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Il primo camion di rifiuti di Roma arriva alla discarica di Albano tra le proteste

Una cinquantina di manifestanti ha bloccato la via Ardeatina e solo dopo quattro ore e una trattativa con le forze dell'ordine il mezzo è riuscito ad entrare nell'impianto

ALBANO LAZIALE – Una piccola utilitaria con una cassa da morto sul porta pacchi e altoparlanti che sparano a tutto volume musica funebre e un’ironica ‘Grazie Roma’. Tutt’intorno una cinquantina di persone, tenute d’occhio da qualche decina di esponenti delle forze dell’ordine, tra agenti del reparto mobile della Polizia, in borghese, carabinieri e agenti della Polizia locale. È lo scenario che si è trovato davanti il primo camion carico dei rifiuti di Roma arrivato davanti alla discarica di Albano intorno alle 10, per conferire le prime 25 tonnellate di rifiuti trattati della Capitale, provenienti dai tmb di Malagrotta.

Il chilometro 24,6 della via Ardeatina, appena fuori dai confini della Capitale, è tappezzato di striscioni e bandiere che chiedono la chiusura della discarica e di “proteggere i nostri bambini”. Alcuni di loro erano insieme a donne e uomini (diversi anziani) davanti l’angusto pertugio che introduce all’ingresso dell’impianto di smaltimento della EcoAmbiente, riaperto con due ordinanze della sindaca della Città Metropolitana, Virginia Raggi, per fare fronte all’ennesima crisi rifiuti di Roma, sempre sul filo dell’emergenza sanitaria. Sono rimasti lì per oltre 4 ore bloccando la via Ardeatina. Il sindaco di Albano, Massimiliano Borelli, il vicesindaco, Luca Andreassi, l’assessore ai Rifiuti, Maurizio Sementilli, insieme all’ex sindaco del Comune castellano, Nicola Marini, hanno controllato la bolla di accompagnamento del carico di frazione organica stabilizzata, verificato se vi fossero le condizioni per l’ingresso del mezzo e coinvolto sia l’Arpa che la Asl.

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In tanti hanno chiesto al primo cittadino un’ordinanza di chiusura della discarica per motivi sanitari, ma secondo Borelli, al lavoro con gli avvocati del Comune, non ci sono ancora tutte le carte necessarie. Poi, a metà mattinata, a interrompere lo stallo è arrivata la comunicazione del prefetto di Roma: il camion deve entrare. Poco più tardi l’arrivo della dirigente del commissariato Casilino ha rotto definitivamente gli indugi: “Chi si oppone all’ingresso del camion sarà denunciato“. Un messaggio veicolato anche dallo stesso sindaco che però ha aggiunto: “Le proteste e le azioni legali devono continuare ma nelle sedi competenti”.

Così alle 13.45 tra le proteste dei manifestanti, tra cui la consigliera capitolina, Monica Montella, il camion, scortato dalla Polizia locale e protetto dal cordone delle forze dell’ordine, è entrato. “Ci opponiamo fortemente a questa riapertura avvenuta attraverso ordinanze di Virginia Raggi, nella sua qualità di sindaca della Città Metropolitana di Roma, che ha risolto così un problema creato da lei stessa come sindaca di Roma per non avere saputo gestire la raccolta differenziata – ha detto il presidente della commissione regionale Rifiuti, Marco Cacciatore, anche lui al presidio – Esattamente ciò che avremmo voluto evitare col piano regionale dei rifiuti. È chiaro che la soluzione sarà dolorosa ma chi si fa portatore di idee proposte da magnati del settore, che probabilmente sono la vera causa del problema, non ha la mia stima né la mia condivisione. I territori vanno salvaguardati“. Entro la giornata sono attesi altri tre mezzi. Il dado è ormai tratto, la discarica di Albano ha riaperto i battenti.

IL SINDACO DI ALBANO: “È STATA UNA VIOLENZA”

“È stata una violenza. Le persone che erano qui, compresi i bambini, l’hanno vissuta come un oltraggio al territorio“. Così il sindaco di Albano, Massimiliano Borelli, ha commentato la riapertura della discarica del Comune dei Castelli con l’ingresso del primo camion carico di rifiuti di Roma. “Chiederemo controlli in maniera quasi quotidiana ad Asl e Arpa”, ha aggiunto Borelli.

