Vicovaro – Nella produzione di Amadeus Voldben (al secolo Amedeo Rotondi, originario di Vicovaro), un posto del tutto peculiare occupa I Volontari del Bene, diffuso per la prima volta nel 1972 e ridistribuito, oggi, dalla Libreria Rotondi, nella forma di piccolo libretto da taschino. L’opuscolo (ecco una prima particolarità) non è infatti destinato al commercio ed è stato pensato da Rotondi come una sorta di vademecum portatile, una guida verso il «Bene» da tenere nel portafogli e consultare all’occasione. In questo senso, il libretto si presta a un uso schiettamente pratico: nei quattro capitoletti in cui è articolato, troviamo ad esempio un Programma («Il Volontario del Bene è votato al servizio dell’umanità, al bene degli altri in modo disinteressato, annullando l’io personale»), un Voto di dedizione (con tanto di spazio per apporre data e firma) e, a fine libro, una breve raccolta di massime da usare per le tue meditazioni (scelta che rimanda, fra l’altro, al Rotondi raccoglitore di massime delle Perle).
Proprio per questo particolare formato, però, I Volontari del Bene è una delle prove più esplicite dell’intrecciarsi, in Rotondi, tra attività speculativa e attività pratica. Del fatto, anzi, che la filosofia (come si vedrà anche nel successivo Un’arte di vivere) indirizza l’azione e l’azione realizza la filosofia. Il quarto capitoletto, dei Volontari, ad esempio, si apre con Consigli pratici, i quali sostengono che «L’azione dei Volontari del Bene si effettua in due modi: 1) col pensiero; 2) con l’azione pratica», e prosegue appunto mantenendo la bipartizione Col pensiero e Con l’azione.
Per quanto compiaciutamente sincretico, il pensiero-azione di Rotondi è del resto di stampo neoplatonico-cristiano, e la filosofia dell’amore è vista come compimento della filosofia in generale (teste il concludersi del percorso delle Perle col volume Amore e saggezza nel pensiero cristiano). La stessa idea di «Bene» (si noti il maiuscolo) è perciò, inevitabilmente, figlia di questa metafisica, e viene fatta coincidere con l’elevazione dello spirito umano attraverso la conoscenza e la cura, su cui Rotondi insiste in praticamente tutti i suoi libri. Qui, nel paragrafo Il fine e i mezzi, Rotondi scrive che «L’azione del Bene consiste essenzialmente nel risvegliare alla vita dello spirito le anime ancora dormienti e nell’aiutare le altre a progredire sempre di più […] in maniera che tutto possa concorrere al raggiungimento di quel vero Bene che è il progresso spirituale». I «Volontari del Bene», di conseguenza, «sono coloro che hanno fatto dedizione di tutta la propria vita alla causa del Bene, operando col pensiero e con l’azione per questo supremo ideale».
Se tanto il gesto speculativo quanto quello pratico (per i quali Rotondi dà consigli molto puntuali, come «concentrare il pensiero per la proiezione di bene» ogni sera prima di addormentarsi o «scrivere, stampare, divulgare idee») sono volti quindi a un «progresso spirituale», il «Bene» di Rotondi mira a svincolarsi, proprio, dalle condizioni materiali, che nell’ottica rotondiana appaiono essenzialmente abbrutenti e difficilmente convertibili in strumenti emancipatori (come dimostra l’anti-marxismo espresso, ad esempio, nel Nostradamus, pubblicato lo stesso anno dei Volontari). Insomma, al netto della complicità tra azione e pensiero, la dimensione spirituale finisce per occupare un ruolo primario, cui deve essere diretta, però, l’intera attività quotidiana: negli intenti, il libretto accompagna questa trasformazione verso «una vita nuova» e porta con sé un’idea della scrittura come guida concreta, applicabile, sottomano.