“I migliori anni della mia vita. La maledizione di James Lind”, intervista all’autore Leonardo Masetti
"Voglio arruolarmi volontario, bisbigliò tra sé e sé, pienamente conscio, nella sua retta e giovane coscienza, che le parole che aveva appena pronunciato erano più solide della roccia.”
Alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, un ragazzo non ancora ventenne di nome Antonio Lugará è pronto ad arruolarsi nel Regio Esercito. Cosa lo ha spinto a compiere un atto così estremo che gli cambierà la vita? Sta scappando da qualcosa…o da qualcuno?
Il romanzo ripercorre i mesi precedenti della vita di Antonio, trascorsa a Bagheria, la cui vita – e quella dei suoi amici – s’intreccia con le pericolose macchinazioni del sanguinario Don Calogero, un avido caporione disposto a tutto per ottenere il controllo del territorio della Conca d’Oro.
I migliori anni della mia vita pone le fondamenta sulle emozioni e sulle riflessioni di grotteschi e caricaturali protagonisti: storie di amori proibiti, vili tradimenti, omicidi efferati e valorose prove di amicizia si inseriscono nel tipico paesaggio rurale della Sicilia, all’apparenza pacifico ma che, in realtà, è corroso dal potere esercitato dalla violenza criminale.
LEONARDO MASETTI è nato a Prato nel 1975. La passione per la musica, l’arte e la scrittura lo ha portato, nel 2002, a realizzare il “grande sogno americano”: trasferitosi a New York, ha dato inizio alla sua carriera come produttore musicale e autore letterario. Co-creatore del fumetto fantasy Iktomi e autore di diversi progetti televisivi, Leonardo esprime le sue abilità di scrittura ancora oggi. I migliori anni della mia vita è il primo romanzo pubblicato con Porto Seguro Editore.
Quando e come è nata l’idea di scrivere I migliori anni della mia vita
“L’idea di scrivere questo romanzo è germogliata qualche anno fa, ma è definitivamente fiorita l’anno scorso. Ispirandomi a capolavori come “C’era una volta in America” e “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, ho sempre voluto combinare una storia di malavita organizzata con la Grande Guerra (periodo a me molto caro).”
Che tipo di personaggio è il protagonista Antonio Lugarà, detto Totò?
“Sicuramente un ragazzo molto introspettivo, sveglio e attento. Ma anche un giovane che ha ben chiara l’idea di scoprire, imparare e mettersi in gioco. E la dura vita nelle campagne siciliane e l’imminente conflitto mondiale metteranno, sicuramente, a dura prova le sue qualità adolescenziali.”
Parlaci dell’ambientazione e del periodo storico che incorniciano la vicenda
“Siamo nel 1915, la Grande Guerra sta già mietendo le prime, colossali, vittime. Un conflitto, questo, figlio prediletto della Belle Époque, che tanti cambiamenti ha portato alla vita quotidiana, basti pensare all’elettricità, alle automobili, alle medicine, alla conquista dei cieli, al grammofono, al telefono e al cinema, solo per citarne alcuni. La storia ha luogo in una Sicilia ancora molto addietro, molto rurale, eppure questi cambiamenti si sentono e si vedono. È questo il vero conflitto, non la guerra mondiale in corso: il netto taglio col passato che non va a genio a tutti…”
Quali temi affronti nel tuo libro?
“Il mio romanzo affronta in maniera strutturale i nostri sentimenti, in particolar modo l’amore, l’odio e l’amicizia. Sentimenti che fanno, letteralmente, a pugni con i cambiamenti sociali di un’epoca che sta inesorabilmente mutando e che lottano, armi in pugno, per trovare il loro giusto collocamento e sopraffare l’altro. Amori proibitivi, i diritti della donna, le lotte sociali dei meno abbienti, la corruzione politica, la pace e la guerra: è una lotta continua e senza esclusione di colpi, ma nessuno saprà chi, alla fine della storia, trionferà”.
Chi è Don Calogero e cosa hai voluto rappresentare con questo personaggio?
“È l’antagonista per eccellenza. Il tipico maschio alpha a cui piace dominare e possedere. A cui tutti devono servile rispetto. Di cui tutti provano invidia. E che nessuno osa contraddire o deludere. Ma, come tutti gli essere viventi, anche lui ha i suoi difetti, i quali, a lungo andare e senza anticipare troppo, gli creeranno diversi grattacapi! Non è un personaggio da emulare, ma è, sicuramente, un personaggio da apprezzare per la sua scaltrezza e per il suo intuito.”
Hai degli scrittori preferiti e come hanno influito sulla tua narrativa?
“Ad essere sincero, ho letto solo una manciata di romanzi nella mia vita. Leggo principalmente libri di storia e filosofia. Quindi, credo di non ispirarmi a nessun scrittore in particolare. “Scrivo come mangio”, per dirla in parole povere. Alcuni critici letterari han paragonato il mio stile di scrittura a quello di Alessandro Manzoni, un paragone che, devo ammettere, mi ha fatto immenso piacere. Essendo toscano, scrivo con quel senso di pragmatismo, onestà e sarcasmo tipico dei fiorentini: raffinato ma caustico, fluido ma crudo, spesso poetico, come quello di un cantastorie medievale.”
Tre buoni motivi per leggeri I migliori anni della mia vita
“In primo luogo, per la storia, assolutamente originale ma pregna di riferimenti storici, sapientemente amalgamati; in secondo luogo per scoprire come sia nata la Mafia in Sicilia, cosa che, forse, non tutti sanno; infine, se il vostro scopo, nel leggere un romanzo, è rimanere emozionalmente coinvolti, son certo che questa storia farà sicuramente al caso vostro!”
Stai scrivendo altri romanzi?
“In questo preciso istante sto scrivendo la seconda parte di questo romanzo. Il sottotitolo “La maledizione di James Lind” è una chiara indicazione che questa mia storia non finirà qua. Infatti, la seconda parte includerà l’esperienza nella Grande Guerra del nostro eroe Antonio e le nuove prove che il nostro antagonista, Don Calogero, e sua moglie, Petronilla, dovranno, rispettivamente, affrontare.”