Instaurare omnia in Christo, conclusi a Tivoli gli esercizi spirituali nella Casa Generalizia delle Suore Salesiane Oblate del Sacro Cuore
“Raccogliere i pezzi avanzati
perché nulla vada perduto” (Gv 6,12).
Tivoli – Si sono conclusi ieri presso la suggestiva cornice della Casa Generalizia delle Suore Salesiane Oblate del Sacro Cuore in Tivoli gli esercizi spirituali sul tema “Instaurare omnia in Christo”. (Ricondurre tutto a Cristo).
Le religiose guidate da Madre Grazia Benghini, hanno attuato un percorso di approfondimento di grande interesse. Le attività sono iniziate il 29 giugno e terminate sabato 4 luglio 2020. Il predicatore è stato Don Gaetano Maria Saccà, rettore dell’Accademia di Medicina Osteopatica “Alessandro IV”, nonchè parroco di Jenne. Autore di molte opere di approndimento letterario di cultura cattolica, don Saccà ha guidato gli esercizi seguendo il filo conduttore del tema in un percorso di spiritualità interiore per la crescita e testimonianza della fede cattolica.
In particolare tra i molteplici argomenti che sono stati trattati di rilievo la trattazione dei sette vizi capitali che di seguito riportiamo in un abstract:
1. Superbia: è la pretesa di meritare per sé stessi, con ogni mezzo, una posizione di privilegio sempre
maggiore rispetto agli altri. Essi devono riconoscere e dimostrare di accettare la loro inferiorità correlata alla superiorità indiscutibile e schiacciante del superbo.
2. Avarizia: è la scarsa disponibilità a spendere e a donare ciò che si possiede.
3. Lussuria: il lussurioso è soprattutto chi si lascia rapire e cullare continuamente dalle fantasie
sensuali. La lussuria diventa un vizio quando il costante
4. Ira: moto di reazione violenta, spesso rabbiosa, e per lo più non giustificabile sul piano umano e
razionale: avere uno scatto d’ira; lasciarsi trasportare dall’ira; secondo la dottrina cattolica,
uno dei sette vizi capitali. Particolarmente Odio come motivo di acceso risentimento o come causa
di discordia.
5. Gola: nella teologia cristiana è uno dei sette Vizi capitali e si ha quando l’essere umano eccede la
giusta misura nel dedicarsi ai piaceri del cibo e delle bevande. Il peccato di gola coincide con un
desiderio d’appagamento immediato del corpo per mezzo di qualche cosa di materiale che provoca
compiacimento.
6. Invidia: malanimo provocato dalla constatazione dell’altrui prosperità, benessere, soddisfazione;
uno dei sette vizi capitali, secondo la dottrina cattolica (opposto alla virtù della carità). “crepare
d’invidia”. Con senso attenuato, desiderio di poter godere dello stesso bene che altri possiedono, vivo
ed accentuato apprezzamento. “Ha un aspetto da fare invidia”.
7. Accidia: L’accidia o acedia è l’avversione all’operare, mista a noia e indifferenza.
L’etimologia classica fa derivare il termine dal greco ἀ (alfa privativo = senza) + κῆδος (=
cura)[1], sinonimo di indolenza, per il tramite del
latino volgare acedia. Nell’antica Grecia il termine acedia (ἀκηδία) indicava, letteralmente, lo stato inerte della mancanza di dolore e cura, l’indifferenza e quindi la tristezza e la malinconia. Il termine fu ripreso nel Medioevo, quale concetto della teologia morale, a indicare il torpore malinconico e l’inerzia che prendeva coloro che erano dediti a vita contemplativa. Tommaso d’Aquino la definiva come il «rattristarsi del bene divino», in grado di indurre inerzia nell’agire il bene divino.
Il senso del termine è in stretto rapporto con quello della noia, con la quale l’accidia condivide una
medesima condizione originaria determinata dalla vita contemplativa: entrambe nascono da uno stato
di soddisfazione e non, si badi bene, di bisogno. Il significato del termine accidia è oggi vago, ma resta fortemente connotato, nelle culture cristiane, di implicazioni moralistiche e negative.
Nel cattolicesimo l’accidia è uno dei sette vizi capitali ed è costituito dall’indolenza nel perseguire
i beni spirituali.
_________ Ad Maiorem Dei Gloriam___________MMXX