Un fascino inalterato nel tempo, che ha dato il nome ad una valle bellissima intrisa di storia e cultura che si tramandano da generazione in generazione. Parliamo del fiume Aniene, considerato pericolossimo fin dall’antichità per i suoi gorghi, vortici, cascate, fu a più riprese imbrigliato per renderlo navigabile, soprattutto nel tratto tiburtino. Consapevole dell’importanza strategica del luogo come possibile via di comunicazione tra Roma e il territorio circostante , il diumviro Marco Plauzio Lucano (da cui come si evince chiaramente deriva l’attuale toponimo dell’area appunto di Ponte Lucano) curò la realizzazione di un ponte a cinque arcate (tre delle quali ormai interrate), il cui scopo era quello di favorire una migliore percorribilità dell’antica via Tiburtina e facilitare il transito delle merci che dovevano raggiungere il vicino porto fluviale dell’Aniene. Da quest’ultimo venivano imbarcati per Roma, legname, prodotti agricoli e soprattutto ingenti quantità di lapis tiburtinus (travertino), materia prima principale per la costruzione di alcuni dei monumenti (Colosseo in primis) che ancora oggi rendono la città rinomata in tutto il mondo.
Il pessimo stato delle strade e le difficoltà di trasporto di materiali e merci fino a Roma, soprattutto travertini, resero praticabile questa possibilità nei secoli passati fino al XVIII secolo, quando si dimostrò del tutto antieconomico e venne abbandonata. Le merci trasportate a Roma erano i travertini di Tivoli, la pozzolana di Vicovaro, cereali, frutta, vino, olio e carne dal territorio tiburtino e sublacense.
Nella Valle dell’Aniene vi erano vari circuiti di scambio: uno legato ai vasti possedimenti dei grossi proprietari terrieri e due circuiti di scambio contadino: uno locale e uno allargato, cioè diretto verso il mercato di Roma. Lo scambio era rivolto sia alla sopravvivenza sia ad un’integrazione economica. Il circuito delle merci alimentari aveva un carattere stagionale e localmente aveva un carattere di integrazione alimentare rispetto ai prodotti rivolti all’autoconsumo. L’operazione economica fondamentale consisteva dunque nel baratto di merci differenti oppure nello scambio d’opere. Lo scambio allargato invece presuppone un surplus produttivo da dirigere verso Roma in cambio di denaro che serviva a far fronte alle spese per le sementi, gli attrezzi, le necessità domestiche e di vestiario e gli imprevisti. Tutte le famiglie praticavano lo scambio locale ma non tutte potevano permettersi quello allargato.
Cit. da Franca Fedeli Bernardini, Paola Elisabetta Simeoni a cura di ) “ Ricerca e Territorio. Lavoro, storia, religiosità nella Valle dell’Aniene “. Leonardo-De Luca Roma 1991 AA.VV.
Fot sottostante: il trasporto legna scattata presso il Museo della civiltà contadina della Valle dell’Aniene di Roviano
(Libera rielaborazione a cura di Luigi Rinaldi)