Città del Vaticano -Sei anni fa l’annuncio shock del Papa Benedetto XVI che lasciava definitivamente il Palazzo apostolico e proseguiva il suo ministero in una vita di preghiera. Il significato di quella rinuncia allo scettro Papale è sempre rimasto incompreso. Molti avranno ancora impresse negli occhi le immagini di quando papa Benedetto XVI in elicottero lasciò definitivamente il Palazzo apostolico in Vaticano per spostarsi temporaneamente a Castelgandolfo, e quindi per iniziare «da pellegrino l’ultimo tratto della sua vita». Per molto tempo si è discusso, e tuttora si discute, sulle reali ragioni di quella rinuncia, spesso fantasticando, malgrado Benedetto abbia sempre affermato che si trattasse di una decisione «in piena libertà». Molto meno si è invece riflettuto sul “dopo rinuncia”, che a ben vedere è il fatto maggiormente intriso di conseguenze per la Chiesa. Perché se la rinuncia al Papato è già avvenuta nel passato ed è anche prevista dal Codice di Diritto canonico, mai è stato pensato e, men che meno teorizzato, il papato “emerito”. Ma probabilmente Benedetto aveva in mentre altro ed ha voluto essere Papa emerito. Conservando così il titolo di Santità e vestendo una talare bianca. Una situazione inusuale per la Chiesa. Trascorre le sue giornate nei giardini interni vaticani, gli hanno predisposto una panchina “imbottita”, per lenire i dolori di impatto delle sue ossa che iniziano a distorcersi. Il volto è sicuramente invecchiato, provato, ma vigile nella preghiera. Porta con lui i “misteri” di una scelta che potrebbe o meno essere stata condizionata da situazioni che i fedeli non potranno mai sapere.