Editoriale – La comunicazione è l’essenza più profonda della società. Possiamo quindi definirla uno degli strumenti fondamentali della vita. Inoltre comprende ogni tipo di relazione che si va ad instaurare con il prossimo. Comunicare e saperlo fare bene è oggetto di studi per comprendere al meglio la natura umana. Grazie all’ampia ricerca si possono individuare, per così dire, due macroaree della comunicazione: verbale e non verbale. Vorrei dedicare del tempo ad un aspetto di quest’ultima, ritenendolo imprescindibile per un ottima trasmissione delle emozioni. In questo anno di lotta al Covid, abbiamo perso un pezzo fondamentale della nostra comunicazione non verbale. Con la vista riusciamo a percepire cosa l’altro ci sta dicendo anche se non da alito a ciò che pensa. Questo è uno degli aspetti che ci rende unici come specie.
Purtroppo oggi non siamo più in grado di vedere un sorriso. C’è chi giustamente sotto la mascherina continua a farlo, ma lo si intuisce senza averne certezza. Questo crea in noi dubbi ed incertezze che, con la distanza alla quali siamo costretti, accrescono sempre più. Ci stiamo lentamente dimenticando cosa rappresenta il sorriso. È quindi giusto, quanto doveroso, affermare che ci manca vedere questa luce negli altri. Se ci soffermassimo all’anatomia del gesto possiamo intuire quanto sia articolato e particolare: una risata coinvolge dodici muscoli facciali, i quali si comportano in modo leggermente diverso da persona a persona, rendendoci unici. Un sorriso è sintomo di emozioni che traslano da individuo ad individuo. Può significare molto per qualcuno che si trova in difficoltà e aiuta ad affrontare la vita. Chiediamoci cosa significhi perdere questo tipo di comunicazione e impariamo a dargli il valore che merita. Concediamogli l’attenzione e il lustro che questo piccolo gesto merita. Con un sorriso possiamo creare un clima adatto per una società che non aspetta altro di tornare a splendere. (Stefano Danzi)