Roma. Ci siamo, finisce la sempiterna era Napolitano. E’ l’ultimo giorno del Re come Presidente della Repubblica Italiana, l’unico ad essere stato eletto due volte e l’unico a nominare presidenti del Consiglio non eletti dal popolo. Allo stesso Renzi, incontrato ieri, la conferma definitiva: Mercoledì 14 gennaio, in tarda mattinata, Napolitano invierà la sua lettera di dimissioni ai presidenti delle Camere, Pietro Grasso e Laura Boldrini, e al presidente del Consiglio, Matteo Renzi. La procedura da quel giorno prevede che, le Regioni abbiano 15 giorni di tempo per indicare i grandi elettori che, con i parlamentari, parteciperanno alla seduta comune delle Camere per l’elezione del nuovo presidente.
Quindici giorni: è il termine massimo stabilito dall’articolo 86 della Costituzione, ma di solito si tende a sfruttarlo tutto. Quindi, a calcoli fatti, il presidente della Camera Laura Boldrini dovrebbe convocare il Parlamento in seduta comune per giovedì 29 gennaio. Tempo tre giorni e l’Italia avrà un nuovo presidente, vale a dire il primo febbraio.
Giovedì riunione al Senato su Italicum, venerdì direzione Pd. E’ un calendario che lascia presupporre che il 29, 30 e 31 gennaio si terranno le prime tre votazioni, una al giorno. Sono gli scrutini che richiedono una maggioranza dei due terzi dei 1008 grandi elettori. E, per stessa ammissione di Renzi, dovrebbero concludersi con una fumata nera. In quanto il presidente del Consiglio ha annunciato di puntare alla quarta votazione, quella che richiede una maggioranza semplice di 505 voti. “Alla quarta votazione, eleggiamo il presidente. Ci scommetto”, ha detto il capo del governo a ‘Otto e mezzo’ su La7 venerdì scorso. La quarta votazione dovrebbe tenersi il primo febbraio. Per quel giorno il premier conta di avere il nome del successore di Napolitano da eleggere. Per lo stesso ultraottuagenario Presidente classe 1925 la stagione politica però non finisce qui, sarà Senatore a vita.