CARSOLI – La costruzione degli ormai noti piloni che sorreggono il viadotto di Pietrasecca in territorio del Comune di Carsoli, risale come per altri viadotti della medesima autostrada alla fine degli anni 60. Si erge nel mezzo di una suggestiva vallata questo viadotto che raggiunge l’altezza di 70 metri e che si estende per quasi due chilometri. Si tratta di un Ponte che da sempre affascina per la sua imponenza.
Il Viadotto non era assolutamente previsto nel progetto iniziale, come la direttrice autostradale anche in altre località avrebbe dovuto compiere ben altri percorsi. Le “varianti” furono adottate proprio per garantire le condizioni di massima sicurezza, e nel caso del Viadotto i lavori furono sospesi per un anno.
Questo perchè i tecnici si resero conto nella fase di concretezza che le colline ove doveva transitare l’autostrada secondo il progetto originario erano ricche di grotte carsiche e poggiate su un tipo di terreno piuttosto franoso.
Furono questi i motivi per cui nella zona dell’attuale via degli Alpini (ex Variante) vennero espropriati vigneti ricadenti in terreni stabili e sicuri, stessa cosa fu per il viadotto, progettato e costruito in secondo tempo.”
Inizialmente l’uscita autostradale era stata progettata nei pressi della località “Santa Rosa“, motivo per cui nelle vicinanze una società immobiliare dell’epoca, ebbe ad edificare una struttura alberghiera nelle vicinanze, e che poi dopo diversa decisione ubicativa (quella attuale) venne trasformata in residence.
All’epoca la società costruttrice del viadotto era denominata S.A.R.A. (Società autostrade Romane ed Abruzzesi) la quale concedeva in appalto le varie fasi di costruzione dei piloni a diverse aziende che erano il top come avanguardia costruttiva.
Per il design del Viadotto di Pietrasecca, ancor oggi avveniristico, arrivarono consulenti, tecnici e ingegneri da ogni parte del mondo per realizzare un’opera che avesse caratteristiche di massima sicurezza, unite ad un design del tutto particolare (basti osservare i piloni a farfalla che sovrastano la località Santa Rosa sulla Tiburtina Valeria. Ma questo modus operandi venne comunque attuato in tutte le aree di costruzione dei viadotti, compreso quella particolarmente delicata del Viadotto del Gran Sasso che domina sul bellissimo borgo di Isola del GranSasso d’Italia.
L’avvento dell’autostrada nel Lazio ed in Abruzzo costituì un elemento di sviluppo immenso, con collegamenti viari come per Roma e L’Aquila che erano affidati alle vecchie Tiburtine. In poco tempo l’exploit di aziende che nell’area di Carsoli – Oricola costituirono una realtà definita il quarto distretto industriale dell’Abruzzo. Ebbene seppure le scelte aziendali furono dettate dalla presenza dei finanziamenti dell’Ex Cassa per il Mezzogiorno, un incipit particolare venne anche e soprattutto dalle tanto bistrattate autostrade laziali ed abruzzesi, che ricordiamo ebbero il pregio di garantire una raggiungibilità efficace con il capoluogo aquilano i cui collegamenti ferroviari erano deficitari, e quelli viari molto lunghi e complessi.
Di seguito alcuni scatti provenienti dall’archivio del compianto geom. Carlo Lugini per cortese concessione del figlio geom. Giampaolo: