ROMA – Daniele Nicolai, membro del centro studi della CGIA Mestre, ha tenuto un intervento nel corso della presentazione dello studio sul settore gioco in Italia per l’anno 2021, realizzato dalla CGIA Mestre a Roma. Il ricercatore della CGIA ha spiegato come i fatturati delle aziende di gioco negli ultimi due anni si siano drasticamente ridotti, anche a causa di tutte le tasse cui sono soggette le aziende. Il prelievo erariale unico non è la sola imposta che devono corrispondere le società di gioco. In totale da un punto di vista contributivo sono circa sette i miliardi che il mondo del gioco corrisponde al Fisco italiano. Cosa peggiore, sottolinea Nicolai, dal 2012 al 2019 i volumi di raccolta erano sui 50 miliardi di media e i risultati economici erano piuttosto buoni. Con la pandemia i margini si sono ridotti, anche per l’aumento del PREU al 9% dal 2015 sulle AWP e del 3% sulle VLT.
A fronte di una crescita del gettito, sono calati fatturati e raccolte. Anche sui fatturati gravano le tasse. Il margine della filiera è sceso del 27,6% fino al 2019. All’aumento del PREU hanno poi fatto seguito le restrizioni varie che hanno definitivamente compromesso la situazione: il distanziometro, le fasce orarie di gioco ed altri provvedimenti analoghi.
A questo si aggiunge lo straripare della filiera illegale, che crea non pochi danni alla collettività: 20 miliardi di gettito che gravano sul settore pubblico.
Ma a fare da contraltare, fortunatamente, c’è il gioco online. Che è ad oggi un po’ il collante di tutto il settore, l’ossatura che ha permesso all’industria del gioco di non collassare su sé stessa, tra vincoli normativi e crisi economica legata alla pandemia. In particolare il segmento delle slot online risulta essere il più gettonato, come evidenziano i dati dello studio della CGIA sopramenzionato. Tra 2020 e 2021 i tassi di crescita del gioco online si sono triplicati: ad una crescita del 45% del 2020 ha fatto seguito un ulteriore elevamento nel 2021, grazie anche alla sospensione prolungata dei luoghi fisici, chiusi per le restrizioni.
Nel corso del 2021 ai giocatori è tornato circa il 94% di quanto giocato, mentre la spesa effettiva è stata del 6% del giocato. La raccolta, dai 36,4 miliardi del 2019 ha superato i 70 nel 2021. La spesa invece ha toccato i 4,4 miliardi nel 2021, partendo dagli 1,8 del 2019. Significa che in cinque anni il gettito è triplicato: dal 2015 si partiva da quota 212 milioni; nel 2020 si è chiuso a quota 634. Le stime del 2021 parlano invece di 887 milioni. Un successo comprovato dai numeri. Destinati, anche nel prossimo futuro, a crescere.