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Il fascino delle storie reatine – Le origini di Ascrea: gli antichi ruderi di Mirandella

ruderi ascreaAscrea. Il territorio della Provincia di Rieti regala agli occhi di qualsiasi visitatore paesaggi e borghi che sono intrisi di fascino e storia: la scoperta dei ruderi di Mirandella è il secondo capitolo del viaggio che abbiamo intrapreso verso la conoscenza del passato e del presente di piccoli angoli di bellezza immersi nel cuore della Sabina.

Mirandella – Le rovine di quattro abitazioni sulla cima di una rupe dalla quale si può godere di uno splendido paesaggio sul Lago del Turano è ciò che resta al giorno d’oggi dell’antico insediamento di Mirandella: il paese di Ascrea, splendido borgo che sorge sul versante sud-orientale del bacino artificiale reatino, affonda le sue origini proprio in questa località inerpicata su un versante del Monte Filone. La straordinaria posizione strategica di Mirandella rispetto alla Valle del Turano consentiva un controllo totale sulla zona circostante: alla fine del quattordicesimo secolo l’antico villaggio fu tuttavia progressivamente abbandonato e i suoi abitanti si trasferirono qualche centinaio di metri più in basso dando vita ad Ascrea, il cui territorio fu acquisito nel 1440 dalla nobile famiglia dei conti Mareri che attualmente dà il nome alla piazza principale del paese.

I ruderi oggi – Le rovine di Mirandella sono raggiungibili partendo dall’abitato di Ascrea con due sentieri distinti che offrono agli escursionisti visioni incantevoli sullo scenario naturalistico del Turano: il primo itinerario tocca la località “Acquaviva” e la cosiddetta Forca di Varco, mentre il secondo percorso sale verso il Monte Filone su un versante della Gola dell’Obito. Si conservano al giorno d’oggi i ruderi di vari caseggiati e di un edificio che la tradizione locale identifica in virtù della pianta rettangolare come l’antica chiesa di Mirandella: nei pressi dell’insediamento è presente inoltre una bellissima pineta che il visitatore attraversa percorrendo il sentiero che conduce alle rovine dalla Forca di Varco. (Francesco Carolis)