Il Grande Raccordo Anulare (GRA) è un’opera iconica di ingegneria infrastrutturale che circonda la città di Roma, rappresentando una delle arterie stradali più importanti d’Italia. Con i suoi circa 68 chilometri di lunghezza, il GRA non è soltanto un semplice anello viario, ma una chiave per comprendere l’evoluzione della capitale e delle sue periferie. La sua storia è strettamente legata al boom economico italiano del secondo dopoguerra e al progressivo sviluppo urbano di Roma.
L’idea di un anello stradale attorno a Roma nacque negli anni ’40, durante il fascismo, quando l’Italia cercava di modernizzare le proprie infrastrutture. Tuttavia, i lavori per la realizzazione del GRA iniziarono solo nel 1948, dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il progetto fu promosso dall’ANAS (Azienda Nazionale Autonoma delle Strade) sotto la direzione dell’ingegnere Eugenio Gra, che ha dato il nome popolare all’opera.
L’obiettivo iniziale era creare una strada che consentisse il traffico extraurbano senza sovraccaricare il centro di Roma, facilitando il trasporto merci e il transito delle autovetture che dovevano attraversare l’area. All’epoca, l’idea di un raccordo anulare era rivoluzionaria, poiché anticipava il concetto moderno di tangenziale.
La costruzione del GRA fu completata in diverse fasi, riflettendo le esigenze crescenti di una Roma in espansione. I primi tratti del raccordo furono aperti nel 1951, anche se la vera e propria cerimonia di inaugurazione avvenne solo nel 1962, quando il cerchio era stato quasi completamente chiuso.
Inizialmente, il raccordo era a una sola corsia per senso di marcia, un dato che oggi sembra inadeguato ma che all’epoca rispondeva al volume di traffico relativamente basso. La larghezza limitata e l’assenza di svincoli complessi rispecchiavano un’Italia che stava ancora emergendo da un periodo di difficoltà economica.
Con il boom economico e l’aumento della motorizzazione negli anni ’60 e ’70, il GRA iniziò a trasformarsi. Gli anni ’80 segnarono un periodo di ampliamenti significativi: la strada fu allargata a due corsie per senso di marcia, e furono introdotti nuovi svincoli per migliorare i collegamenti con le principali arterie stradali nazionali.
Il GRA divenne presto un simbolo dello sviluppo caotico di Roma. Non solo favoriva il traffico suburbano, ma stimolava anche l’espansione edilizia lungo il suo perimetro, trasformando le aree agricole circostanti in quartieri residenziali e commerciali.
Tra gli anni ’90 e i primi anni 2000, il raccordo ha subito ulteriori interventi per rispondere all’incessante crescita del traffico. Oggi il GRA è una strada moderna, a tre corsie per senso di marcia nella maggior parte dei tratti, con svincoli complessi che collegano autostrade, aeroporti (come Fiumicino e Ciampino) e le principali strade di accesso a Roma.
Nel 2011 è stato ultimato il progetto di completamento e ammodernamento, includendo un sistema di sorveglianza e gestione del traffico con telecamere e pannelli elettronici per informazioni in tempo reale. Nonostante questi interventi, il GRA rimane spesso congestionato, soprattutto nelle ore di punta, a causa dell’elevato numero di veicoli che lo percorrono quotidianamente
Il Grande Raccordo Anulare è oggi una delle strade più trafficate d’Europa, con un transito medio giornaliero di oltre 160.000 veicoli. Simbolo della modernità italiana, ma anche di alcune sue contraddizioni, il GRA rappresenta la dicotomia tra efficienza e caos. Per molti romani è una necessità quotidiana, per altri una sorta di “limite invisibile” che separa la città dal suo hinterland.
Questo doppio ruolo del GRA è stato immortalato nel documentario del 2013 “Sacro GRA”, diretto da Gianfranco Rosi, che vinse il Leone d’Oro al Festival di Venezia. Il film esplora le vite delle persone che vivono e lavorano lungo il raccordo, rivelando l’aspetto umano di un’infrastruttura che spesso viene considerata solo come una strada.
Il Grande Raccordo Anulare non è solo un’opera di ingegneria stradale, ma anche un simbolo della trasformazione economica, sociale e culturale di Roma. Pur essendo soggetto a critiche per la sua congestione e l’impatto ambientale, rimane un elemento imprescindibile del panorama urbano e una testimonianza della capacità dell’Italia di innovare e rispondere alle sfide del progresso.