Roviano – È uscito pochi mesi fa il nuovo libro di Artemio Tacchia, storico di Roviano e punto di riferimento per gli studi del nostro territorio. Intitolato Il passato e il presente. Storia, memorie, feste e tradizioni della Valle dell’Aniene, il libro è in verità il secondo volume di un lavoro omonimo apparso nel 1996 – cioè 25 anni prima – con cui condivide finalità e intenti.
Anche questo nuovo Il passato e il presente è infatti una raccolta di scritti già pubblicati negli anni su varie riviste (tra cui, soprattutto, Aequa), con l’unica eccezione dell’inedito Ju pallone, presenza costante nelle feste rovianesi tra Ottocento e Novecento, che chiude il libro. Questa natura di “compendio”, oltre a permettere un recupero significativo del materiale sparpagliato sulle riviste, dà al nuovo libro una connotazione assai diversa rispetto alla precedente opera dell’autore (di cui abbiamo parlato qui), che era invece monografica e incentrata su Roviano e la grande guerra. Questo Il passato e il presente risulta infatti molto utile – e sfizioso, e appassionante – proprio perché si rivolge ai più disparati ambiti che riguardano il nostro territorio, prediligendo – naturalmente – Roviano, ma aprendosi costantemente a tutto lo spettro della Valle.
Con la precisione che lo contraddistingue – anche nella ricerca d’archivio e nella perizia bibliografica, ça va sans dire – Tacchia suddivide l’ampia materia trattata nelle tre sezioni che danno il sottotitolo al libro, cioè, appunto: storia; memorie; feste e tradizioni. Così, la prima parte, si concentra soprattutto sulla ricostruzione di episodi lontani nel tempo – tramandati magari da una documentazione incerta – che mettono in relazione la storia locale con quella nazionale (come nel caso di Garibaldi nella Valle dell’Aniene (1848)), oppure, al contrario, fanno emergere la specificità di una comunità, andandola a cogliere nei contesti più umili (è il caso de Al bando Biastematori e giuocatori… Quando la bestemmia e il gioco erano un azzardo). Tra gli altri, in questa sezione, risultano molto interessanti Anarchici a Roviano (1898), nonché le letture dei Catasti e dell’Inventario dei Colonna, dimostrazione di come anche da documenti tecnici e contingenti possa dedursi un mondo.
Se la prima parte, dunque, dà largo spazio alla ricerca d’archivio, la seconda al contrario “esce nello spazio” e interroga la materialità del territorio come un vero e proprio testo – tridimensionale e sparso ovunque. Casi come quelli delle “triplici cinte”, delle epigrafi, dei graffiti, sono i segnali più chiari di come lo spazio ci parli costantemente, e imparare a leggerne la lingua, le tracce, significa schiudersi realmente alla profondità della storia di un luogo. Di indubbio valore, in questa parte, anche Francesco Parisi di Robiano, uomo dei Borghese e “potente nella penna” – che va a riscoprire un intellettuale rovianese del Settecento a rischio oblio – e Rafael Alberti e Maria Teresa Léon, tra Anticoli e Roviano, che racconta con passione e nostalgia la presenza di questi due grandi artisti nella nostra Valle.
Infine, con Feste e tradizioni l’autore dedica l’ultima parte del libro alla cultura popolare, sottolineandone, da una parte, il decadimento e il pericolo di estinzione, e, dall’altra, la profonda radice antropologica, che la rende ancora oggi un terreno di studio assai vivo per comprendere non semplicemente le nostre origini, ma più trasversalmente il nostro modo di rappresentarci tramite pratiche e rituali, come nel caso delle Panarde, della Pupazza oppure della Tombola.
Il passato e il presente, insomma, si rivela un’ottima guida storico-antropologica per la scoperta del mondo d’Aniene, raccontato nelle sfaccettature più diverse: dalla cultura contadina a quella aristocratica, dalla storia di evasioni (dal carcere di Arsoli, o di Pignata che attraversa la Sabina) all’oppressione del lavoro (Roviano, il monumento ai Caduti sul lavoro) e del regime nazifascista (Aprile 1944, la rappresaglia nazista a Roviano). Con la curiosità verso ogni “segno” che possa essere in grado di parlarci e il rigore di tenere ben strette osservazione, documentazione e teorizzazione, Tacchia ci mette di nuovo profondamente in dialogo con la terra che abitiamo, e la sua storia.