dottor Landi. La famiglia Hauben, dopo la Liberazione, si trasferisce a Roma. Dopo la maturità Ruth viene a Milano e frequenta la facoltà di Lingue alla Bocconi. Nel 1961 Ruth si sposa con Vito Foà e da lui ha una figlia, Michaela Noemi Foà, coniugata con Andrea Borsetti (che a sua volta ha avuto due figlie, Marta e Sara Borsetti). Ruth e Vito vivono a Milano.

Ruth Sara Hauben, con la madre Fanny ed il padre Salomon a Carsoli 1942

 

La signora Fanny Grunwald Hauben, madre di Ruth e di Sonia, nel caseggiato famiglie Giorgi in via Mazzini a Carsoli 1942

 

Salomon Hauber a Carsoli – palazzine Giorgi via G. Mazzini (fianco scuole elementari) 1942