LA DISCARICA RIAPERTA ‘INQUINAVA’ GIÀ DA CHIUSA

Dopo due ordinanze della sindaca della Città Metropolitana di Roma, Virginia Raggi, una prima pronuncia del Tar, e una piccola telenovela su una fideiussione da volturare, la discarica di Albano ha riaperto. A cinque anni di distanza dal rogo che distrusse il vicino tmb, i cancelli si sono schiusi. Ma anche se le garanzie assicurative ora ci sono, i problemi dell’impianto dei Castelli restano. Soprattutto quelli sotto terra.

A certificarlo una relazione dell’Arpa Lazio del 21 giugno scorso dopo un sopralluogo effettuato 6 giorni prima, il 15 giugno. Allora la possibilità di riaprire il VII invaso di Roncigliano era ignota ai più ma forse qualcosa già si muoveva sottotraccia perché il documento era stato redatto “in relazione alla richiesta formulata per le vie brevi di verificare lo stato dei luoghi e la funzionalità dei presidi ambientali della discarica per rifiuti non pericolosi di Albano Laziale relativamente al VII invaso”. Nel corso di quel sopralluogo il dirigente Roberto Ricciariello e il dirigente responsabile Tommaso Aureli (entrambi firmatari della relazione) hanno anche acquisito dei documenti e nella loro relazione hanno messo nero su bianco che nel 2019 l’impianto all’epoca di proprietà della Pontina Ambiente benché chiuso da tre anni aveva fatto registrare il superamento della soglia di contaminazione in cinque inquinanti: tricloroetilene, triclorometano, dicloropropano, arsenico disciolto e fluoruri. A parte il primo, i superamenti di tutti gli altri sono abbastanza consistenti. Si va dal doppio del limite previsto dal Testo unico dell’ambiente (triclorometano e Arsenico disciolto), a quasi il triplo (dicloropropano) fino a più del triplo (fluoruri).

Un anno dopo il numero degli inquinanti che sono andati oltre la soglia massima è più che raddoppiato. “Nell’ambito della verifica degli autocontrolli effettuati dalla società durante l’anno 2020 – si legge nella relazione- sono stati rilevati i superamenti dei seguenti inquinanti come di seguito riportati in tabella: arsenico, boro, nichel, ferro, floruri, manganese, 1,2-dicloropropano, cloruro di vinile, 1,4 diclorobenzene e triclorometano”.

Paradossalmente, in alcuni casi, un anno in più senza sversamenti di rifiuti ha visto impennare alcuni parametri in maniera ancora più pesante. Per esempio i fluoruri. La soglia massima di legge è 1.500, ma ad aprile 2020 in un piezometro è stato registrato un picco di superamento di 39.450, che poi a maggio è sceso a 37.280, a giugno 17.570, a settembre 18.010 e a dicembre 11.710. Insomma, sforamenti che vanno da oltre 12 volte fino a quasi le 27 volte.

Ancora peggio il manganese, che a maggio 2020 ha raggiunto il livello di 7851 su un massimo di 50: oltre 150 volte il consentito. Si tratta dei casi più eclatanti, che insieme a tutti gli altri (numerosi sono quelli con superamenti che vanno da oltre il doppio in su) gettano più di un’ombra sullo stato di salute della discarica che la sindaca Raggi ha deciso di riaprire utilizzando i poteri straordinari dell’articolo 191 del Testo unico dell’Ambiente. Il quale, pur consentendo di andare in deroga alla normativa vigente, pone un limite: garantire un elevato livello di tutela della salute e dell’ambiente.

Non a caso il presidente della sezione I quater del Tar Lazio, nel respingere la richiesta di sospensiva urgente avanzata dal Comune di Albano, ha imposto alla Città Metropolitana di produrre entro i prossimi sette giorni alcuni documenti. Tra questi gli “accertamenti condotti in merito al superamento dei livelli di contaminazione nella falda idrica sottostante il bacino VII della discarica in questione, ivi compresa l’acquisizione dei previsti pareri ambientali”. (www.dire.it)