Castel di Tora – “Il Pd vuole tagliare circa 5700 Comuni, il 70% del totale. Tutto ciò con l’avallo dell’ANCI di Fassino da tempo subalterna all’esecutivo e solo interessata alle grandi città e alle aree metropolitane dove invece si moltiplicano le periferie da far west” – con queste parole tuona il Sindaco di Castel di Tora Cesarina d’Alessandro sulle tematiche riguardanti la soppressione sei comuni italiani. “Assurdo che mentre negli organi centrali dello stato la spesa pubblica continua ad aumentare – prosegue – e si continua a non applicare la spending review -come oggi ha anche denunciato la Corte dei Conti – si vogliano punire gli organi periferici che invece sono stati gli unici a cui è stata imposta veramente la politica dell’austerità.
Dopo la finta eliminazione delle Province che oggi, nonostante le funzioni ancora assegnate, sono state lasciate senza soldi necessari per la manutenzione di scuole, strade e territorio; dopo il cappio al collo messo ai municipi con gli assurdi vincoli sul turn over del personale e i pesanti tagli ai trasferimenti inflitti dai governi Monti, Letta e Renzi, che hanno costretto i sindaci a fare gli esattori per conto dello stato con l’IMU, anche agricola, la TASI e la TARI ora prosegue con un progetto di legge targato PD, l’attacco ai comuni con meno di 5mila abitanti che saranno obbligati a fondersi.
E’ un attacco all’autonomia decisionale, gestionale ed organizzativa dei Comuni sancita dalla Costituzione, che soprattutto in quelli piccoli ed in particolare quelli montani come nella provincia di Rieti, vedono sindaci, assessori e consiglieri comunali operare da volontari a servizio e presidio del proprio territorio, spesso rinunciando al gettone. Questo è un attacco alla storia, alle tradizioni e all’identità dei campanili. Questa scelta, se sarà approvata, è grave perché determinerà inevitabilmente l’abbandono del territorio già troppo in balia del dissesto idrogeologico e faciliterà l’espansione della delinquenza.
E’ palesemente un attacco strumentale condotto utilizzando numeri per creare sensazione, facendo ritenere che gli 8.000 comuni italiani, circa uno ogni 7.500 abitanti, siano un’insostenibile anomalia, quando ad esempio la Francia, Stato tradizionalmente centralizzatore, ne ha 36.000, cioè uno ogni 1.700 abitanti, e non si sogna di mettere in discussione l’esistenza dei piccoli Comuni, pur pretendendo un’organizzazione sovracomunale dei servizi.
Nei piccoli Comuni funziona da calmiere il “controllo sociale” sulle spese, tanto più efficace quanto minore è la dimensione demografica ed inoltre i piccoli Municipi si avvalgono di amministratori locali attivissimi e ed a costo irrisorio ed è evidente allora che più cresce la dimensione demografica più si attenua il controllo sociale delle spese e si accrescono le rigidità delle procedure e degli istituti contrattuali.
L’idea che mi sono fatta – conclude – è che il governo stia cercando di svendere lo scalpo dei piccoli comuni all’Unione Europea per far vedere che sta facendo le riforme, ma sarebbe più opportuno che riformassero gli organismi centrali dello Stato e che prendessero in mano la questione degli sprechi e dei costi eccessivi del parlamento, senato, regione, vitalizi”.
Allego lettera del Presidente dei borghi più belli di Italia indirizzata all’ on. Piero Fassino